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Pinkwashing, omonazionalismo e normalizzazione

Da Vi
Pinkwashing, omonazionalismo e normalizzazione. Le contraddizioni dei Pride è un testo pubblicato qualche giorno fa su Un altro genere di comunicazione, e che, a partire dal Pride palermitano, offre ulteriori spunti di riflessione sull'attualità di temi quali pinkwashing, omonazionalismo e normalizzazione. Prima di lasciarvi alla lettura vi segnaliamo, oltre ai materiali di approfondimento già segnalati in coda all'articolo di Un altro genere di comunicazione, l' intervento di Jamila Mascat  pubblicato qui (e violentemente contestato) in occasione della manifestazione organizzata a Parigi dall'Inter-lgbt il 27 gennaio scorso. Buona lettura e riflessioni!  // "Oggi è il giorno del Pride di Palermo, il Pride nazionale. Questo Pride e tutti gli altri che si sono svolti e si svolgeranno nelle diverse città italiane sono carichi di contraddizioni politiche. Contraddizioni tra le legittime richieste di diritti, tra cui matrimonio e adozioni, e la necessaria istituzionalizzazione attraverso la quale si dovrebbe passare per veder riconosciuti tali diritti. Contraddizioni tra la partecipazione della segretaria Boldrini e della Ministra delle Pari Opportunità e dello Sport Idem, il patrocinio di comuni e regioni, e pure degli Stati Uniti, e la necessità di non farsi inglobare in un processo di normalizzazione, che il riconoscimento e i diritti te li fa pagare cari. Molti collettivi e associazioni Gltbiq si sono dissociati o hanno previsto la presenza di spezzoni alternativi per la partecipazione ai Pride. È successo a Torino dove, un Pride fortemente incentrato sul tema della famiglia, è stato messo in discussione da diverse associazioni che hanno dato vita al Famolo-Pride proprio per la paura che, con il rapporto matrimoniale diventato norma, continuerebbero a essere escluse tutte quelle “marginalità” che non si riconoscono in quella istituzione. Che scenario per loro? I gay, le lesbiche, i/le trans single, i non monogami, coloro che non si vogliono sposare, quali diritti per loro? Il riconoscimento dei diritti non può passare solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione matrimoniale. Appiattite le contraddizioni, fatte rientrare le “marginalità” nella norma, inglobate nel sistema di produzione e ri-produzione. Questo è il prezzo da pagare. Dentro se ti normalizzi, fuori se non ti sottoponi a questo processo di istituzionalizzazione della tua differenza che, inglobata nella massa, non sarà più tale. Il Palermo Pride, oltre a questa, vive anche un’altra contraddizione, alla prima comunque collegata. Il patrocinio degli Stati Uniti d’America ha portato molti collettivi e associazioni locali a declinare l’invito al Pride nazionale perché il patrocinio americano è stato avvertito, su un territorio che sta combattendo contro il Muos e altre devastazioni del territorio per scopi militari, come una delegittimazione delle lotte. Confindustria, Croce Rossa, Stati Uniti d’America finanziano il Pride per ripulirsi faccia e coscienza, in quell’operazione che prende il nome di pinkwashing. Il termine Pinkwashing è nato per definire il comportamento dello stato di Israele nei confronti delle comunità Gltbq. Tel Aviv capitale del turismo gay, spot e campagne genderfriendly, finanziamenti a festival gay/lesbo/queer internazionali, tutto questo per ripulirsi la faccia e nascondere sotto il lenzuolo gltbiq friendly i crimini di guerra nei confronti dei palestinesi. Palestinesi e mondo arabo che verranno fatti apparire come omofobi e incivili da un governo nazionalista che ha strumentalizzato le conquiste delle comunità gltbiq locali trasformandole in omonazionalismo razzista. Il termine pinkwashing si è poi allargato a comprendere tutte quelle operazioni che con una “spruzzata di rosa” intendono lavare via i propri “crimini” usando in maniera strumentale le rivendicazioni e le richieste dei soggetti gltbiq. A questo proposito lo spot del Palermo Pride mi sembra abbastanza evocativo. Riporto la parte conclusiva di questo articolo del collettivo Le Ribellule, perché questo post ne condivide gli scopi. Pur riconoscendo l’importanza e la necessità di manifestazioni come i gaypride è necessario far emergere e far conoscere tutte le contraddizioni. Abbiamo deciso di informare chi sta attraversando il Pride su quali sono i processi che si stanno verificando sui nostri corpi e di ripulire il Pride dal Pink Market che controlla i corpi e omologa i desideri e per spazzare via l’immagine gay-friendly che Confindustria, Ambasciata USA e anche la Croce Rossa utilizzano per distrarre dalle violazioni, violenze e i crimini che compiono" //Link per approfondire su pinkwashing e omonazionalismo: Pinkwashing: un incontro-dibattito, Omonazionalismo, Il pinkwashing del governo israeliano ai tempi dell'omonazionalismo,

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