PIZZA VILLAGE in collaborazione con PASSIONE STABIA
Da Chef Pepì
PIZZA VILLAGE…..
Ero su Instagram, un famoso social network,
quando la mia attenzione venne catturata dalla foto di un uomo davanti ad una
pizza. Ingrandisco la foto, ma non è possibile, era lui, il sindaco De
Magistris: “Alle prese con
panello, salsa e mozzarella. Non è facile”.
Si trattava dell’inaugurazione della kermesse PIZZAVILLAGE (dal 3 all’8
settembre), un vero e proprio villaggio che vede come protagonista
la classica pizza napoletana, prestigioso prodotto artigianale esportato in
tutto il mondo. Un bellissimo modo per pubblicizzare l’evento.
E noi di PASSIONE STABIA
non potevamo mancare alla terza edizione di questa favolosa manifestazione
tenutasi lungo la bellissima via Caracciolo fino alla Rotonda Diaz; così ho
dovuto sacrificare il mio sabato e ho dovuto collaudare “con mano e con bocca”
il villaggio della pizza.
Appena si arriva nei pressi del Castel
dell’Ovo, scrutando in lontananza si notano dei fari “Las Vegas style” che proiettano il loro
fascio nel cielo accompagnati dai fumi prodotti da ben 45 forni. All’ingresso
ci accoglie il profumo della pizza accompagnata da buona musica. Infatti qui la
pizza regna sovrana ma è associata a musca e cabaret. L’enorme palcoscenico
all’inizio “della promenade”
allestito per l’occasione ha visto ospiti Biagio
Izzo, Rita Forte, la Banda Baccano e i personaggi di Made in Sud.
Io e un migliaio di persone (lo scorso anno sono
state calcolate oltre 300mila presenze) ci siamo subito messi in fila
per il ticket. Tutto ben organizzato. Con soli
10€ si aveva diritto ad una pizza (ogni
pizzeria era libera di poter preparare oltre alle classiche margherita e
marinara, anche una propria specialità), una bibita (acqua, Cola o Birra), a scelta gelato/dolce e caffè (espresso o shakerato). Insomma, un
ottimo menu fisso. Con il biglietto potevi andare in qualunque stand; ogni
stand (ben 45) attrezzato con forno
a legna, un’equipe di pizzaioli e posti a sedere (4400 in totale).
C’era l’imbarazzo della scelta, tutti pizzaioli
storici della città, da Sorbillo al Trianon, fino a Di Matteo e al Presidente.
Io, tentato dal maestro Di Matteo, alla fine ho optato per la pizza di Yoshi,
giovane talento giapponese che infornava in kimono. Ottima scelta, infatti rispecchiava appieno
la mia pizza ideale: ben lievitata, morbida, pomodoro quasi crudo.
Girovagando per gli stand noto uno spazio molto
particolare sormontato da una tabella con scritto : "Pizzeria dell'impossibile, finché
c'è pizza c'è speranza". Si trattava di un gruppo di pizzaiolo
formati da ragazzi, provenienti dal carcere di Nisida che sotto la guida
di Antonio Franco (presidente
dell'associazione “Scugnizzi”) stavano imparando l'antica arte del
pizzaiolo, con i maestri Lorenzo Cancelli e Gennaro Gattimolo.
Davvero una bella idea.
Il programma del villaggio prevedeva anche il campionato mondiale del pizzaiolo -
Trofeo Caputo,( 12.ma ed.).
Questo campionato è uno dei più importanti al mondo, una vera olimpiade della
pizza. E’ divisa in otto categorie: pizza napoletana S.T.G.; pizza classica; pizza
in teglia; pizza a metro; pizza di stagione; pizza senza glutine; pizza
juniores; gare acrobatiche.
Chiacchierando con un pizzaiolo di uno stand vengo
a conoscenza che si sono sfidati in gara in più di 500 e che il trofeo Caputo è stato conquistato da Davide Civitiello, un discepolo dei
maestri Costa e De Masi. Non vinceva un napoletano da ben otto anni. Passeggiando, tra tantissime persone quasi sembrava
di non essere sul lungomare di Napoli. E’ stupendo (e quasi strano)pensare che si possa uscire serenamente e godersi la
serata.
Insomma, il messaggio è stato chiaro: se vuoi mangiare la pizza devi venire a Napoli
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