Piume d'Angelo - Capitolo 8 | Eredità del passato

Da Sofiastella84 @Sw3etValent1na

Alex si guardò allo specchio. Aveva perso qualche chilo, ma almeno i muscoli non le si erano completamente atrofizzati e i capelli erano tornati del loro colore. Joshua si era premurato di farglieli acconciare in un pratico caschetto corto, mentre era in coma.
Quel giorno avevano ospiti importanti. Andò all'armadio e scelse abiti adatti.
Si guardò di nuovo allo specchio, prima di scendere. Si passò una mano tra i capelli, raddrizzò il colletto della camicia, sistemò il maglione perché cadesse morbido sulle anche, rassettò una piega della gonna, tirò una grinza dei collant e indossò un paio di All Star con i cuori rosa.
Si mordicchiò un labbro. Era nervosa.
Sigmund Ratatosk, Tabatha Rossetti e Joshua l'attendevano seduti al tavolo, mentre Milla, molto carina nel suo vestitino di velluto viola decorato di merletto, serviva loro il tè.
Sigmund somigliava a Joshua e Milla per quanto riguardava i lineamenti del volto, ma, al contrario dei fratelli, aveva i capelli castano scuro e gli occhi nocciola. Anche lui, come Joshua, era alto e longilineo. Vestiva elegante, con un completo grigio antracite abbinato a una camicia di seta bianca, una cravatta azzurra e un paio di scarpe di vernice.
Tabatha portava l'uniforme azzurra della Flotta di Midgard. Aveva raccolto i capelli castani in un crocchio severo e sedeva rigida sulla sedia.
Joshua stonava un po' con la sua felpa rosso maraschino con il cappuccio, i jeans e le scarpe da ginnastica con la suola arancione fluo. Alex non l'aveva mai visto indossare abiti eleganti. Si chiese se ce ne fossero, nel suo guardaroba, o se possedesse solo felpe, jeans, tute, scarponi, stivali e scarpe da ginnastica.
Milla invece, che indossasse una tuta o uno dei suoi abitini, era sempre elegante. Un dono innato.
Alex prese posto accanto a Joshua, Milla servì il tè, poi si accomodò accanto a lei.
"Tabatha la conosci già" disse Joshua. "Lui è nostro fratello, Sigmund Ratatosk."
"Sì, so chi è..." replicò Alex, grattandosi il naso, imbarazzata. "Il Presidente della Fondazione Asgard, CEO delle Industrie Ratatosk. Uno degli uomini più potenti di tutta la Galassia."
"Non esageriamo" si schermì Sigmund. "Joshua mi ha detto che ti chiami Alex."
"Il nome completo è Alexandra Owen, è il nome che mi hanno assegnato i miei tutori. Nel Progetto di cui facevo parte ero designata come Prototipo M-02. Il Progetto era denominato Metatron. La nostra designer si chiamava Serafina De Angelis. Era in contatto con vostro padre, il dottor Ratatosk."
"Sapevamo dell'esistenza di Metatron e della sua relazione con Serafina De Angelis" disse Sigmund.
"Non crediamo che avessero una relazione romantica" interloquì Joshua. "È vero, i corpi di papà e della dottoressa sono stati trovati privi di vita in un love hotel di Chiba City. Papà impugnava ancora la pistola, ma noi non crediamo alla tesi dell'omicidio-suicidio. Non era per soddisfare i piaceri della carne che s'incontravano. Inoltre, non avrebbero mai scelto un love hotel di Chiba City per vedersi."
Alex abbassò lo sguardo sul liquido dorato che andava raffreddandosi nella tazza.
"La mamma si confidava con noi. Diceva di essersi innamorata, anche se il suo amore non era corrisposto. Diceva che se le fosse successo qualcosa, avremmo dovuto rivolgerci a Emilio. Si fidava di lui. Non gli ha mai dichiarato il suo amore. Era un tipo all'antica e teneva un diario di tutto quello che le accadeva. Nel diario scriveva che Emilio era d'accordo con lei, che creare bambini per trasformarli in soldati era disumano, che non avrebbero mai dovuto accettare di occuparsi di quei progetti e che se fossero riusciti a contattare Nakamura e se lui fosse stato d'accordo, avrebbero potuto fermare tutto."
"Nakamura?" chiese Joshua.
