Pino Aprile, giornalista autore del best seller "Terroni", nominato a furor di popolo voce ed anima dei "mai più terroni", così dal suo profilo Facebook si esprime a proposito di una soluzione temporanea per l'Ilva di Taranto
Far trasferire tutti i “responsabili” (dal ministro Clini ai proprietari dell'Ilva, ai dirigenti, ai politici coinvolti, ai sindacalisti), nella palazzina delle case popolari in cui sono cresciuto io, a Taranto, rione Tamburi: basta attraversare la strada, per essere nello stabilimento siderurgico. Mia madre ha raccolto chili e chili di carbone in polvere, in casa.
Naturalmente, i “responsabili” (in ogni senso...), dovranno risiedere lì finché non avranno trovato una soluzione decente. Dovranno andarci a vivere con mogli, figli, nipoti, con le loro allergie, e nonno asmatico. Con i bambini che non possono giocare (lo vieta un'ordinanza comunale) nei giardini, per strada, causa abnorme tasso di diossina; dovranno mangiare la verdura comprata al mercato rionale, con il dubbio che venga da orti prossimi alla madre di tutti i veleni; dovranno mangiare formaggi e animali che possono aver pascolato lì intorno (centinaia vennero abbattutti, perché avevano carne intossicata).
E, una volta raggiunto l'accordo, dovranno continuare a risiedervi, per dimostrare che non è una presa in giro, ma davvero i veleni sono rimossi e il quartiere, la città, sono a norma, vivibili; per esseri umani, diciamo.
E poi vediamo se il signor (si fa per dire...) fabio riva, riterrà ancora “una minchiata” qualche cancro in più se, malauguratamente, dovesse toccare a lui e ai suoi.