
La scelta del disegnatore cade su Sergio Zaniboni, corteggiato da Bonelli per diverso tempo, alla ricerca di una relazione professionale che si è fatta un poco attendere per via degli impegni di Zaniboni e a causa di uno strano timore del disegnatore: quello di disegnare i cavalli. Nonostante il quarto Texone, Piombo rovente, sia il primo a presentare una copertina priva di cavalli, possiamo dire che l'impasse è stata magistralmente superata da Zaniboni che, nonostante si trovi forse più a suo agio con la Jaguar di Diabolik, tratteggia con mano sicura cavalli perfetti come tutto il resto. Corre comunque in aiuto del disegnatore la sceneggiatura cucitagli su misura dal prode Claudio Nizzi per una storia che si dipana quasi in toto tra le case della cittadina di Serenity dove Tex e i suoi pards non mancheranno di lasciare i cavalli a riposo. E' proprio tra le costruzioni di Serenity e all'interno di esse che il tratto pulito e deciso di Zaniboni dà il meglio. Inquadrature aeree, campi lunghi, primi piani, piani americani, sembra di stare al cinema in una di quelle cittadine del west dove non puoi fare altro che aspettarti il classico duello al centro della main street o la sparatoria a tutto campo nel corral.

Nizzi mette da parte gli spazi aperti e concentra l'azione nella cittadina di Serenity nella quale Morgan Slattery fa il bello e il cattivo tempo taglieggiando i commercianti del paese con il sostegno delle più alte cariche pubbliche. Poco può fare anche il valido sceriffo Benson, amico di Tex e ormai vicino alla pensione. Quando Tex e i suoi pards capiteranno nella cittadina non esiteranno a mettere mano ai clarinetti per far cambiare musica al paese con l'aiuto di alcuni cittadini stanchi delle vessazioni di Slattery. Con un ingegnoso piano volto a tenere fuori dai guai lo sceriffo, i quattro pards non esiteranno a sporcarsi le mani per riportare serenità a Serenity.
Un Texone del quale ho apprezzato tantissimo sia le tavole di Zaniboni, vicine alla linea chiara di matrice europea, sia la sceneggiatura urbana di Nizzi che valorizza un sottogenere (se così vogliamo chiamarlo) del western che mi garba davvero parecchio.