Interessantissima conferenza The Fragrance of the Future 2010 a cura di di Futuretaste a Pitti Fragranze. Il tema era, naturalmente, il profumo del futuro. Sono state analizzate tre grandi tendenze per prevedere cosa annuseremo e indosseremo maggiormente nei prossimi anni. I risultati sono stati per certi versi sorprendenti: il ritorno del cuoio, il revival dell’orientale e il verde. Futuretaste arriva a questa conclusione anche grazie al lavoro di critica sui profumi esistenti da parte dei bloggers. Mentre mi accingo a scrivere su questo blog mi domando se anche a me piaccia davvero così tanto l’essenza di pino. Pare che ricordi l’infanzia, e sia qualcosa di arioso, fresco, puro, selvatico.
Le essenza più calde sono contraddittorie: se da un lato quelle più animali le trovo intrusive, quelle orientali le ho amate molto in passato. Ricordo di aver stordito decine di persone solo avvicinandomi a loro immersa in Venezia della Biagiotti. Forse ora non lo rifarei, ma l’ho fatto. Più recentemente sono stata a lungo infatuata di Opium (quello nella versione originale). Mi circonderei di mirra e incenso, adoro l’Oudh.
Durante la presentazione, abbiamo potuto effettuare delle degustazioni in tema con le essenze di cui si parlava. E nulla era lasciato al caso: il vino di Château Musar, il gelato di Carapina e le tisane di Schianchi.
Nel frattempo giravano di mano in mano essenze primarie come l’essenza più “animale”, l’oudh, il galbano e il pino. Non riuscivo a separami dall’oudh. Ho accolto l’arrivo del pino con sufficienza, memore di non-glorie dei profumi (Pino Silvestre…). Lo annuso. Lo riannuso. Lo speaker dice: “Ecco, adesso state annusando un pino femminile.” Ha ragione, non è per niente come Pino Silvestre! Lo passo alla mia vicina. Inaspettatamente, ne arriva un altro uguale. Sì, è di nuovo lui. Allora è destino. E sia. Il cartoncino con il pino femminile è finito nella mia agendina, profuma i miei giorni e mi accompagna ancora. D’altronde sono o non sono una blogger?