Libreria Feltrinelli di Pisa, scaffale religione.
"Pistis Sophia".
Lo sillabo con la faccia a novanta gradi. Beh, sarà un libro come un altro.
"No."
E aggiunge:
"Pistis Sophia".
Lo prendo, liscio la copertina, quasi l'indice penetra il corpo d'avorio, tra una pagina e l'altra, mi viene da ticchettare le palpebre.
"Pistis Sophia", la copertina ripete paziente, come a una sciocca:
"Pistis Sophia".
un vangelo gnostico di area egizia, ogni pagina, ogni capoverso il tassello di una cosmogonia. Rimetto il libro nello scaffale. "scusi", faccio a un signore che non c'entrava niente, perché parlare a un libro pareva brutto. Scusi, scusa, scusate tutti. Non intendevo permettermi, non posso arrivare a tanto.
"Pistis Sophia", ripete. Ma stavolta è dolce e mostra il rosato della sovraccoperta.
Così faccio come i cani e annuso un po'. E quindi in questo mondo ci sono davvero gli eoni, i principi che estraggono la luce, gli arconti... E che altro? Un'anima ingannata e precipitata lontano da casa? dalla sovraccoperta mi insinuo fra le pieghe del volume. Un volumetto, come dimensioni. Ma ogni pagina è una particola, ogni parola la figura di uno strano passatofuturo delle stelle, che schiaccia l'intelletto. Così, tu, Pistis Sophia mi chiami, ti lasci stringere ancora una volta.
"Sì"
Qualcosa si è già rotto, sento il sangue dolce delle mie ansie flottare dalle viscere alla rosa del petto. Forse, forse posso davvero. Ti prendo, si, ti stringo. Ti porto via con me.