Un assiduo lettore di questo blog, il cui nome inizia con “A” e i cui commenti di solito finiscono con “iprite” (ma non ultimamente, chissa’ perche’?) ha commentato ieri che in Giappone c’e’ poca corruzione.
Beh, parliamone.
Parliamo anche della mafia, mi sembra un argomento di discreto interesse visto anche il recente omicidio del sindaco di Pollica. Ma prima di iniziare vorrei anche far notare che si, sono 60 anni che in Giappone comandano i soliti, ma bisogna anche dire che comandano perche’ l’interesse dei giapponesi per la politica e’ totalmente inesistente. Alle ultime elezioni, per dire, l’affluenza e’ stata del 35% che praticamente sono solo i vecchi che (A) non hanno un cazzo da fare e (B) vogliono mantenere lo status quo. Questo per dire che il Giappone sta di fronte ad un rischio incalcolabile, immaginate se un idol di 24 anni col ciuffo mesciato e il Q.I. dell’Homo Erectus si presenta e lo votano tutti i giovani: il Giappone si troverebbe ad eleggere il primo capo di governo al mondo che e’ stato iscritto alle liste dal suo manager perche’ lui non sa scrivere.
Ma torniamo alla mafia. Dunque, voi tutti sapete bene come funziona in Italia. Avete letto Gomorra? Bene. In Italia la mafia e’ nascosta ma neanche tanto, io non sono del sud ma mi immagino questi paesini del casertano o del siracusano dove il mafioso gestisce i traffici, i taglieggi, le vendette, il pizzo, e naturalmente il consiglio comunale. Immagino un posto dove non si muove una foglia se il mafioso del paese non ha deciso che si puo’ muovere.
Poi il mafioso e’ magari latitante, si nasconde, o comunque ha la polizia e la magistratura alle calcagna. Cosi’ ce lo immaginiamo, no? Nascosto in un buco coperto da una porta segreta a scrivere pizzini, oppure circondato dal lusso sfacciato, intoccabile in questo villone con le statue d’oro di putti che pisciano in fontane di marmo, e le teste di cavallo congelate in freezer pronte da distribuire.
Ecco. In Giappone invece lo yakuza come lo vediamo? Beh, nell’immaginario lo si pensa girare in una mercedes nera con i vetri oscurati, circondato da scagnozzi vestiti tutti come Le Iene, con gli occhiali da sole. Lo yakuza che taglia il mignolo, che ha i tatuaggi giganteschi sulla schiena, che gira per casa in kimono con la katana nell’obi.
Volete sapere in realta’ come stanno le cose? Beh, stanno proprio cosi’, almeno per quel che riguarda il mafioso giapponese. Parola di testimone oculare, e di amico di testimoni oculari che hanno scattato tanto foto di gruppi di mafiosi in spiaggia. Sono proprio cosi’, Mercedes o Lexus nera che sia. Sfacciati, esibizionisti.
Viene da chiedersi come mai si esibiscano cosi’ sfacciatamente: a ‘sto punto andate via con un cartello con scritto “sono mafioso”, no? A me e’ rimasta impressa l’immagine del padre di Sandokan, il camorrista crudele e sanguinario che Saviano aveva descritto in Gomorra. Le Iene l’hanno intervistato quando Saviano e’ tornato a Casal di Principe a parlare, se cercate su youtube lo trovate. Il camorrista in questione, con tanto di figli e nuore e nipoti che stanno scontando ergastoli, e chissa’ quanti omicidi sulla coscienza… era un vecchio. Un normalissimo vecchio di quelli che vedi giocare a carte al bar. Vestito normale, diceva semplicemente "la camorra non esiste, Saviano dice cazzate" e a me, ricordo, era quasi venuto da credergli, mi ero chiesto "ma come, tutto qua?" quando l’ho visto. Come poteva un boss tanto potente essere solo un povero vecchio che se ne stava seduto su una panchina ad ascoltare il suo grande accusatore?
La yakuza al contrario va via in abito scuro e li vedi subito, che sono loro. Non si confondono, non fanno come i nostri mafiosi che chiamano il loro solo "business", loro si chiamano anzi "gangster", si fanno belli del loro status (anche quando magari sono delle mezze seghe). Il motivo di questo comportamento e’ che’ in realta’ in Giappone la yakuza non ha niente da temere, non ha bisogno di infilarsi in buchi ne’ di trincerarsi dentro ville con le guardie armate. Perche’ qui in Giappone la mafia ha raggiunto la pace dei sensi (=accordi bilaterali) con il governo, con il mondo dell’economia, con le varie istituzioni. Bella forza, mi direte, anche in Italia.
