Il primo DLC di Black Flag mette in scena il dramma della tratta degli schiavi
Dopo la deludente collezione di DLC che hanno accompagnato Assassin's Creed III, le speranze per un buon prodotto dedicato a Black Flag erano tutto sommato non troppo vive. Contrariamente alle aspettative, Grido di Libertà si è invece rivelato un contenuto piuttosto corposo, che non si può certo accusare di disonestà nei confronti dell'acquirente, perdipiù non privo di meriti contenutistici e narrativi. Eppure, ironia della sorte, non riesce a convincere totalmente, soprattutto a causa di un'antitesi di fondo rispetto ai notevoli passi avanti fatti proprio da Black Flag rispetto al predecessore. Se c'è infatti una caratteristica che ha reso particolarmente godibili le avventure di Edward Kenway, è il grande senso di libertà che ne accompagnava le scorrerie, unito a un buon numero di attività collaterali alla storia principale, e proprio queste peculiarità vengono perlopiù messe da parte in questa espansione. Sull'altro lato della medaglia, c'è tuttavia da riconoscere il merito agli sviluppatori di essersi sforzati non solo nello scrivere una storia degna di essere raccontata, ma anche di aver basato le peculiarità del gameplay saldamente su di essa. Come risulterà ormai chiaro, Grido di Libertà non è un'espansione facile da valutare, ed è quasi certamente destinata a dividere tanto la critica quanto gli appassionati.
Adéwalé
Che il quartiermastro della Jackdaw fosse un personaggio molto interessante l'avevamo già affermato in fase di recensione di Black Flag, e sceglierlo come protagonista di Grido di Libertà rappresenta senza dubbio una scelta azzeccata da parte di Ubisoft. Quindici anni sono passati dalle scorrerie di Kenway e Thatch, ma il mar dei Caraibi è ancora scosso da profondi conflitti.
Da umile quartiermastro, Adéwalé è diventato capitano di vascello e membro della setta degli Assassini, sebbene le sue personali mire siano decisamente diverse da quelle di Kenway. Per quanto la sua nave batta bandiera nera, le scorrerie e la razzie rappresentano l'ultimo dei suoi interessi, rivolti invece alla lotta contro la schiavitù. Come facilmente intuibile dal titolo, la trama del primo DLC di Black Flag è interamente dedicata agli orrori della tratta degli schiavi, con il nuovo protagonista seriamente intenzionato a scardinare lo status quo a suon di sotterfugi, e, all'occasione, cannonate. Il delicato tema narrativo diventa infatti importante anche dal punto di vista del gameplay, con le circa cinque ore di trama costellate di attività che riguardano la liberazione dei prigionieri. Dalla nuova città di Port Au Prince (Haiti) sino alle piantagioni che costellano l'inedito arcipelago proposto dal DLC, il giocatore si troverà costantemente chiamato a liberare quanti più schiavi possibili, sia attaccando le magioni, con il compito di eliminare, silenziosamente o platealmente, un certo numero di guardie, sia prendendo di mira i vascelli dediti al trasporto degli schiavi, i quali andranno naturalmente lasciati illesi, attaccando invece le navi di scorta militare. Il numero di schiavi liberato dall'inizio della trama sarà costantemente controllabile in appositi menu, e piccole aggiunte potranno essere portate semplicemente aggirandosi per la città di Port Au Prince, dove spesso capiterà di imbattersi in prigionieri inseguiti da schiavisti, oppure in vendite di braccianti all'asta, le quali potranno essere platealmente interrotte liberando i reclusi dalle gabbie. Come è facile intuire, il lato emotivo è molto forte in Grido di Libertà, e rappresenta un elemento trascinante non trascurabile lungo tutto lo svolgimento della trama. Per quanto non altrettanto loquace, Adéwalé si è dunque rivelato pienamente in grado di reggere il confronto con Kenway, mentre va riconosciuto che a Grido di Libertà manca un buon comprimario, di cui il gioco originale invece abbondava. Assassin's Creed IV: Black Flag - Grido di Libertà - Live action trailerLibertà?
