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"Pina 3D", la danza è teatro al cinema

Creato il 08 novembre 2011 da Thewardrobestaff

Pina 3D, la danza è teatro al cinema

Ad un certo punto del film “Pina3D” una delle ballerine confessa come lavorare con Pina Bausch la facesse sentire qualcosa più che un essere umano, è la sensazione tipica della grande arte, è l’entusiasmo nel senso greco del termine di pervasione del divino, lo stesso con cui Wim Wenders ha girato questo documentario in omaggio alla grande coreografa e lo stesso entusiasmo che ti lascia dentro questa esperienza visiva di un paio d’ore.

Pina 3D, la danza è teatro al cinema

Nel caso di Pina Bausch una biografia ortodossa o il backstage del suo lavoro sarebbero state delle operazioni sterili. L’evocazione, scopo fondamentale della sua arte, è lo strumento migliore per raccontare quella complessità emozionale che della sua arte ne era invece la sostanza. Lo spettatore è catapultato grazie al 3D dentro alcune delle sue coreografie più famose: “Cafè Muller” ricordo dell’infanzia post bellica in cui le relazioni e la socialità sembrano impossibili e si traducono in un rincorrersi di corpi; “Vollmond” in cui l’acqua, elemento primordiale, inonda la scena, la anima al punto da essere parte stessa della danza.

Pina 3D, la danza è teatro al cinema

Pina 3D, la danza è teatro al cinema

Il 3d è totalmente funzionale a questa danza, così fisica nell’intrecciarsi dei corpi, nella minuziosa mimica, nei respiri affannati, ma anche negli elementi di scena che non sono mai sullo sfondo, ma interagiscono con la storia, condizionano i movimenti, diventano un limite-sfida per una danza che è ricerca costante di desiderio. Questa fisicità però è capace di proiettarsi su orizzonti diversi, così una ballerina sembra mostrare dei possenti muscoli, ma la sequenza svela l’inganno di un uomo nascosto dietro di lei e insieme finiscono per ritagliare un momento e uno spazio di romanticismo sotto una ferrovia.

Pina 3D, la danza è teatro al cinema

Pina Bausch nella sua danza racconta sempre le storie di amori: impossibili (tra una donna e un ippopotamo), in crisi (un abbraccio che si disfa meccanicamente), finiti (il rincorrersi lungo le colline) o semplicemente desiderati da uomini e donne che appaiono soli sulla scena. Il mio primo incontro con il mondo di questa straordinaria artista è stato ai tempi dell’uscita di “Parla con lei” di Pedro Almodovar: il film si chiudeva proprio con la scena di un suo spettacolo e una voce sussurrava: “sono maestra di danza, niente è facile”. Anche ”Pina3d” ci racconta questa problematicità, ma al cinema assisterete ad un vero spettacolo di Teatro Danza, un’occasione imperdibile che vi consiglio di non farvi scappare.

 


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