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Piovono mete nel cantiere azzurro, ma sono quelle irlandesi

Creato il 25 febbraio 2012 da Rightrugby
Piovono mete nel cantiere azzurro, ma sono quelle irlandesi Six Nations - Lansdowne Road
Ireland 42-10 Italy 

"E pensare che alla fine del primo tempo abbiamo anche pensato di poter vincere": parole post partita di capitan Sergio Parisse. All'Aviva Stadium di Dublino è finita 42-10 tra Irlanda e Italia, cinque mete a una - e quella azzurra l'ha marcata proprio Parisse. Di fronte a numeri come questi uno che non ha idea di quanto visto nel primo tempo si domanda se la terza linea italiana non soffra di traveggole. Il fatto è che al 40' il risultato diceva 17-10 per i padroni di casa e soltanto cinque minuti prima era parità: 10-10. Conviene mettere ordine nella timeline, insomma.

La cronaca

Bel tempo, splende il sole sulla capitale irlandese e il terreno è in ottime condizioni. Ed è bella anche l'Italia che si vede all'inizio, votata all'attacco come ormai di consuetudine da due partite a questa parte. Al 2' Tobias Botes ha l'opportunità di aprire le danze con un piazzata dalla distanza: sarebbe davvero il modo migliore per cominciare per un numero 10 sottoposto agli occhi critici. L'ovale non arriva a destinazione, ma la squadra di Jacques Brunel continua a muovere palla e difende bene, costringendo Jonathan Sexton ad andare di piede per alzare il baricentro del gioco. Dalla pressione esercitata sull'irlandese arriva al 6' un'altra occasione per Botes (tenuto in ruck) e con questa i primi tre punti della giornata. 

Italia avanti e gli uomini di Declan Kideny decidono che è il caso di pareggiare subito i conti, così provano ad avanzare: quando sono nella propria metà campo trovano le porte chiuse, quando superano la linea la consistenza difensiva azzurra ne risente. Ma al 10' possono prendere la via dei pali solo per un velo di Giovanbattista Venditti che involontariamente va ad assorbire un avversario non intendendosi con il compagno: Sexton non sbaglia ed è 3-3. Poco dopo il centro Gordon D'Arcy esplora terreno passando per il canale Botes - Tommaso Benvenuti fuori da una mischia: scappa, il trequarti azzurro lo ripiglia, l'arbitro sudafricano Craig Joubert nel proseguimento dell'azione fischia un fallo per gli irlandesi che decidono di andare in touch, lanciando dai cinque metri. E' così guerra di autoscontri con Jamie Heaslip, Stephen Ferris e Sean O'Brien che impattano contro i nostri Alessandro Zanni e Robert Barbieri, assorbendoli nello scontro fisico: finché allargando il gioco non giunge Keith Earls a marcare la prima meta della partita al 15' sulla linea, braccato, ma non abbastanza in tempo. 

Gli Azzurri rialzano la testa, non hanno intenzione di fare da comparsa: la mischia torchia il pack avversario in un ingaggio in mezzo al campo. I tackler irlandesi guidati da Paul O'Connell rispondono con i loro classici placcaggi al petto che termineranno spesso in un turnover. Ed è comunque la mischia a conquistare un penalty che finalmente riporta l'Italia nei 22 opposti: si passa per la rimessa, ma l'ovale viene poi perso. Al 28' sbatte invece sulla traversa da un tentativo di realizzazione di Botes, ci si azzuffa per possederlo, stavolta il turnover è per gli Azzurri e quindi mischia sotto i pali: Parisse non appena ha la palla tra i piedi scatta, nessuno lo segue e l'azione sfuma. 

