C’era una volta…
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori imbottiti da troppe serie tv e Girelle Motta con gli steroidi. Ebbene no ragazzi, avete sbagliato! Anche se vi rincoglionite per ore davanti a Sky, non capite una ceppa di trame e sottotrame!
C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno pregiato tipo tazza del water in mogano di Briatore, ma non era neanche quel finto legno sughero/polistirolo dei mobili svedesi. Ah ma tanto sopra ho detto Girelle Motta. Allora posso dire anche Ikea.
Era un legno mediamente buono, di quelli che puoi farci una tavola da surf o un’asse da stiro. Dipende se tu sia nato a San Francisco o a San Rocco Adriatico.
Mastro Geppetto ad esempio era nato a San Rocco, ma dopo essere andato in America a studiare Falegnameria al MIT di Boston, era tornato in Italia, e ora viveva in un paesino della Toscana.
Un giorno accadde che Geppetto comprò per sbaglio questo pezzo di legno su Amazon mentre cercava le action figure di Nicolas Cage. Sapete, è facile confondersi tra un pezzo di legno e Nicola Cage.
Ma siccome all’epoca Amazon non faceva rimborsi perché non si era ancora scontrata con la lobby di quelli che chiedono i rimborsi, Geppetto non riuscì a correggere l’ordine e si vide recapitare a casa questo stupido pezzo di legno pagandolo diverse lire ottocentesche con sopra disegnate persone dai folti baffi.
Geppetto lo portò subito nel suo laboratorio e iniziò a rimuginare se farne una tavola da surf, un’asse da stiro o al limite un tavolo da giardino per invitare le fighe a cena senza spendere denari al ristorante.
Concentrandosi un po’ troppo sul concetto di fighe, decise di farne una donna di legno con un ergonomico buco dove sfogare la sua solitudine, ma proprio quando stava per iniziare a scolpire la prima tetta, ecco che sentì una vocina sottile sottile:
“Ehi cosa fai? Sono un legno maschio io!”
“Non rompermi le palle.. TETTE TETTE TETTE!!!” rispose Geppetto in piena crisi d’astinenza.
“Ma ti dico che sono un legno maschio, se mi fai le tette diventerò un legno trans!”
Geppetto allora si bloccò valutando l’idea di sfogarsi con un legno trans, ma lo trovò troppo degradante persino per lui. Così, dato che il pezzo di legno era logorroico, fastidioso, faceva domande su tutto e parlava con insistenza di una serie di figure mitologiche orientali chiamate Pokemon, iniziò a scolpire un ragazzino di circa 11 anni.
Dopo qualche ora di lavoro il pezzo di legno era stato plasmato in un bellissimo burattino con le giunture in alluminio e gli occhi a cristalli liquidi. Era venuto un capolavoro, una roba che potevi prendere gl’ingegneri dell’Ikea, della Lego Techno e del robot Emilio e li potevi mettere tutti insieme a spicciare casa di Geppetto. La laurea al MIT aveva dato i suoi frutti!
“..e ti chiamerò Pinoccho!!”
“Finocchio?!”
“No, Pinocchio!”
“Noo Geppèèè che nome di m***a!! Daai ti prego chiamami Giulio, chiamami Gianfranco, chiamami George, anzi, chiamami Ilona come Cicciolina, ma non chiamarmi Pinocchio che mi prenderanno tutti per il culo a calcetto.”
Ma Geppetto fu irreprensibile perché i diritti per libri e film erano già stati venduti e non si poteva più tornare indietro.
“Bene Pinocchio, ora che ti ho creato io me ne vo a dormire che si è fatta pure ‘na certa, tu per stasera buttati sul divano, poi domani con quell’altro pezzo di legno, che penso sia tuo cugino, ti ci farò un bel lettino..”
Ma Pinocchio era stato appena creato e aveva voglia di far qualcosa. Si guardò intorno ma era notte fonda, porta e finestre erano sbarrate e comunque non voleva far baccano per non svegliare quel rompicoglioni di Geppetto che l’avrebbe di certo costretto a dormire.
