Dalla serie "Mouths of Truth", © Fulvio Bortolozzo 2010.
Non ho mai fatto spot elettorali per nessuno, né ho fin qui usato il mio sito e i miei blog per sostenere candidature mie o di amici e parenti. Premetto queste cose perché gradirei che chi non mi conosce di persona eviti di "pensar male" leggendo le successive righe, visto che il mio più recente progetto culturale è attivo da un anno in una villa di proprietà della Regione Piemonte. Gli amici invece sanno già bene che non sono persona incline a cedere alle pressioni, o al puro e semplice interesse privato, nel valutare cosa dovrei fare.
Detto questo, vorrei scrivere qualche considerazione sui due candidati principali alla Presidenza della Regione Piemonte: Mercedes Bresso (Presidente uscente) e Roberto Cota. Non li conosco di persona e quindi per me, come per moltissimi altri elettori, sono delle figure mediatiche. Il primo distinguo è "a pelle": Bresso appare borghese e colta, Cota popolare e diretto. Per via della mia umile estrazione sociale, dovrebbe essermi quindi più simpatico Cota. Scrivo dovrebbe, perché ho già visto varie volte Cota in televisione districarsi con fatica evidente nei diversi piani logici dei ragionamenti che gli si paravano davanti. Nonostante sia avvocato, mi dà sempre l'impressione di un eccessivo impaccio, come capitava a scuola quando ci si preparava all'ultimo minuto per l'interrogazione di Italiano o Storia. La Bresso sembra invece la prima della classe. Sempre pronta e preparata, o almeno così riesce a far credere. Nel loro confronto avvenuto il 17 marzo scorso al Circolo della Stampa di Torino, con la conduzione del bravissimo Giovanni Floris momentaneamente in vacanza da Ballarò "per cause di forza maggiore", questi caratteri dei due personaggi sono emersi in grande evidenza.
Temo di conseguenza che molte persone potranno finire per essere sedotte dall'incerto e vivace scolaro rispetto alla diligente e composta sua compagna di classe. Sta difatti nell'ordine delle cose di tifare per Pinocchio contro il Grillo Parlante. Peccato però che amministrare una regione come il Piemonte non sia una questione di simpatia o antipatia, ma di competenza e incompetenza. Gli anni dal 2010 al 2015 si prevede che saranno particolarmente duri. Ci vorrà molta pazienza, e persino fantasia amministrativa, oltre a tanta solidarietà sociale, per evitare ai cittadini di affrontare prove esistenziali davvero crudeli. Penso per questo che chi ha già dignitosamente governato possa avere più chance di farcela rispetto a chi dovrebbe affrontare per la prima volta la sfida. Soprattutto pensando che non ci sarà molto spazio per, scusate il francesismo, "fare cazzate" e poi eventualmente rimediare. Forse stavolta non avremo gli esami a settembre.
Per questo motivo, andrò a votare la prima della classe, contro la mia storia di ragazzino indisciplinato e vivace. Perché sono diventato l'uomo che sono grazie a professori brillanti, dottori capaci di curarmi, servizi in grado di farmi muovere e studiare. Tutte cose che la mia famiglia da sola non avrebbe potuto garantirmi. Ci pensò, gratis, uno Stato Italiano nel quale ancora agivano figure che ne avevano il senso, che concepivano il lavoro pubblico come missione, come servizio alla collettività. Sì, quello Stato lì, l'ho sperimentato di persona, da bambino e da ragazzino a Torino: dove il figlio di immigrati veneti giocava e studiava con i piemontesi (dei quali ho imparato a capire la lingua grazie agli amici che mi insegnavano a cantare le canzoni di Gipo Farassino o mi portavano a vedere le commedie dialettali), con i calabresi che, assieme ai siciliani e ai pugliesi, mi fecero il regalo di venir promosso sul campo dai piemontesi da "terrone del Nord" a "fratello alpino", lasciando a loro l'ingrato ultimo posto nella classifica etnica locale ;-)
Insomma, non voglio fare la parodia del libro Cuore, ma forse, in vista del 2011, si tratta di rimboccarsi le maniche e fare finalmente 'sti benedetti Italiani, non importa se sono nati a Vicenza, Torino, Messina, Tirana o Tangeri. Per fare questo, in via eccezionale, abbiamo bisogno dei primi della classe, sperando che lo siano per davvero. Per la vivacità ci sarà tempo più avanti, in acque più tranquille. In fondo, con gli anni, è capitato anche a me, la vivacità si attenua e la riflessione prende piede. Tra cinque anni, forse, Cota sarà più pronto di quanto non lo sia oggi.
Concludendo in parodia, direi insieme al quantunquamente più grande filosofo italiano vivente, Cetto la Qualunque:
"PIÙ MERCEDES PER TUTTI!" :-D
Dalla serie "Mouths of Truth", © Fulvio Bortolozzo 2010.
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