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Pinocchio remastered – parte iii – mangiafuoco’s got talent

Creato il 03 novembre 2015 da Thefreak @TheFreak_ITA

Il Gatto, la Volpe e Pinocchio avevano percorso molta strada assieme discutendo degli argomenti più disparati, ad esempio: l’importanza residuale dei reali d’Inghilterra, l’opportunità strategica di avere un contingente italiano in Libia e solo due Marò in India, ma soprattutto della giusta quantità di gin da mettere nel negroni.

Avevano chiacchierato e camminato così a lungo che ormai si era fatta sera, quand’ecco che giunsero ad una piazza piena di gente che s’affollava attorno ad un baraccone dai colori vivaci e dalle mille lucine colorate, tipo la Standa sotto Natale.

“Che roba è quel carrozzone lì?!” Chiese stupito Pinocchio ad un ragazzino vicino a lui.

“Mangiafuoco’s Got Talent!”

“Cosa?”

“Si, Mangiafuoco! Il grande agente di vip minori e di casi umani che affollano talent e reality. Col suo carrozzone gira il paese in lungo e in largo raccattando imbecilli e carne da cannone da bruciare in televisione. Quando organizza queste selezioni apre lo spettacolo al pubblico, così guadagna ancora di più. Insomma: la gente paga il biglietto per vedere altra gente che desidera farsi umiliare in cambio di cinque minuti di notorietà o, al massimo, di qualche settimana nel lager del Grande Fratello.”

Alta, sopra il baraccone, campeggiava una scritta fatta di lampadine lampeggianti stile Broadway che diceva: MANGIAFUOCO’S GOT TALENT – di Salvatore Mangiafuoco, Burattinaio e Faccendiere.

A Pinocchio brillavano gli occhi: luci, colori, gente festante e la possibilità di salire su un palco senza saper fare una ceppa di niente. La Volpe gli mise una zampa sulle spalle e gli disse nell’orecchio:

“Lo vedi? Lo vedi questo caos rumoroso e senza senso tutto intorno a te? È lo spettacolo! E per entrarci non devi fare assolutamente nulla, solo salire sul palco e metterci la faccia! Vieni, ti portiamo all’entrata riservata ai concorrenti.”

Il Gatto e la Volpe, trascinando Pinocchio, saltarono tutta la fila del pubblico pagante.

“Hai visto Pinocchio?!” disse la Volpe “Per noi niente code, non siamo mica proletari come loro”

E voltandosi con disprezzo verso la folla esclamò con disgusto malcelato “PROLETARI!” usando un tono di voce alto il giusto per farsi sentire da Pinocchio ma non dalla Folla che altrimenti gliene avrebbe dette di ogni riportandolo alla sua giusta dimensione. E questo la Volpe lo sapeva bene. Lo sapeva da sempre.

Lo spettacolo era parecchio feroce: sul palco salivano cani e porci e la gente rideva, fischiava, lanciava di tutto e si teneva la pancia dalle risate. In confronto la Corrida pareva il circolo degli scacchi. Dinanzi al palco c’era un grande tavolaccio di legno grezzo dove sedeva un omone che dava le spalle alla platea. L’omone giudicava le performance dei concorrenti e, se queste non erano di suo gradimento, premeva un enorme pulsante rosso che troneggiava sul tavolo. Il pulsante apriva una botola sul palco e il concorrente finiva di sotto, sulle reti locali, dove non lo avrebbe guardato più nessuno.

Il Gatto e la Volpe rimasero dietro le quinte e quando arrivò il turno di Pinocchio lo spinsero sul palco senza troppi complimenti.

Pinocchio sulle prime non vide nulla: le luci di scena erano troppi forti e sparavano dritto nei suoi occhi. Sentiva il ruggito della folla, mani che battevano, grida, risate. Poi riuscì a distinguere una montagna umana che sedeva dietro il tavolaccio davanti al palco, era lui: Salvatore Mangiafuoco. Aveva una barbaccia gonfia e nera come il vuoto. La sua bocca era larga come un forno e produceva risate terribili che scatenavano l’ilarità del pubblico nei confronti del povero concorrente di turno, finito lì per fame o per ignoranza. E infine i suoi occhi! I suoi occhi parevano due lanterne rosse. E se è vero che gli occhi sono la lampada di un uomo e rischiarano il suo corpo, allora Mangiafuoco dentro era illuminato dalle braci dell’Inferno e solo di quella luce sapeva brillare.