"Il professor Yoshihiko Nakamura dell'Università di Tokyo. Era un teorico, ma dopo la mamma e il dottor Ratatosk, era considerato un'autorità nel campo dell'ingegneria genetica. Nel diario c'era scritto che Nakamura si occupava del Progetto Seraphim, che insieme a Ragnarok e Metatron costituiva una triade di progetti attivi di un progetto unico denominato Human Evolution Project."
"Come sai tutte queste cose?"
"Dopo la morte della mamma ho recuperato il suo diario. Sapevo dove lo teneva. Volevo capire."
"Cos'altro c'era scritto sul diario?"
"Informazioni su Ragnarok e ciò che lei ed Emilio avevano intuito su Seraphim dalle informazioni che erano riusciti a scucire a Nakamura, ma... ero una bambina e non ricordo quelle pagine nei dettagli."  
"I nostri archivi sono andati distrutti con la colonia orbitale di Sigma Orionis" disse Sigmund. "Abbiamo perduto il dossier che nostro padre aveva compilato sugli altri due Progetti. Puoi parlarci di Metatron e Seraphim?"
"Non posso parlarvi di Seraphim, perché non ricordo cosa avesse scritto la mamma; ricordo solo il nome del Progetto, che mi aveva colpita, dal momento che era il nome della mamma tradotto in inglese. Erano appunti molto tecnici, completi di schemi e formule... probabilmente avevano a che fare con la manipolazione del DNA del nascituro per ottenere combinazioni particolari di abilità psichiche, robustezza fisica, agilità, intelligenza, resistenza... parametri di questo tipo. Posso parlarvi di Metatron. Di ciò che ricordo e di ciò che ho intuito e... dell'incidente che ha avuto luogo dieci anni fa."
Alex fece una pausa per raccogliere le idee.
"Metatron era finalizzato alla creazione di un essere 'perfetto', con poteri divini. Avrebbe dovuto produrre un solo esemplare, dotato di un potere in grado di dare la vita o la morte, secondo la volontà del portatore. Un potere in grado di agire a livello sub-atomico per disgregare la materia o rigenerarla."
"Tu avresti questo potere?" chiese Joshua, sbigottito.
Rivolse lo sguardo a Milla e Sigmund e vide che erano increduli quanto lui.
"Non io" si affrettò ad aggiungere Alex, interpretando i loro sguardi. "La mia gemella."
"Hai una gemella?" ribatté Sigmund. "È un'occorrenza incredibilmente rara per un bambino prestrutturato."
"Non è accaduto per caso. La mamma ci ha create così. M-00 avrebbe dovuto essere un archetipo, dal quale sarebbe discesa una nuova razza di esseri umani, costruiti su misura, potenziati geneticamente, dotati di maggior intelligenza, una migliore forma fisica e poteri psichici. O almeno, questo era quanto scritto sulla carta. Non sappiamo a quale genere di pressioni abbia dovuto far fronte la mamma, prima di cedere alle richieste dei promotori del Progetto. Era credente, di fede Cattolica. Aveva fatto quegli studi per migliorare la vita dell'uomo, non per creare una nuova razza di super-umani. Decise di accettare quando i militari, che avevano in cura la sorella, ex-soldatessa, malata di cancro, minacciarono di sospendere la terapia, se si fosse rifiutata di collaborare. La mamma si rendeva conto che, se avesse creato quell'essere e quell'essere fosse sfuggito al controllo, avrebbe potuto verificarsi una catastrofe, così concepì l'idea di creare un secondo essere, con il potere di bloccare o annullare completamente il potere del primo. Utilizzò il proprio DNA come base per creare un modello sofisticato che desse vita a una coppia di gemelli con poteri opposti e complementari, che chiamò con i nomi angelici di 'Metatron' e 'Sandalphon'. Non escluse dal DNA la codifica per la generazione di esseri di sesso femminile e dalla cellula uovo fecondata si svilupparono due bambine. Due gemelle identiche. Era una scommessa. Anche se eravamo bambine prestrutturate, anche se la capsula incubatrice che ci avrebbe cresciute e nutrite per i nove mesi standard di una gestazione umana era di ultimo modello, appositamente progettata e costruita per l'utilizzo nel Progetto Metatron, potevamo morire, nascere siamesi, deformi, con una qualsiasi malformazione congenita. L'incubatrice poteva monitorare le nostre funzioni vitali e nutrirci, ma non poteva scongiurare i capricci del caso. Non era una macchina così evoluta. Ci ha raccontato di aver pianto, quando siamo 'nate'."
