PC
Livello di Attesa
6.5
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Genere: Gioco di Ruolo, Simulazione
Sviluppatore: Alexander Poysky, Vitali Kirpu
Produttore: Quadro Delta, Re-Logic
Distributore: Digital Delivery
Lingua: Inglese
Giocatori: 1
Data di uscita: 2014
In un periodo dove le parole “sandbox” e “indie” sembrano legate in maniera indissolubile, i nuovi creatori di videogames decisi ad affacciarsi ad un genere dove i giocatori paiono essere insaziabili, devono principalmente trovare una nuova buona idea da sfruttare visto che di sandbox ormai ne abbiamo visti di tutti i tipi. Minecraft era proprio quella che serviva, ossia un gioco in grado di aprire una nuova strada, ricordarci che l’originalità è più importante della grafica e dare ai giocatori piena libertà di agire, di moddare e di raggiungere picchi che in una era pre-Minecraft sarebbero stati considerati come pura fantascienza. Oggi, un prodotto senza un reale scopo prefissato e dove i personaggi sono formati da una manciata di pixel è una cosa accettata da tutti ed è proprio in questo filone che si inserisce Pixel Piracy, titolo che ci porrà a capo di una ciurma di sgangherati bucanieri pronti ad abbordare ogni nave e ogni isola del vasto atollo che avrà la sfortuna di ospitarci, ma solo dopo aver costruito la propria nave pezzo dopo pezzo.
PIRATI SI NASCE O SI DIVENTA?Pixel Piracy ci trasporta in un coloratissimo universo a 8-bit dove scopriremo che gestire una ciurma di rumorosi tagliagole è decisamente più complicato del previsto. Per quanto una prima occhiata potrebbe far pensare ad un Terraria con i pirati, la realtà è che il nuovo gioco dei Quadro Delta non pare esser interessato a passare come l’ennesimo clone, anzi fin dal principio mostra una buona dose di elementi che lo distanziano dai più famosi competitor. Lanciata la partita, prima ancora di generare il mondo casuale Pixel Piracy ci pone alcune domande sul background del nostro capitano, le informazioni richieste non serviranno realmente a costruire una trama, si tratta del vecchio trucco utile a chiedere a quale livello di difficoltà vogliamo giocare e per mescolare ancora di più le carte in tavola, aggiungendo traumatici eventi nella storia del nostro personaggio che influenzeranno il suo modo per approcciarsi alla truppa. Arrivati sulla nostra isola-covo prenderemo confidenza con i semplici comandi di gioco, l’interfaccia è molto snella e tutta l’azione verrà gestita tramite quattro caselle in basso per dare particolari ordini, richiamabili anche con hotkey e i due tasti del mouse, uno per indicare dove vorremo far andare il nostro capitano e l’altro per indirizzare il resto della truppa. Come ogni sandbox che si rispetti il gioco non ci dice né cosa fare e né come farlo, starà a noi scoprire come funzionano i vari meccanismi della nostra avventura piratesca. I vari negozi presenti sull’isola principale ci mettono a disposizione una buona scelta di elementi con cui equipaggiare i nostri alleati, da usare per costruire la nostra nave.
Nonostante il ruolo di questi store non sia assolutamente secondario, il vero centro nevralgico del nostro atollo sarà uno sgangheratissimo bar dove potremo conoscere le peggiori canaglie dei sette mari. Uno degli aspetti principali di Pixel Piracy è sicuramente il lato gestionale, ogni elemento della nostra squadra dispone di un prospetto che ne indica le caratteristiche fondamentali e soprattutto il prezzo richiesto per ingaggiarlo. I veri bucanieri non lavorano certamente gratis e lo stesso vale per i nostri compagni di razzie che vorranno essere ricompensati con la giusta quantità di oro prima di convincersi ad accompagnarci in giro per i sette mari. Naturalmente ad un prezzo minore in genere corrisponde anche un valore inferiore del membro della ciurma, assumendo solo emarginati e alcolizzati vi ritroverete velocemente ad avere problemi di umore. E sì, avete letto bene, oltre alla vita e alla qualità delle spade dovrete anche assicurarvi che i vostri seguaci siano sempre contenti, oppure il risultato sarà un rovinoso ammutinamento e un conseguente game over. Per quanto non paragonabile ad un gioco strategico, il gioco di Quadro Delta pone un buon numero di elementi che dovremo tenere costantemente in considerazione, cosa che farà piacere a tutti coloro che cercano qualcosa di diverso da un sandbox classico. Pixel Piracy è fondamentalmente un ibrido, un roguelike, con elementi gestionali e alcuni elementi sandbox, pur non buttandosi a capofitto in nessuno di questi tre aspetti cerca di bilanciarli in maniera da rendere l’esperienza il più divertente possibile senza rinunciare alla profondità. Visto che siamo in un periodo in cui una spruzzata di sandbox in un gioco indie non la si rifiuta mai, Pixel Piracy ci dà carta bianca nella costruzione della nave. Attraverso un comodo menù potremo costruire pezzo dopo pezzo il galeone dei nostri sogni, la semplice interfaccia tratta ogni elemento della nave come se fosse un pezzo di una costruzione Lego, basterà avvicinare i quadrati della base perché magicamente la nostra nave prenda forma. Naturalmente non potrete avere tutto subito, ma dovrete conquistarvi ogni sezione depredando le isole vicine e investendo il bottino nel negozio della vostra isola principale. Se all’inizio avrete una zattera degna di un gruppo di scafisti libici, via via potrete aumentarne le dimensioni, e soprattutto gli armamenti, fino a raggiungere dei galeoni degni di stare di fianco alla Perla Nera dei Pirati dei Caraibi.
Nel momento in cui prenderete la via del mare il gioco mostra il suo lato da roguelike, tutti gli atolli attorno a noi sono generati in maniera casuale, il semplice menù ci indicherà la resistenza dei nemici che incontreremo, ma non avremo molte altre informazioni. Una volta sbarcarti sull’isola dovremo fondamentalmente far piazza pulita di chiunque incroci la nostra strada e raccogliere tutti gli oggetti, sperando con un colpo di fortuna di essere premiati con ricchi bottini. Il livello di sfida di Pixel Piracy è tendenzialmente alto e non dovrete stupirvi se già alla prima isola abbordata la vostra ciurma verrà fatta fuori da un branco di indigeni. Qui il lato gestionale mostra tutta la sua importanza, Pixel Piracy non offre la possibilità di organizzare grandi strategie, sarà necessario quindi essere equipaggiati sempre con le armi più potenti se vorremo evitare di diventare semplice cibo per pesci. Più ci allontaneremo dalla nostra isola-covo, più il livello di difficoltà delle isole da saccheggiare salirà e più salirà la possibilità di incrociare altre imbarcazioni con cui scatenare frenetiche battaglie in mare aperto. Fortunatamente il gioco ci dà la possibilità e ci ricorda continuamente di salvare, cosa che conviene fare il più sovente possibile visto che la morte è sempre in agguato.
IN CONCLUSIONEParlare di un gioco sandbox in versione Alpha è sempre rischioso vista la costante possibilità che i creatori stravolgano totalmente la loro opera e che il risultato sia assolutamente diverso da quanto provato. Al momento Pixel Piracy ci è piaciuto, la buona quantità e qualità dei contenuti sviluppati ci lascia sperare in un futuro radioso per questa opera, ma non possiamo sapere se riuscirà mai a competere con i big di questo genere, quello che sappiamo è che si tratta di un gioco assolutamente divertente e non interessato a passare per semplice clone. Tutti gli amanti dei sandbox farebbero bene a tenerlo d'occhio.