Dopo l’apparizione del burattino sul palco, il pubblico iniziò ad assecondare il silenzio di Mangiafuoco e ben presto nessuno fiatò più. Si sarebbe potuta sentire una mosca volare, o i rumori intestinali che spesso iniziano quando tutto è in silenzio. Le scorregge hanno sempre un tempismo perfetto.

“Allora.. Tu sei..?”

“Pinocchio! E sono un burattino senza fili!”

La gente gradì la sorpresa e applaudì. Mangiafuoco s’illuminò: un burattino senza fili! Non serviva a un cazzo, ma era pur sempre un talento innato e anche raro in televisione. Intuì subito la grossa possibilità di guadagno e decise di non umiliarlo: Pinocchio non sarebbe stato il momento comico del programma, ma il momento drammatico, il momento della tenerezza, quello dove far piangere mamme e bambini. Con sapiente maestria fece una di quelle domande che si fanno solo nei talent show ma che col talento non c’entrano proprio nulla:

“Il tuo babbo e la tua mamma sono vivi?”

“Il babbo si, la mamma non l’ho mai conosciuta.”

In quel preciso istante nel baraccone l’atmosfera cambiò e l’aria si fece tesa come quando sta per piovere: Mangiafuoco aveva fatto bingo! Che fiuto che aveva quel vecchio figlio di puttana!

“Che mestiere fa il tuo babbo?”

“Il povero.”

“E guadagna molto?”

“Il giusto per rimanere sempre povero. Pensi che per comprarmi l’abbecedario ha dovuto vendere la sua giacchetta dell’OVS.”

Era fatta! La gente piangeva. L’audience era alle stelle. Mangiafuoco aveva trovato un’altra gallinella dalle uova d’oro. E Pinocchio, inconsapevolmente, si era appena guadagnato la totale benevolenza del pubblico: in quel momento si sarebbe potuto permettere qualsiasi cosa. Avrebbe potuto dire che questa moda dei tatuaggi ha rovinato un’intera generazione. Avrebbe potuto fare battute sugli ebrei, sui napoletani e su Balotelli senza dover essere per forza ebreo, napoletano o Balotelli per essere autorizzato a farle. Insomma avrebbe potuto fare le battute che fanno tutti ogni giorno ma che davanti alle telecamere non sono permesse per ipocrisia. Però le tette si possono sempre far vedere, anche nei programmi pomeridiani, mica offendono qualcuno: la zizza è ecumenica!

Allora Mangiafuoco da sotto il tavolaccio tirò fuori un altro pulsante che posizionò vicino a quello rosso: era un pulsante dorato!

“Caro Pinocchio, questo è il Golden Buzz, se lo schiaccio passi direttamente alle fasi finali di Mangiafuoco’s Got Talent e ti becchi pure 10 zecchini d’oro… È un premio speciale che teniamo da parte per le storie come la tua.. Ma chissà se lo meriti..”

La folla iniziò a fare il tifo per Pinocchio. Mangiafuoco si voltò verso la platea, sorrise, si fece pregare, calcolò i giusti tempi televisivi, fece penare ancora un poco il pubblico e solo alla fine schiacciò il Golden Buzz. Tripudio, giubilo, festa. Degrado sociale.

Ormai era tarda notte. Lo spettacolo era finito e la gente era tornata a casa dai propri problemi. Mangiafuoco e Pinocchio erano nel retro del baraccone. L’agente dalle mille risorse e dalle mille conoscenze, che sapeva far girare soldi, persone e, perché no, all’occorrenza anche pacchetti di voti, stava contando colonne e colonne di monete d’oro. Un sacchetto l’aveva consegnato al Gatto e la Volpe in cambio del burattino e i due se n’erano andati soddisfatti.

Mentre Mangiafuoco faceva i conti, Pinocchio lo guardava sorridente, ma all’improvviso l’omone gli fece una domanda a bruciapelo:

“Senti, ti serve coca?

