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Pitch Black – David Twohy, 2000

Creato il 28 dicembre 2012 da Paolo_ottomano @cinemastino
Pelato!

Pelato!

Non ricordavo di che anno fosse Pitch Black, ma il titolo mi ronzava in testa da un po’ di tempo. L’ho scaricato (…) e l’ho visto solo un giorno dopo, e non capita spesso: in genere aspetto prima di avere una videoteca molto fornita per poi avere l’imbarazzo della scelta. Un piccolo piacere prima di quello più grande di vedere il film che ho scelto, sperando che sia all’altezza delle aspettative. In due parole: un’astronave precipita su un pianeta pieno di luce, con tre soli a illuminarlo, ma presto l’equipaggio dovrà affrontare la paura più grande: il buio pesto.

Su Mymovies si legge che Pitch Black è un “un B-movie (così) attento alla qualità dell’immagine e della storia. Capace di guardare al passato della fantascienza orrorifica senza crogiolarsi nella pura e semplice rivisitazione di un genere”. Tutto vero, anche se definirlo B-movie è eccessivo: molti film considerati blockbuster, anche pieni di star, sono peggiori di Pitch Black. È un difetto ancora più grave se escono dieci anni dopo, come Prometheus (Ridley Scott, 2012). Non mi è piaciuto molto, Prometheus, soprattutto perchè gonfiato da aspettative troppo rosee e perchè si è rivelato un calco mal riuscito di Alien (trovate una spiegazione più dettagliata in questa recensione). Pitch Black, invece, è un film onesto. È evidente che molte sequenze ricordano i capisaldi della fantascienza al cinema, da Star Wars allo stesso Alien, ma qui nessuno spaccia nullo per grandioso, innovativo, rivoluzionario. Oltre a questo grande pregio, il film ne ha comunque degli altri: la storia è avvincente, i colpi di scena ci sono e non sono scontati – forse chi mastica più fantascienza di me può contraddirmi. I personaggi sono ben caratterizzati, ciascuno con i suoi fantasmi, anche se qualche battuta poco felice esce dalla bocca di quasi tutti loro, a turno. La fotografia e la regia, poi, sono molto curate e sottomesse alla storia: è un pregio anche questo, nonostante la parola sottomesse si trascini un’aura negativa.

Insomma: un buon lavoro d’artigianato. Niente oscar ma nemmeno lo scaffale dei dvd in offerta a 50 centesimi.



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