Fu attirato nell’oscurità della notte da alcune lucine verdi lampeggianti su una scatolina. Sopra c’era scritto “wi-fi”. Vicino c’era un computer con sopra il simbolo di un frutto, tipo una banana o una melanzana, al buio era difficile vedere. Lo aprì e il suo viso di legno fu illuminato da un’ondata di luce stellare. I suoi occhi a cristalli liquidi brillarono davanti a quell’infinito che gli si presentava a portata di mano: l’Internet!!!
Milioni, forse miliardi di pagine che racchiudevano tutta la conoscenza umana, la filosofia, le culture, le scienze, l’universo conosciuto, le teorie sui macro e micro cosmi, le potenzialità innumerevoli, il potere della Creazione offerto a tutti gli uomini!!!!
Dopo 25 secondi netti Pinocchio si stava smanettando su Youporn.
Mentre si stantuffava, oltre ai fastidiosi cigolii del proprio rametto pubico, Pinocchio iniziò a sentire anche qualcos’altro. Una sorta di crìcrì invadente e penetrante, che gli pungeva il cervello come una puntina ben posizionata infilza le chiappe del compagno di classe che ti sta sulle palle.
“Ma che minchia è? Porca troia che cazzo è?!”
Pinocchio quando era ingrifato andavo fuori di testa proprio come suo padre Geppetto.
“Pinocchio sono io, il Grillo Parlante!”
“Che? Chi è? Non ti sento, parla più forte!”
“Sono qui!! Sono il Grillo Parlante! Smettila di spugnettarti!!!”
“Ah eccoti, adesso ti vedo!”
-SPLAT-
Pinocchio con un sol colpo spiaccicò la creaturina e ricominciò a guardare gente che s’ingroppava allegramente. Ma sul più bello, proprio quando stava per uscirgli l’olio di palma, ecco che un’altra luce stellare illuminò la stanza, questa volta provenendo dalla finestra.
“Porca vacca saranno si e no venti minuti che sono al mondo e non riesco neanche a farmi una pippa in pace, che altro succede?!”
Nella stanza buia si materializzò una figura che brillava di luce propria, una stangona bionda avvolta in un vestito di paillettes stile serata finale di Sanremo, con uno spacco a coscia libera e una scollatura così florida e strizzata che pure le persone che s’ingroppavano su Youporn si fermarono un attimo per guardarla. E con voce dolcissima e priva di giudizio disse sorridente:
“Pinocchio, ma cosa mi combini? Hai appena ucciso la tua piccola coscienza, ora come farai senza di lei?”
“A che serviva?”
“A discernere tra il bene e il male”
“Farsi le pippe è male?”
“Mah, devo consultare Papa Francesco, sta rimodulando le regole, tu però nel frattempo cerca di fare il bravo, e se manterrai una buona condotta ti trasformerò in un bambino vero!”
“E che ci guadagno?”
“Beh, potrai puzzare di sudore come gli altri, potrai avere un cuore vero, potrai ammalarti e potrai invecchiare, marcire e morire!”
“Uhm, sembra fico, affare fatto!”
“Per aiutarti resusciterò la tua povera coscienza che hai ridotto a marmellata.”
“Che palle! Però falla meno moralista…”
“Haaha va bene.. Arrivederci Pinocchio, vado a citofonare a Papa Francesco per consultarlo, tu fà il bravino mi raccomando, ciaooneeee!”
“Ehi aspetta non mi ha neanche detto chi sei…”
La stanza tornò semibuia, illuminata solo dallo schermo con la gente ammucchiata. Pinocchio, un po’ confuso dalla sua prima mezz’ora di vita, guardò il Grillo Parlante. Il Grillo, magicamente tornato intero con tutte le zampe a posto, si sistemò l’elegante vestito e la tuba, guardò Pinocchio con fare minaccioso e gli puntò contro il suo sobrio ombrello fucsia di Pinko:
“Sei un grandissimo rotto in culo! Ora vattene a dormire che domani andiamo a scuola”
“Dove andiamo?!”
“A scuola, vedrai, ti piacerà” disse il Grillo alzando il sopracciglio con un filo di cattiveria.
“E quanto durerà?”
“Anni caro Pinocchio, anni! Finchè non desidererai la morte o l’università. Ma se sarai fortunello forse ti potrà capitare di trovare gente che si ammucchia nei bagni. Dai, ora và a dormire”.
FINE PARTE I
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