“Che?”

“Cocaina! Cosa ti spari per vincere la paura da palcoscenico? Cocaina, antidepressivi, psicofarmaci? Dimmi cosa ti serve e te lo faccio avere, ma vedi di non farti beccare con la roba addosso da quelli di Striscia o dalle Iene, altrimenti ti scarico in due secondi e torni a fare lo spogliarellista in discoteca!! Per l’attività, diciamo così, di sostegno morale, aumento la percentuale sui tuoi profitti, e dal 60 arrivo anche all’80%. Ma può essere che ogni tanto ti procuro qualche ragazza omaggio…” disse facendogli l’occhiolino “Aaahh non ringraziarmi, lo faccio per te: mi piace fare del bene al prossimo, mi fa sentire bene!”

Ed esplose in una grassa risata.

“Che vuol dire percentuali sui miei profitti?”

“Vuol dire che se fai i soldi è grazie a me, quindi parte di quei soldi sono miei. Vedi quei dieci zecchini d’oro che hai ricevuto grazie al Golden Buzz? Sei sono miei!”

E li strappò dalla manina del burattino.

“Gli altri quattro rimangono a te. Se paghi o meno le tasse sono affari tuoi, però sappi che se le paghi ti restano solo due zecchini.”

“Cazzarola” disse Pinocchio “Altro che tasse, queste quattro bombe le porto al mio papà Geppetto, magari è la volta buona che ci facciamo SkySport. Anzi torno da lui stanotte stesso, grazie Mangiafuoco, ci becchiamo eh.”

“DOVE VAI?” ruggì Mangiafuoco “Tu rimani con me fino alla fine di questa edizione di Mangiafuoco’s Got Talent!”

Prese di peso Pinocchio e lo scaraventò in una gabbietta dorata che chiuse a chiave, quindi se ne andò a letto a mangiare ali di pollo fritte mentre guardava programmi per veri duri su Dmax tipo Man Vs Food e il Banco dei pugni.

Pinocchio era disperato: solo, in gabbia, prigioniero dello show biz e del favore del pubblico, con in tasca quattro monete di cui due teoricamente dello stato. Porco mondo che situazione di merda! Se solo si fosse laureato ora non avrebbe nessuno di questi problemi e lavorerebbe in un bellissimo McDonald. Come lava cessi.

Ma, come mai accade nella realtà, ecco che si materializzò la Fata Turchina per risolvere d’un colpo tutti i suoi guai: bellissima, con i boccoli perfetti, il colore appena fatto, fresca fresca di parrucchiere.

“Pinocchio Pinocchio, ma cosa mi combini?! Tenti la fortuna invece di sputare sangue a scuola, all’università e in fine in un ufficio minuscolo? Lo sai che per essere buoni bisogna soffrire?!”

“Scusa Fatina ma chi l’ha deciso?”

“Dio.. La morale..”

“Abbiamo un Dio così sadico? E la morale?! Chi se l’è inventata?”

“Non lo so, però quello che ci propinano le religioni è questo!”

“Ma non è possibile!” disse Pinocchio aggrappandosi alle sbarre della gabbia “Se Dio ha creato la Vita come fa a volere questa vita per noi? Secondo me ‘ste fregnacce Lui non le ha mai dette nè stabilite.. Secondo me Dio ci ha fatto per la gioia e per essere fel…”

“Zitto te! Che sei un bambino e per giunta pure di legno! Tiè, un tocco di bacchetta magica e sei libero dalla gabbia! Ora torna da tuo padre che questo episodio è quasi finito e io devo mandare la pubblicità.”

“Aspetta Fatina! Non mi abbandonare! Io non ci capisco più nulla: le strade facili mi portano alla perdizione, le strade socialmente accettate mi portano alla depressione e alla frustrazione, ma che cazzo devo fare nella vita?”

“Ciao Pinocchiooo!! Ciaooneeee!!!”

La Fatina scomparve. Pinocchio fuggì dal baraccone e iniziò a vagare in quella notte buia e piovosa, cercando la strada per casa. O almeno una da prendere nella vita.

FINE PARTE III

di Marco ImprotaAll rights reserved


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