Forse l’abbiamo già detto: il neomelodico precorre i tempi ed è caratterizzato da una spiccata sensibilità ai cambiamenti sociali che trovano nelle canzoni una sede d’espressione privilegiata e puntuale.
Rispetto alle grandi città italiane più a Nord Napoli ha vissuto con un leggero ritardo il fenomeno dell’immigrazione di massa dall’estero o, comunque, solo di recente si è potuto assistere allo stanziamento di gruppi ben identificabili di immigrati in determinati luoghi della città. E se la convivenza con persone provenienti da nord Africa o medio oriente non ha mai suscitato particolari problemi sociali (in fondo cos’è Napoli se non una grande città del Mediterraneo) i massicci arrivi dall’est Europa e dalla Cina hanno per la prima volta fatto emergere in città un “problema immigrazione”.
Ma anche in questo caso tutto è affrontato “alla napoletana” e non per forza questa è una cosa sbagliata.
In fondo due sono i problemi dell’uomo, che viva a Napoli o in qualsiasi altra parte del mondo: l’amore e i soldi.
Ebbene, l’attento universo neomelodico non poteva non percepire né le stragi di cuori (maturi) operate da Polacche, Ucraine e altre donne dell’Est né i problemi di natura commerciale che l’arrivo di prodotti, esercizi commerciali e manodopera cinese hanno determinato.
Gino Saggese e Pino D’Amato non sono due sprovveduti ed entrambi hanno colto la portata del problema.
Ma sono anche due persone aperte e tolleranti che descrivono la difficile situazione con toni ironici e spesso concilianti.
I due, infatti, sono perfettamente consapevoli di due cose: che la presenza delle belle donne dell’Est fa bene all’uomo napoletano che, dopo anni di dominio femminile, si sente di nuovo predatore e “sciupafemmine” e che l’invasione di prodotti cinesi, spesso di infima qualità, ma sempre di prezzo contenuto, permette di far fronte alla riduzione della capacità di spesa delle famiglie dovuta alla crisi economica.
Che dire, Gino&Pino altro che cantanti: sono sociologi, economisti e politologi!
Non si dovrebbe parlar di loro in queste pagine ma in riviste e quotidiani.
Si dovrebbe cogliere l’acume e la saggezza delle loro parole e riconoscere che in fondo in “Tatore”, “Don Peppe” e gli altri protagonisti delle canzoni c’è un po’ oguno di noi.
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Gino Saggese – Tengo ‘a Polacca
COMMENTI (1)
Inviato il 28 gennaio a 21:22
ANCHE IL PRESIDENTE E UN POLACCARO