Come già accennato, la liberazione degli schiavi è il tema attorno il quale ruota non solo la trama, ma anche il gameplay stesso di tutto il DLC, al punto da interessare anche il sistema di sblocchi. Oltre alle eventuali materie prime e al denaro, per acquistare equipaggiamento, armi e potenziamenti per la nave occorrerà anche aver liberato un certo numero di schiavi, fino a diverse centinaia. La forzatura narrativa è evidente, e forse nemmeno troppo elegante (sembra quasi che Adéwalé liberi gli schiavi per un tornaconto personale), ma guardando oltre la superficie lo stratagemma è funzionale al gameplay, anche considerato il fatto che le meccaniche legate alla liberazione dei detenuti non annoiano, soprattutto nel caso delle piantagioni. Qualche novità anche dal punto di vista dell'equipaggiamento, sia puramente estetica (l'arma principale di Adéwalé è un machete, e alcune animazioni sono state riviste di conseguenza), sia con risvolti pratici. A disposizione dell'ex quartiermastro vi sono infatti alcuni nuovi strumenti, come dei petardi, ottimi per distrarre per qualche prezioso secondo gruppi anche numerosi di guardie, e, per la prima volta nella saga, un'arma molto simile a un fucile a pompa. Devastante da distanza ravvicinata, l'archibugio rappresenta un diversivo non esattamente raffinato ma, usato al momento giusto, può fare la differenza rispetto ai metodi tradizionali. Quanto al design delle missioni, fatta eccezione per le attività legate alla tratta degli schiavi, le circa cinque ore di durata di Grido di Libertà non riservano altre particolari sorprese. Si nota il tentativo di proporre qualche attività al chiuso, come l'ascolto di conversazioni, ma senza particolare verve. E qui veniamo al principale difetto di Grido di Libertà, ossia la mancanza proprio di quel notevole senso di apertura che aveva caratterizzato, e reso unico, Black Flag.
Confinato in un piccolo arcipelago avaro di attività secondarie, e costretto perlopiù a seguire la trama (a meno che non si tratti di liberare schiavi), il giocatore avverte semmai una certa costrizione, che poco ha a che fare con lo spirito del gioco principale. È un peccato, soprattutto se si considerano gli sforzi fatti, con successo, per conferire ad Adéwalé una sua dimensione nella quale muoversi, e, soprattutto, delle spinte emotive che riescono per una volta a non risultare stucchevoli o artificiose. Dal punto di vista tecnico, il gioco presenta le medesime caratteristiche di Black Flag, sebbene l'ottimizzazione non si sia rivelata altrettanto buona. Qualche bug, sia legato alle intelligenze artificiali sia di natura ambientale, ha accompagnato la breve avventura, in misura certamente maggiore rispetto a quanto visto nel gioco originale. Il sistema di salvataggio automatico con checkpoint ravvicinati ci ha salvati da grandi frustrazioni, permettendoci di tornare facilmente a un punto di poco precedente, ma confidiamo comunque nel rilascio di patch correttive. Assassin's Creed IV: Grido di Libertà è un contenuto aggiuntivo controverso. Da una parte c'è una realizzazione di ottima qualità, in grado di mettere in scena una storia credibile, un protagonista interessante e molto diverso dal predecessore, e soprattutto di allineare gli espedienti narrativi a quelli di gameplay, in un notevole e riuscito amalgama. In tutto questo, viene tuttavia meno uno degli elementi più importanti relativamente alla riuscita di Black Flag, ossia la grande libertà nelle mani del giocatore. Per forza di cose, il consiglio d'acquisto si limita dunque a coloro avvezzi anche ad esperienze più lineari, i quali, in tal caso, scopriranno una bella storia accompagnata dal classico gameplay della serie, a lato di una meccanica piacevole e coinvolgente legata alla tratta degli schiavi. Chi invece trova che Black Flag non potrebbe nemmeno esistere senza il senso di libertà che ne accompagna le avventure, difficilmente potrà apprezzare fino in fondo Grido di Libertà, al di là dei suoi innegabili meriti.