Più buio di mezzanotte
di Sebastiano Riso
con Davide Capone, Micaela Ramazzotti
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 98'
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Istruzioni per l'uso: "La Semaine de la Critique"
nasce nel 1962 come reazione al concorso ufficiale del festival di
Cannes, ritenuto conformista e fin troppo rispettoso della tradizione.
L'intento, oggi come allora, era quello di presentare pellicole
indipendenti e originali, capaci di marcare in maniera più netta il
distacco con il resto del cinema contemporaneo. Esserne parte in causa
in qualità di regista rappresenta dunque, un'investitura impegnativa,
sia in termini di aspettative, che di qualità artistica. Una segno di
distinzione che può aiutare a comprendere "Più buio di mezzanotte",
opera prima di Sebastiano Riso, appena passato nella sezione in
questione, così com'era capitato lo scorso anno a "
Salvo".
Con
la differenza che il film di Riso, al contrario di quello di Fabio
Grassadonia e Antonio Piazza, ha dalla sua parte una distribuzione
certa, essendo il film coprodotto da Rai Cinema. Questo per testimoniare
di un'eccezionalità cinematografica che non si ferma ai contenuti ma
continua nel suo percorso di diffusione e visibilità.
La storia,
ispirata da persone realmente esistite, racconta i "400 colpi" di
Davide, adolescente omosessuale in fuga da un'esistenza infelice e da un
padre aguzzino, che un giorno si unisce ad un gruppo di ragazzi di
strada con i quali intraprende un esistenza raminga alla scoperta di un
mondo vagheggiato e sconosciuto.
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Se, istintivamente, si sarebbe
portati a pensare che l'essenza del film si concentri sulla
particolarità della materia narrativa - intessuta di evidenze che il
film tratta con pudore ma senza falsità- "Più buio di mezzanotte" va
oltre la tematica dell'identità sessuale. La sequenza iniziale è infatti
esplicativa di un travaglio interiore che è già diventato
consapevolezza, con Davide ripreso in primo piano, e subito dopo immerso
in uno spazio arredato a immagine e somiglianza di una personalità
esplosa nell'abbigliamento eccentrico, e sui poster che tappezzano le
pareti del suo rifugio. Quel che viene dopo invece, è l'affermazione di
una diversità pronta a uscire allo scoperto attraverso un apprendistato,
drammatico e insieme meravigliato, in cui sofferenza e distacco
diventano il prezzo da pagare ad una coerenza vissuta fino in fondo.
Vanno in questa direzione sia il filone principale della storia, quello
dedicato all'amicizia di Davide con Rettore e la sua compagnia, sia
quello secondario, conseguenza di un passato famigliare segnato da
incapacità genitorali e credenze popolari, come quella del padre di
Davide (un ottimo Vincenzo Amato) che pensa di curarne la "malattia" con
rimedi farmateutici e medicinali. Ambientato in una
Catania rimodellata
sulle coordinate di uno sguardo (del regista) febbrile e insieme
fantasmatico, perfettamente in sintonia con l'immaginario appassionato
dell'efebico protagonista (Davide Capone), "Più buio di mezzanotte"
assume la connotazione di un romanzo di formazione che pesca in un
immaginario estetico e cinematografico eterogeno. Da quello
iconografico, intessuto di echi almodovariani (il tormentone musicale
"Amore Stella" di Donatella Rettore, con quello che ne consegue in
termini di rappresentazione scenica) e del Fassbinder di "Querelle de
Brest", ripreso nel commento emotivo della vicenda, reso attraverso
cromatismi dominanti e fortemente contrastati che riversano sullo
schermo l'
eros e
thanatos prodotto dalla stato d'animo
e dalle pulsioni dei paesaggio umano. A quello narrativo, poetico e
insieme favolistico, ben riassunto dal piano sequenza, girato nei vicoli
della suburra, che sembra rubato a un film della
Marvel, con
gli amici del protagonista al centro della strada che avanzano con le
movenze e la disinvoltura un gruppo di super eroi; oppure al dettaglio
del vestito di lino bianco, che rende eguali il padre di Davide e
l'ambiguo protettore, interpretato da Pippo del Bono, lupi cattivi di
una favola nera. Sebastiano Riso non fa sconti a nessuno, e seppur in
presenza di qualche ingenuità - il canto collettivo all'interno della
macchina è troppo scontanto per non stridere con l'originalità del
comparto visivo- costruisce un'opera rarefatta e insieme potente, in cui
anche l'omosessualità, una volta tanto, viene restituita alla dignità
che le spetta. Appena uscito nella sale italiane, "Più buio di
mezzanotte" è un film da vedere.
(
pubblicata su ondacinema.it)