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« Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti » Isaac Newton, 1676 Ore passate a studiare pagine di dimostrazioni fatte di gamma, ics, ipsolon. Cose che non capivo e che non mi piacevano. In quinto liceo avevo un professore di fisica pazzesco, geniale, ma geniale davvero, laureato alla Normale di Pisa, che però non era un buon insegnante, perché a spiegare non era capace. Riempiva la lavagna di numeri e lettere, di esempi micro o macroscopici, di infiniti infinitamente piccoli e infinitamente grandi.. Scriveva scriveva scriveva, poi sottolineava, cerchiava, cancellava e aggiustava. Vi lascio immaginare i nostri appunti com'erano ordinati... Spesso arrivava alla conclusione che tanto non potevamo capire, perché non avevamo strumenti matematici sufficienti. Bene. Pagine e pagine del mio quaderno buttate via per dimostrazioni che non avrei mai potuto nemmeno capire vagamente. Quel prof mi stava simpatico, anche se un po' l'odiavo pure. Ce l'aveva con me, da quando aveva scoperto che avevo 9 pieno a matematica pretendeva un risultato simile a fisica. A me fisica non è mai piaciuta, né con lui né con il professore di prima, che magari non era geniale ma era un grande insegnante. È stata una materia che per forza ho dovuto studiare, ma non per piacere. 9 pieno non ce l'ho mai avuto, giustamente. Comunque gran parte del quinto anno l'ho passato studiando la teoria della relatività pubblicata da Einstein nel 1905, teoria che insieme ad altri fattori determinò il crollo delle certezze meccanicistiche che avevano caratterizzato tutto il positivismo. La studiavo a fisica, a filosofia, a storia dell'arte (Picasso ne era stato influenzato), perfino a inglese e a italiano. Me l'hanno chiesta anche alla maturità, all'orale quello esterno di fisica, che in realtà era un ingegnere, se ne esce con una domanda leggermente, ma leggermente, generale: “Che cosa ha fatto Einstein?”. Dopo il primo momento di panico dovuto al fatto che per nove mesi avevamo parlato di quello che aveva fatto Einstein, ho attaccato a parlare di fotoni, relatività, spazio, tempo, esperimenti vari, velocità della luce. Già, velocità della luce. 3,8 Km/s. Un dato che avrò scritto due milioni di volte nei problemi. Pare sia stata battuta. Wow. Uno a zero per i ricercatori del CERN e del Gran Sasso. Due di loro li ho pure conosciuti. Avevano frequentato il mio liceo, sono tornati nella loro vecchia scuola per orientare i nuovi studenti. Il primo avrà avuto quarant'anni, anche di più, lavorava al laboratorio del Gran Sasso. Ha passato un pomeriggio a parlare di neutrini sparati da Ginevra che poi arrivavano in Abruzzo passando sottoterra. Io ho passato un pomeriggio a sbadigliare, perché in fondo in fondo non mi sembrava così entusiasmante parlare di questi esseri privi di carica. Il secondo era un ragazzo neolaureato in fisica, molto molto bravo, per scrivere la tesi aveva collaborato con alcuni ricercatori del CERN e poi era diventato anche lui uno di loro. Lui era entusiasta. Era anche molto affascinante, gesticolava e spuntava spesso un sorriso, tra la barba. Quella mattina ascoltandolo non ho sbadigliato, però ho capito che non avrei voluto lavorare in un laboratorio per scoprire cose che poi alla fine nessuno capisce. Anche oggi in fondo stiamo tutti a parlare di velocità della luce superata, di neutrini che viaggiano dalla Svizzera a noi, ma in fondo che ne sappiamo? Che cosa sono poi, in effetti, questi neutrini? Mah... Comunque pare che questa scoperta metta in crisi la teoria della relatività che abbiamo studiato più o meno tutti. Era chiaro che sarebbe successo. La scienza a me piace per questo, perché ti offre certezze, ma non in eterno. Non è sempre uguale a se stessa. La scienza si evolve, come si evolvono gli esseri viventi per adattarsi al mondo, la scienza va avanti riuscendo a descrivere sempre meglio la realtà, ma mai in maniera definitiva. Popper lo diceva che la scienza non è altro che l'insieme delle proposizioni falsificabili, che la scienza non è dogmatica, ma critica. Quando un'ipotesi viene falsificata deve essere sostituita da un'altra ipotesi, a sua volta sottoposta a numerosi controlli fino alla sua falsificazione. La scienza, per Popper, è una serie ininterrotta di congetture e falsificazioni. Le congetture rimarranno sempre tali fin quando non verranno falsificate. La scienza è, perciò, molto incerta, provvisoria, sempre sull'orlo della smentita sperimentale. Questo approccio falsificazionista popperiano però non esclude l'esistenza della verità, anzi richiede un concetto di verità per poter concepire il falso. Popper non nega la verità, ma l'esistenza di un criterio in grado di riconoscerla. Ogni scienziato prova a costruire teorie vere, ma non può dimostrare che lo sono, può soltanto mostrare che la sua teoria ha resistito a numerosi tentativi di falsificazione. Per lo scienziato la verità è come una vetta avvolta dalla nebbia per uno scalatore. Insomma, c'era da aspettarselo che prima o poi la teoria della relatività, che aveva messo in crisi e superato quella meccanicista di Isaac Newton, sarebbe stata a sua volta messa in crisi. Forse verrà superata tra poco, forse ci vorrà ancora molto e molto tempo, ma accadrà, perché la scienza si evolve, è questo il bello. Anche se non so che cosa sono i neutrini, mi sembra emozionante essere sull'orlo di una nuova rivoluzione scientifica, anche se questo non mi cambierà certo la vita quotidiana.
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