Roma 21 Dicembre 2011 - Il Ministro degli Esteri Giulio Terzi ha espresso viva soddisfazione per la liberazione della nave Savina Caylyn, avvenuta oggi dopo mesi di un intenso lavoro svolto dalle competenti articolazioni del Governo italiano, e caratterizzato dal costante coordinamento fra Ministero degli Esteri e Ministero della Difesa. Le ultime, cruciali fasi dell’ operazione sono state personalmente seguite dal titolare della Farnesina, che ha chiesto di essere tenuto costantemente informato sugli sviluppi del caso dall’ Unità di Crisi del Ministero. Il Ministro Terzi ha altresì espresso la sua più viva gratitudine a tutti gli attori istituzionali la cui abnegazione ed intelligente dedizione alla vicenda hanno portato al felice risultato odierno.
Nel corso dei mesi di sequestro della nave Savina Caylin, catturata l’8 febbraio 2011 nell’Oceano Indiano, il Ministero degli Esteri, attraverso l’Unità di Crisi, ha mantenuto stretti contatti con i familiari dei marittimi sequestrati e con la Società Armatrice di proprietà del Cav. Luigi D’Amato, tenendo entrambi informati dell’intensa e articolata azione diplomatica attivata per la soluzione del caso e liberazione dell’equipaggio. Tale attività si è sviluppata peraltro in un quadro in costante evoluzione, che ha visto il sequestro di decine di navi di tutte le nazionalità, compresa l’ italiana “Rosalia D’Amato”, recentemente liberata.

Il caso della “Savina Caylin” è stato inoltre costantemente sollevato dai diplomatici italiani in tutte le possibili occasioni ed incontri internazionali, per addivenire ad una soluzione positiva e il più possibile rapida, sollecitando l’aiuto di ogni utile interlocutore. L’Italia ha anche ottenuto che il tema della lotta alla pirateria venisse discusso a New York, in un summit sulla Somalia promosso congiuntamente da Italia, Gran Bretagna e Uganda a margine dell’ Assemblea Generale dell’ONU nel settembre scorso.
Il Governo italiano ha inoltre attivato a più riprese, attraverso il Ministero della Difesa, le unità della Marina Militare impegnate nelle missioni “Atalanta” e “Ocean Shield”, per un monitoraggio della nave al fine di raccogliere informazioni sulla situazione dell’equipaggio.
Anche alla luce dell’esplicita richiesta dei familiari degli ostaggi,è stata altresì evitata qualsiasi azione di tipo militare che potesse mettere in pericolo la sicurezza ed incolumità degli ostaggi stessi.
A fronte di tale azioni volte alla soluzione del caso, il Governo italiano non ha mai contemplato la possibilità di una trattativa diretta con i pirati e tanto meno il pagamento di riscatti per la liberazione degli ostaggi, come espressamente vietato dalla normativa – a cominciare da quella riflessa nelle Risoluzioni ONU, che esclude qualsiasi forma di favoreggiamento delle attività di pirateria da parte degli Stati.
La linea del massimo riserbo, tenuta dalla Farnesina e da tutti gli attori istituzionali coinvolti, sino a queste ore, si è rivelata di fondamentale importanza per la positiva soluzione della vicenda.
Fonte: Esteri
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