No invece, e’ totalmente diverso. In Giappone e’ vietato il gioco d’azzardo, non per nulla nei pachinko non possono pagarti in denaro le vincite. Ti danno un biglietto con scritto "bravo, hai vinto 10,000 crediti!" con cui esci, fai due metri, entri in un gabbiotto con scritto per esempio “raccolta spazzatura” (tipo quello sotto casa mia), consegni il biglietto e ti danno l’equivalente in danaro. Naturalmente chi gestisce tutto questo? La yakuza. Chi e’ a conoscenza di questa pratica? Tutti gli abitanti del Giappone dagli zero anni in su, e ben oltre. E’ una violazione della legge? Direi di si. Si e’ mai visto un pachinko chiudere per questo? Direi di no.
Ancora. Come descrivevo in passato, in Giappone ci sono soapland e altri posti che in teoria sarebbero contro la legge. Chi li gestisce? Beh, ovviamente, sempre loro. Lo sanno? Certo che si. Li chiudono? Ovviamente no.
A Roppongi ogni due metri c’e’ un africano o un sudamericano (o ultimamente, un est-europeo o russo) illegale che ti chiede di entrare in uno strip club. Chi gestisce il business? Sempre loro. Chi e’ il padrone della maggiorparte dei locali? Indovinate un po’. Chi e’ a conoscenza di tutto cio’? Tutti. La polizia passa di li’ ogni tanto? Certo che si. Si ferma a controllare documenti? Certo che no. (anzi, mi correggo: ho sentito dire che fa una retata all’anno, di facciata ovviamente perche’ prima c’e’ la soffiata. Sono andato fatalita’ a Roppongi la supposta sera della retata, non c’era quasi nessun immigrato infatti, e polizia ovunque. Un caso? Mah.)
Andiamo avanti. La yakuza in Giappone gestisce, e’ risaputo, le aziende di riscossione tributi. Questo significa che se sei insolvente con la carta di credito o il mutuo, la banca alla prima ti manda una lettera, alla seconda ti manda la mafia. Bello no? Ecco scoperto il motivo per cui e’ difficile ottenere la carta di credito se sei uno straniero: la banca non lo fa per proteggere se stessa, lo fa per proteggere te, ti vuole bene in fondo.
Si potrebbe continuare. Ma in conclusione, cos’e’ che cambia tra il Giappone e l’Italia? Cambia che in Italia le mafie pensano al proprio interesse in barba allo stato e alla gente (si pensi ai rifiuti tossici in Campania, o agli attentati, o al supposto deturpamento del sud per il business dell’eolico cui si assiste ora – cosa buona e giusta, a mio avviso. Buonissima e giustissima, checche’ ne dicano i benpensanti). In Giappone invece, la mafia e lo stato vanno a braccetto. Lo stato lascia alla mafia i suoi traffici, e in cambio la mafia non rompe le palle allo stato. A questo punto, sono sicuro che alcuni si chiederanno se siamo di fronte a qualcosa di simile a quell’ (ipotetico) accordo stato-mafia dei primi anni ’90 di cui si parla ultimanente.
Neanche per sogno. Innanzitutto perche’ le realta’ sono ben diverse, le culture sono ben diverse. La nostra mafia e’ fatta di gente senza scrupoli che non si accontentera’ mai, che non si fermera’ mai di fronte a nulla, e comunque quell’ipotetico accordo avrebbe riguardato alcune parti dei servizi segreti, non certo tutte le istituzioni. Ma un equilibrio mafia-stato come quello giapponese le nostre mafie non lo avrebbero mai accettato, ve li vedete i camorristi col baracchino fuori dai bar per cambiare i gettoni vinti al videopoker o i mafiosi a fare il porta a porta a quelli che non hanno pagato il canone RAI?
Poi bisogna anche dire che i giapponesi per loro natura devono inquadrare tutto, inscatolare tutto, catalogare tutto. Il mafioso ha bisogno di sembrare un mafioso, deve avere la divisa come il poliziotto, altrimenti non se non sai chi e’ come fai? Qui in Giappone si gioca tutto a carte scoperte: tu mi fai vedere che sei un mafioso cosi’ io so cosa fai, ma in cambio del fatto che me l’hai fatto vedere io faccio finta di non sapere niente e ti lascio in pace. Vuoi gestire le puttane? Ok, basta che non me le mandi in strada. Vuoi gestire la droga? Ok, basta che costi tanto cosi’ che se la possano permettere solo in pochi. Vuoi gestire l’immigrazione clandestina? Ok, ma me li tieni tutti a Roppongi. Il tutto senza dire una parola, ne’ da una parte ne’ dall’altra, in classico accordo tacito alla giapponese.
Infine, ricollegandomi a ipotetici accordi stato-mafia (ma qui e’ tutto un altro discorso), il mondo politico e’ totalmente diverso. Da loro fare il politico e’ un mestiere, da noi e’ o una vocazione, o un modo per arricchirsi. Da loro il politico si mette d’accordo col mafioso, mentre da noi e’ piu’ facile che il politico sia o un eroe che lotta la mafia senza tregua a muso duro, oppure (piu’ spesso mi sa) che sia direttamente sul libro paga del mafioso.
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