In questo luglio rovente fa caldo anche qui, tra le mie montagne, è un caldo sopportabile, per carità, ma lì, a portata di mano c’è la funivia che porta in alta quota e allora perché non approfittarne?
La prima impressione, quando si scende dalla cabina, è di una temperatura quasi fresca, ma passa subito: anche qui il sole picchia come un martello, ma fortunatamente ogni tanto si nasconde dietro una nuvola.
Decido di salire più su, verso i duemila metri e imbocco la strada sterrata.
Ad ogni curva mi soffermo a osservare il panorama (e a tirare il fiato) e, ad ogni curva, il panorama cambia, si allarga, abbraccia tutte le montagne intorno e laggiù, avvolta nella foschia della calura estiva, la pianura che si stende a perdita d’occhio.
La salita è faticosa, ma regala nuovi sguardi ad ogni passo e permette di misurare la propria forza, il fiato, le gambe e, ad ogni passo, sposta un po’ più in là il limite e ti aiuta a capite te stesso e ciò che puoi fare.
La salita è educativa e gratificante, è una sfida buona che ti aiuta a crescere (anche se ti senti abbondantemente cresciuto), ti premia con la fatica, ma anche con la soddisfazione di riuscire a mettere un passo dopo l’altro.
E quando arrivi ti volti indietro, guardi la strada percorsa e ti senti bene.