Fasi frenetiche. Botes tenta un drop sapendo che ha un vantaggio assegnato da Joubert. Italia, poi Irlanda, di nuovo Italia con Alberto Sgarbi che recupera possesso sulla cattiva trasmissione Rob Kearney - Sexton: si è sempre nei 22 irlandesi o a ridosso. Il centro viene placcato a pochi passi dalla meta e portato fuori. La rimessa irlandese ha i giri sballati e così Barbieri si ritrova palla tra le mani e punta dritto, arrivando quasi a consegnare la posta. Gli Azzurri avanzano finché Botes non allarga per Parisse che stavolta ha tutto lo spazio per correre e marcare al centro dei pali. E al 35' è 10-10, appunto. Ma se davvero capitan Parisse   e soci vogliono vincere la partita, non si può andare negli spogliatoi sotto di sette punti. L'Irlanda contrattacca, nella difesa azzurra è ravvisato un fuorigioco e Sexton calcia di nuovo in rimessa, sui canonici cinque metri. E come avvenuto in occasione della prima meta, l'azione si svolge in modo molto simile: i soliti ball carrier a testare la retroguardia, l'abrasione fisica (O'Connell l'aveva detto in settimana) e Tommy Bowe che firma il controsorpasso. 

Secondo tempo

Nel computo italiano mancano tre penalty: Botes sbaglia infatti anche ad inizio ripresa (45') e accade che i padroni di casa comincino ad alzare il ritmo. La prima regola è quella di assicurarsi un vantaggio oltre il break: arrivano i tre punti di Sexton al 49' dopo una galoppata di Ferris che sfugge a Quintin Geldenhuys, ma commette in avanti cercando di servire Bowe. La trincea azzurra è meno lucida, gente lesta sulle gambe come Kearney riesce ad andare oltre poco dopo ed ecco un altro calcio di punizione al 58' per il +13. 
Giro di cambi, con gli inserimenti di Antonio Pavanello e Kris Burton. Ma la solfa è cambiata: l'Italia non vede più palla quando si entra nell'ultimo quarto e la strategia nemica è consolidata. Il ritmo sale, nei break down si lanciano prima di tutti gli altri gli avanti irlandesi che consentono prima a Conor Murray poi a Eoin Reddan di dare altra velocità al motore e quando le guardie italiane sono ormai assorbite, la palla va al largo e Bowe in meta. Sexton non sbaglia mai: 30-10. 

Cambi in prima linea, con Fabio Staibano per Cittadini, è il momento anche di Simone Favaro per Barbieri, di Gonzalo Canale per Sgarbi. Il sussulto della truppa di Brunel si materializza al 66', con una touch sui cinque metri, ma O'Connell una volta che si forma una maul ci si infila (secondo Joubert in modo regolare) ed ecco l'ennesimo cambio di proprietà del pallone. Il resto è di fatto normale amministrazione, nel senso che la sorte del match è segnata e il pilone Tom Court a tre dalla fine con il più classico dei pick & go a ridosso della linea di mete cala il poker. Allo scadere, da una palla persa italiana viene innescato Andrew Trimble che si beve il campo per il 42-10 finale e così il triangolo allargato di Kidney ha guadagnato giornata. 

A proposito di triangolo allargato, è purtroppo evidente che a quello azzurro al momento manca un estremo: Andrea Masi è in fase involutiva, tarda anche a salire su Bowe in occasione della terza marcatura pesante avversaria. Ma soprattutto va a sbattere, non dà una frustata quando risale lo spazio. E' giusto un appunto nel contesto di quanto visto in ottanta minuti, visto che in settimana si tornerà a discutere della presenza di Botes all'apertura: la sensazione della vigilia, che Brunel volesse muovere palla - non impossibile come previsione - è stata confermata. In qualche modo è il contrappasso: tanto gioco, tanto movimento dell'intero XV, tante energie spese e il calo tra il 50' e il 60'. Sempre Parisse ha sottolineato nei commenti che il gruppo ha mollato mentalmente: ma cervello, fiato e corpo vanno di pari passo. 
Dunedin non è vendicata, così almeno questa solfa è finita. Il cantiere è talmente agli inizi che conviene rendere salde le fondamenta prima di mettere fuori i cartellone pubblicitari per vendere il prodotto. A Dublino, nonostante il sole, ci è piovuto dentro. Evitando i processi, prima una pulita e poi commenti.

E poi lo si diceva, di allacciare le cinture...

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