Prese un sorso di tè. La miscela, speziata, era deliziosa.
"La mamma - Serafina, ci considerava come figlie. Ne era talmente convinta, che anche i suoi collaboratori finirono con il piegarsi al suo gioco. Mia sorella e io vivevamo con la nostra 'mamma' in una villetta isolata nel perimetro del Centro. Il Centro per noi era 'la scuola' e 'l'ospedale'. Gli altri scienziati, erano 'il dottore', 'l'infermiera', 'la maestra'. Un enorme gioco di simulazione. Serafina ci aveva dato dei veri e propri nomi. Io ero la portatrice di Sandalphon, per cui mi chiamò Sarah e mia sorella, che possedeva Metatron, Marie. Non faceva distinzioni tra me e Marie, ma i suoi collaboratori avevano paura del potere che s'annidava in mia sorella. Marie stessa non comprendeva a fondo l'entità del suo potere e la sua pericolosità, per cui non era raro che, durante un accesso di rabbia o per un capriccio, avvenisse qualche incidente. Io potevo 'controllare' Marie, per cui si rilassavano solo quando anch'io ero con lei. Se la trovavano da sola a girare per i corridoi del Centro o in giardino, le rivolgevano parole dure e le intimavano di andare a giocare in casa. A volte non avevo voglia di farle da babysitter. «Sei una palla! Va' a giocare da sola!». Mezz'ora dopo tornava con le lacrime agli occhi e un animale morto tra le braccia. «Io non volevo...». Quando si arrabbiava, faceva esplodere gli organi degli esseri viventi. Dall'interno. L'episodio peggiore avvenne quando morì Serafina."
Alex strinse le mani intorno alla tazza con tanta forza da far sbiancare le nocche.
Joshua se ne accorse e le posò una mano sul braccio. Alex allentò la presa e riprese il racconto.
"Marie perse completamente il controllo e, prima che potessi fermarla, aveva massacrato metà del personale del Centro, distrutto completamente un'ala dell'edificio, ridotto la villa in cui vivevamo in macerie. I collaboratori di Serafina l'avrebbero 'terminata'. M-01 era un mostro... ma restava pur sempre mia sorella; così l'ho protetta nell'unico modo in cui potevo - sigillando i suoi poteri e cancellando la sua memoria. Quando ci trovarono, coperte di sangue, tra le macerie, Marie giaceva sul terreno, incapace di sollevarsi in piedi, parlare, camminare. Avevo cancellato tutto, reset completo. Spiegai che avevo sigillato i suoi poteri, ripulito la sua memoria e implorai che fosse risparmiata."
Alex si fermò per intingere un biscotto nel tè. Anche i biscotti, fatti in casa da Milla, erano buonissimi.
"Cos'è successo dopo?" chiese Milla, dopo un lungo momento di silenzio.
"Fummo trasferite in un altro istituto, dove Marie venne sottoposta a riabilitazione e condizionamento. Restava pur sempre una bambina di dieci anni, per cui non poteva essere affidata a un tutore completamente priva di quelle nozioni e conoscenze che una bambina di quell'età avrebbe dovuto avere. Le diedero anche una nuova memoria. Due giovani scienziati che avevano collaborato al progetto accettarono di diventare i nostri tutori e ci 'adottarono'. A mia sorella venne fatto credere di essere figlia loro. La casa in cui ci trasferimmo nei sobborghi di Londra fu allestita a regola d'arte, con tanto di fotografie che documentavano la nostra nascita presso quello famiglia."
"Che ne è stato del Progetto?" chiese Sigmund.
"Metatron non è proseguito. Constatato che mia sorella era priva di qualsiasi potere, m'inserirono in un programma d'addestramento per spie e mi assegnarono un supervisore, Cole Edwards. È lui che firma i miei ordini di missione, ma credo che a sua volta prenda ordini dall'ammiraglio Shouji Ueda."
Sigmund e Joshua si scambiarono un'occhiata eloquente.
"Cosa ti fa pensare che sia Ueda a dare ordini a Edwards e non un altro ufficiale della Flotta?"
"Non posso affermarlo con sicurezza, ma posso dirvi che veniva a fare ispezioni regolari al Centro ed è stato lui a inserirmi nel programma d'addestramento. Con Edwards si conoscono personalmente."
