E’ da un po’ che non scrivi. Te lo dicono tutti, ma tu già lo sai. Lo sai te, meglio di chiunque altro. Non si tratta del solito bloccodelloscrittore, no. Si tratta che nel frattempo hai preso la tua seconda Laurea, per esempio. Che sei un Doctor Magister. Hai sempre pensato, e detto, che non potevi morire, prima di diventare un Doctor Magister, non potevi. In realtà, ora che lo sei, non è cambiato poi tanto. I problemi insormontabili che bloccano la tua esistenza sono sempre lì, le tue paure ancestrali anche, i dubbi poi.. ah.. i dubbi…!Una vita senza dubbi, sarebbe una vita da persona felice. Fatto sta, che è da tanto che non scrivi, troppo.Forse è perché non hai avuto tempo, forse perché non hai avuto voglia, forza, coraggio…E’ che gli scrittori non hanno bisogno di un tempo e uno spazio ben definito per comunicare, perché le loro parole, i loro pensieri, fluttuano nell’aere incessantemente. Attraversano la gola con una sorsata di birra fresca una sera d’estate, escono sotto forma di fumo di sigaretta caldo dalle narici, girano e girano e girano nella testa, assumono voci e colori differenti, si esprimono, piangono, ballano, sognano… senza che tu li possa fermare. In realtà credo che non esista questo tanto citato bloccodelloscrittore. Credo che ci manchi solo il tempo, la voglia o il coraggio di accalappiare questi pensieri fluttuanti, farli passare attraverso il filtro inquieto delle nostre coscienze e liberarli su un foglio. E’ tutto qui. E’ solo colpa nostra.Fatto sta che io, in questi mesi, di pensieri contorti o molto semplici ne ho fatti tanti, centinaia, miglialia.. Ne ho fatti talmente tanti che questo mio scritto sembrerà un delirio di un pazzo in una notte d’estate troppo calda, per pensare e vivere.In questi mesi ho pensato che tanti se ne vanno, per sempre, anche se ogni tanto ritornano. Che sono più quelli che vanno lontano, che quelli che restano al tuo fianco. Che forse un giorno troverai anche tu la forza di andare lontano, non solo con la fantasia, non solo battendo sui tasti di una tastiera qwerty ultrapiatta e retroilluminata.Poi ho pensato che la vita in realtà ci obbliga a stare fermi, a non cambiare la nostra posizione, perché potremmo ferire qualcuno. E questo, questo, è l’unico, vero, motivo, che riesce a tenere a bada un’anima che scalcia. Mi sono chiesta se fosse giusto, se il vero amore fosse quello del ‘non ti lascerò mai’ o quello del ‘ti amo talmente tanto che ti lascio libera’. Mi sono chiesta se sia meglio l’avventura, l’incertezza, la paura o piuttosto la serenità di un massaggio ai piedi.Mi sono chiesta chi voglio essere, da grande, da vecchia, dove e con chi vorrò essere. E anche a questo non ho trovato una risposta. Non so nemmeno se riuscirò mai a diventare grande, figuriamoci..vecchia!Mi sono domandata se al mio fianco voglio un cane con le orecchie lunghe o corte, con gli occhi intelligenti o fedele. Credo che sia tutto qui l’inghippo da risolvere.
Mi sono chiesta talmente tante cose, che forse le ho perse, in questi mesi. Gettate tra le lacrime amare ingoiate e in quelle versate, nel fumo di una sigaretta, in un sospiro.Non credo di aver perso i sogni, però. Quelli mai. Anche se nessuno ci crede, non importa poi molto. Quando in una sera di luglio puoi prendere la tua bicicletta e tornare a casa, con la pioggia che ti bagna il viso, delicata, fresca. Che ti accarezza dolce e piena di vita, che ti parla, come fosse una lacrima, ma del mondo.