A più di trent’anni di distanza, tornano sul grande schermo i temibili e famelici piranha resi celebri da Joe Dante nel 1978. I piranha dello schermo non sono mai stati in realtà il gruppo di pesci d’acqua dolce che vive nelle lagune e nei fiumi del Sudamerica. Se nell’originale, e nel suo sequel Pirana paura diretto da James Cameron, i pesci che seminavano morte erano il risultato di incoscienti esperimenti militari, nella pellicola in 3D diretta da Alexandre Aja (Alta tensione, Riflessi di paura) la macchina mortale è di origine naturale e risale alla notte dei tempi.
Un terremoto sottomarino provoca, infatti, una spaccatura sul fondo del Lake Victoria in Arizona, liberando branchi di pesci carnivori preistorici più che mai affamati. Toccherà allo sceriffo del luogo, Julie Forester (Elisabeth Shue), trovare una soluzione al problema e salvaguardare la vita dei suoi tre figli e di centinaia di studenti recatisi nella cittadina per trascorrere le vacanze di primavera.
Dopo Le colline hanno gli occhi, il regista francese Alexandre Aja conferma la propensione per l’horror splatter e i remake di film cult. «Piranha 3D è un ritorno agli anni ’80, a quella sensazione di piacere un po’perverso che provavi guardando da piccolo certi film. Film che ti spaventavano e divertivano insieme, pieni di nudi e di sangue: un’esperienza elettrizzante, di puro intrattenimento» ha dichiarato il regista.
Purtroppo di elettrizzante il film di Aja ha ben poco. Sebbene alcuni effetti speciali siano piuttosto notevoli, e forse lo sarebbero stati anche senza l’utilizzo del 3D – vedere per credere la lunga scena del massacro dei ragazzi in acqua che trasforma il film in un vero e proprio disaster movie – e alcune sequenze risultino decisamente suggestive – una su tutte quella dell’esplorazione della caverna sottomarina – il problema principale di Piranha 3D è rappresentato da un plot eccessivamente giovanilistico, infarcito di volgarità sessuali gratuite e banalità, caratterizzato da dialoghi idioti e situazioni demenziali.
La sceneggiatura, forse, temendo di realizzare un film troppo serioso perdendosi così il pubblico di adolescenti, per i quali il film è palesemente pensato, insiste troppo sull’ironia, ma, così facendo, toglie dignità ad un prodotto discontinuo che avrebbe avuto tutte le carte in regola per rappresentare un horror adulto, senza per questo prendersi eccessivamente sul serio e perdersi pubblico per strada.
Il risultato è quindi fortemente altalenante, tanto che sembra di assistere a due film distinti e inseriti l’uno nell’altro: uno più serio ed adulto, in cui ritmo e tensione non mancano, e un secondo sconsolatamente infantile e puerile, infarcito di dialoghi banali ed irritanti.
Non mancano i camei illustri e le partecipazioni straordinarie: il film si apre con Richard Dreyfuss che fa il verso a Matt Hooper, il protagonista del film Lo squalo, padre putativo dei piranha, e si chiude con Christopher Lloyd, l’indimenticato Doc della trilogia di Ritorno al futuro, nei panni del signor Goodman, esperto di creature acquatiche.
Federico Larosa