"Così Ueda veniva anche da voi, eh?" osservò Joshua.
"Sulla morte di nostro padre e della dottoressa De Angelis abbiamo una nostra teoria" disse Sigmund. "Quando te l'avremo riferita, se sei d'accordo, vorremmo farti una proposta di collaborazione."
"Dipende dalla proposta" replicò Alex. "Comunque, qual è questa vostra teoria?"
"Come ci hai confermato tu stessa, nostro padre e la dottoressa De Angelis volevano fermare il Progetto. Pensiamo che sia per questo che sono stati uccisi. Ciò che ci hai riferito su Serafina, che il suo amore non era corrisposto, ma che non ha mai dichiarato i suoi sentimenti, ci fa pensare che nostro padre non fosse a conoscenza del fatto che la dottoressa De Angelis, segretamente, lo amava. Lo sapeva, però, chi ha sfruttato questa conoscenza per ucciderli e far sembrare che la loro morte fosse dovuta a un omicidio-suicidio. Chiunque abbia dato l'ordine, doveva essere abbastanza vicino a Serafina per conoscere i suoi sentimenti nei confronti di nostro padre. Non possiamo escludere Nakamura dalla lista dei possibili informatori, ma chi altri avrebbe potuto aver accesso al diario di Serafina a parte voi bambine?"
"Il diario era su HoloNet. Era nel suo spazio personale ed era protetto da password, ma il suo profilo sono riuscita a violarlo persino io che avevo nove anni. Serafina non era sveglia da questo punto di vista. Persino i suoi collaboratori si lamentavano della sua mancanza di buon senso nel trattare i dati delle ricerche. Lasciava l'hPad ovunque, liberamente accessibile da chiunque, perché non era capace di impostare una sequenza di blocco e, se anche lo avesse fatto, se ne sarebbe completamente dimenticata e non sarebbe mai più riuscita ad accedere ai dati; usava password ovvie, perché era smemorata in una maniera vergognosa; appiccicava biglietti olografici sul frigo e sulle mensole di cucina per non dimenticare gli appuntamenti e le date importanti. Aveva sempre la testa nelle sue formule. La password per accedere al suo account HoloNet era una combinazione dei nostri nomi e della nostra data di nascita. Qualsiasi ricercatore del Centro avrebbe potuto accedere al diario. Cosa mi dite di vostro padre?"
"Era paranoico!" esclamò Joshua. "Vedeva spie dappertutto. Salvava i dati in locale. Aveva fatto installare un sistema di protezione dei server della colonia che era il più sicuro sulla piazza, all'epoca e il suo terminale era protetto da una password associata ai suoi dati biometrici. Lasciava spesso la colonia e non lasciava detto a nessuno dove andasse o per quanto tempo sarebbe stato via. Abbiamo saputo di Serafina quando hanno annunciato la loro morte su HoloNet. Dopo la sua morte siamo riusciti a ricostruire la vicenda solo grazie alla sua corrispondenza con Serafina."
"Dalle nostre ricerche" interloquì Sigmund, "E da quanto ci hai raccontato, emerge chiaramente il fatto che di Progetti attivi ce n'erano tre, che non erano separati, nonostante l'intento di chi li aveva commissionati fosse quello di lasciare i rispettivi direttori delle ricerche all'oscuro di quanto stessero facendo i colleghi, ma che facevano parte di un'unico progetto più ampio, lo Human Evolution Project. Sappiamo che Ueda era un referente per almeno due Progetti, perché faceva ispezioni regolari sia alla colonia, che al Centro. Per cui questo ci fa supporre che siano coinvolte le alte sfere militari della Federazione. Ma la Federazione ha molte spese e progetti come lo Human Evolution devono essere onerosi da finanziare, perciò non è realistico che questo progetto avesse nella Federazione il suo unico sponsor. Inoltre, in qualche modo, la tua vicenda, Alex, è legata a Genesis e alla guerra tra l'OSF e la Federazione. Non può essere una mera coincidenza. Ci deve essere qualcuno che tira le fila, qualcuno abbastanza potente da finanziare progetti per l'evoluzione umana e giocare con i capi della Federazione e dell'OSF come fossero pedine su una scacchiera. Noi vorremmo scoprire chi c'è dietro a tutto questo."
Sigmund guardò Joshua, che annuì.
"Ti andrebbe di aiutarci?"

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