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Pistorius e il marketing della pallottola in canna

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

pistoriusA volte gli sportivi muoiono, vittime di un incidente o del loro bisogno si superare limiti sempre nuovi, lasciandosi andare ad azioni incoscienti. E noi non abbiamo dubbi: rimarranno per sempre i nostri eroi, anche se talvolta sono morti da stupidi.
Altre volte, meno frequenti ma sempre presenti nella storia dello sport, i protagonisti imbrogliano, feriscono, uccidono. E allora prendere una posizione diventa più difficile e si tirano in ballo le droghe, gli allenamenti troppo stressanti, l’infanzia difficile dedicata unicamente a praticare una disciplina.

Ma alla fine il mondo dello sport ruota attorno a quello del commercio, degli sponsors, e gli esperti di marketing non hanno dubbi: chi sbaglia non merita più di rappresentare il loro prodotto.

Quando cade una stella la pubblicità si gira dall’altra parte, si spegne, cancella ogni traccia.
A Pretoria e Johannesburg sono già stati smontati i cartelloni pubblicitari col volto del campione e la tv via cavo sudafricana ha deciso di ritirare la campagna di spot per la “copertura” degli Oscar con il suo volto e il claim: “Ogni sera è una sera da Oscar”.
Dal sito di Pistorius è stato rimosso un banner della Nike con uno slogan che, alla luce dei fatti, è diventato inquietante: “Io sono la pallottola in canna”, e sempre la Nike ha eliminato dal sito ufficiale il video dell’atleta. Rimossi anche gli slogan sopra le sue protesi.

Annullato dal marketing, rinnegato dalla pubblicità e dagli sponsors, ma impossibile da cancellare dalla mente di chi l’ha visto gareggiare, perché questo campione, che è e rimarrà tale anche se colpevole, è stato accolto di diritto nel regno dei grandi innovatori, di coloro che hanno rovesciato le prospettive e superato le definizioni. Di coloro che, per dirla con un famoso slogan di Apple, sono stati abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, e l’hanno cambiato davvero.


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