Un padre, una madre e una figlia, un nucleo apparentemente completo ma vuoto nel suo specifico.
Un amore finito, dove non c’è più spazio di confidenze, di calore, di comprensione; una nascita che diviene peso insostenibile, una morte che spezza gli ultimi sprazzi di un consumato legame.
Tutto il resto è desolazione, è sopravvivenza, è una nipote ed una nonna e una telefonata annuale di una mamma fantasma e di un disastro naturale quale l’alluvione del 1966. Tutto avviene nel paese di Avane nell’Empolese.
Il libro di Luisa Bolleri è un monito verso un mondo distratto, assente, dove non c’è ascolto e dove l’indifferenza umana mette ai margini chi ha necessità di aiuto e di comprensione.
Un romanzo che scuote perché ha forza nelle righe, forza nel messaggio, una storia di essenza e di forte impatto emotivo dove nonostante il racconto incontri personaggi di fantasia, la verità è intrinseca nel contesto ed è una verità dolorosa che ogni giorno tocchiamo con mano, una realtà che ci rende quello che siamo: uomini e donne che non vedono oltre.
L’autrice ha scisso il libro in due parti, due precisi periodi dove nel primo, sottolinea l’incomprensione di una coppia che ha smesso di amarsi e l’egoismo vigliacco di una madre che allontana la propria figlia come impedimento alla propria libertà, nel secondo periodo vi è invece la grande tenerezza e amore di una nonna che sente la propria difficoltà data l’età, nel crescere una bambina in solitudine fino ad arrivare all’immane tragedia di un evento naturale di grande drammaticità come fu l’alluvione dell’Arno nel 1966.
La delicatezza della Bolleri, la sua espressività, la sua grande sensibilità esplode nella chiusa del romanzo dove attraverso un linguaggio accorato, emozionato descrive tutta l’intensità di un momento forte, drammatico, una voce suadente la sua, da sentirne il tono, l’emozione, il pianto quasi fosse partecipe dell’istante che la sua mente vive.
La Bolleri con un’ottima proprietà di forma, riesce a fare percepire chiaramente i vari stati d’animo dei personaggi, di loro ne sentiamo la voce, il disprezzo, l’ingenuità, la dolcezza, la rabbia. Di ognuno delinea il carattere dando loro identità e presenza. Comprenderemo fra le righe, il disagio di un amore finito, l’arrendevolezza d’una madre senza scrupoli, l’amore e il timore di una nonna attempata e c’innamoreremo della piccola Elisa che del suo breve tempo non ha neppure avuto il tempo di assaporarne l’istante.
Un libro che induce a meditare e che ci rende peccatori di assenza e di carenza umana in quello che ogni giorno circonda le nostre vite, nelle nostre case al caldo con affetti e compagnie dove invece là fuori, ci sono tante Elise e tanti volti fantasmi che avrebbero bisogno di uno sguardo meno accusatorio, meno assente e più comprensivo.
Un tragitto letterario che porta a riflettere, a soffermarsi nelle pagine che prendono forma e storia mentre tutto ci appare così vero, così tristemente inumano fino ad arrivare al termine quando noi, spettatori impotenti vorremmo fermare quella “Pioggia” che tanto ha distrutto e che tanto ha saputo trasformarsi in lacrime amare.
Written by Marzia Carocci