Domenica 8 settembre a Manisa, l'antica Magnesia poco distante da Izmir sull'Egeo, è stato dato riscontro festante e solenne ad una nuova realtà: da qualche mese, la Nutella - già da tempo presente sugli scaffali dei supermercati con crescente successo - viene ormai direttamente confezionata in uno stabilimento Ferrero (il diciannovesimo, in attesa del ventesimo in Messico: per un approccio autenticamente globale con volume d'affari di 8 miliardi di euro all'anno), insieme al Kinder Pinguì e al Kinder Fetta al latte. Una tra le 1044 aziende italiane attive in Turchia.
Ospiti d'onore, il vice premier Bülent Arınç: che davanti a una vasta platea di autorità (governatore, sindaco, deputati), imprenditori e impiegati - oltre che al management italiano - ha confessato di comprare i prodotti Kinder - ovetti compresi - per i nipoti, di rifornirsi di cioccolatini al duty free - per graditi regali - di ritorno da viaggi all'estero, di avere una moglie che mangia abitualmente la Nutella; e il vice ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda: che più prosaicamente ha ribadito l'importanza strategica dei rapporti tra Italia e Turchia, un "paese focus per il biennio 2013-2014" in cui l'Italia è il quinto partner per volumi di scambio e il quarto per investimenti "in tutti i settori industriali più rilevanti". L'impegno della Ferrero è imponente: un costo complessivo 90 milioni si euro; un'area di 146.000 mq., di cui 22.000 coperti; "una produzione iniziale di 30.000 tonnellate che con un piccolo investimento possono arrivare a 50.000", ha raccontato a L'Indro il direttore della Ferrero per il Mediterraneo orientale Renato Danna.
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