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Placido scorre il grande fiume in attesa del sabato

Creato il 18 maggio 2012 da Rightrugby
Placido scorre il grande fiume in attesa del sabato Almeno sabato si saprà qualcosa di definitivo, dal consiglio federale che ovviamente si terrà a Parma ed è il luogo più indicato, quello del delitto. In mezzo scorre il fiume Po, su una sponda Colorno con la sua elegante reggia e dall'altra Viadana, con gli Aironi che migrano proprio nella parte di anno a loro più congeniale: al taglio del fieno, il cosiddetto maggengo, loro spuntano o meglio puntano i prati in cerca di cibo. Pareva tutto pronto per la conferma che la stagione di Pro12 2012/2013 avrebbe visto assieme alla Benetton Treviso una "nuova" realtà a cavallo del placido grande fiume, la F.I.N.O. (Franchigia Italiana del Nord Ovest) altrimenti detta Aironi 2, dato che avrebbe rilevato dai precedenti e defunti Aironi i diritti, tra cui il marchio - e quindi colori, nome, logo etc.etc. - ma NON impegni e doveri: tra i quali la testa di coach Rowland Phillips, che elegantemente ha dato le dimissioni pur avendo un contratto rinnovato in mano, ma anche tutti i nominativi a roster con contratto in corso di validità.
Invece nelle terre del melodramma verdiano, arriva l'ennesimo colpo di scena: il Colorno, ultimo rimasto d'Oltre Po a fianco del Viadana, annuncia a sorpresa che si sgancia dalla franchigia,  i sussurri si inseguono. 


Stefano Cantoni, vice presidente degli Aironi e leader della società parmense, ha difatti dichiarato: "siamo una piccola società e siamo andati oltre il nostro compito". Il progetto iniziale di franchigia è venuto meno, gli altri soci di Parma e Noceto avevano fatto i bagagli la scorsa stagione e, rivela Cantoni alla Gazzetta di Mantova, la scelta di lasciar perdere è maturata dalla fine del 2011. Colorno non ha le risorse per gestire due fronti, ha deciso di starsene sulla sua riva e guardare a Parma, partecipando alla ricostruzione dei Crociati in Eccellenza (dopo gli Aironi 2 arrivano anche i Crociati 2: benvenuti nell'era del riciclo). A proposito di Parma, s'era sentita dire anche la possibilità che la federazione chiedesse per le partite della nuova franchigia federale, quando era appena stata annunciata la revoca della licenza agli Aironi, il Tardini: progetto ambizioso che si scontra regolarmente con le gelosie e le paure montate ad arte dei calciofili, sui danni al prato - vedi storia della Nazionale sfrattata dall'Olimpico di Torino, dov'era previsto il test contro Tonga.
Il presidente di Viadana Silvano Melegari pare cadere dalle nuvole: "Sono stupito dall'indisponibilità di Colorno, perché è un anno e mezzo che andiamo avanti in due", ha dichiarato. C'è piuttosto da essere stupiti dalla tempistica: se Cantoni aveva deciso sin dalla fine 2011 che non valeva più la pena, avrebbe ben potuto defilarsi prima che i mantovani presentassero un progetto che li includeva. Non crediamo che il peso economico nell'iniziativa del Colorno fosse rilevante (5-10 percento, forse 20% per via del ridimensionamento?), ma tutto fa brodo in un progetto che sta in piedi a furia di tagli. In questa ottica, lo sfilarsi somiglia molto alla classica scusa che casca a fagiuolo. E' un ulteriore tassello di una solfa che pare cambiata rispetto a una settimana prima: una serie di rumors su debiti e scazzi con atleti, minacce di abbandono e trasferimento, con avvallo del nuovo sindacato che li rappresenta e che ha avanzato "suggerimenti" su come spalmare il preventivato e necessario risparmio del 30% sul fronte salari, la voce di spesa più grossa per una entità sportiva Pro. Suggerendo altresì alla Fir di non restituire le fidejussioni personali di Melegari, fin che tutti avranno ottenuto quanto pattuito.
Qui per inciso torna alla mente la battuta con la quale Phillips, allenatore preparato ed esigente, gradito più sugli spalti che nello spogliatoio, aveva salutato dopo gli Ospreys, per il quale c'era gente - "fucking" - che scendeva in campo solo per tirare la paga e campà, non per migliorarsi e aiutare il resto della squadra.
Dunque, sabato ci sarà un verdetto e Melegari lo attenderà conscio del rischio di implosione del progetto "Aironi fase due". Ne fa cenno sin da marzo, quando celebrando la vittoria sul Munster, si lasciò sfuggire che c'era in serbo qualcosa che "voi giornalisti non avete indovinato". Qualche settimana più tardi l'orgoglio di Viadana si ascoltava nel commento di alcuni conoscitori dei fatti - si dice così in questi casi - che ci scherzavano sopra: "E se l'anno prossimo all'airone mettessimo una bella cresta da leone giallo-nera?". Il simbolo del Viadana Rugby: realtà autoctona alla Trevigiana, libera da vincoli con Soci riottosi e anche dalle mire della Federugby? Il conteggio dei soldi non lo permetteva: s'è rivelato alla fine un arzigogolo legale, per consentire il taglio degli stipendi e ottenere l'obliquo sostegno della Fir, che non voleva/poteva più accollarsi come invece garantito, certi contratti di giocatori azzurri rientrati dall'estero su spinta Federale, tutti guarda caso a Viadana.
Dopo il primo colpo di scena del ritiro della licenza agli Aironi -  che ora col senno di poi pare mossa abbastanza concordata, per consentire ai due presidenti (degli Aironi e della Fir) di fare la NewCo e quindi tagliare i costi - siamo arrivati alla resa dei conti quella vera?
Cui prodest, a chi giova, si chiedevano i romani in questi casi poco chiari. Se è pacifico che ci sian diversi cui gli Aironi, fase uno o due che sia, sono sempre rimasti sulla strozza, per darsi una risposta servirebbe sapere quale sia l'alternativa.
Nell'assenza totale di altre candidature, resta solo la famigerata franchigia (totalmente) federale. Anche senza prendere in considerazione tutti i casini che la rimozione del privato viadanese comporterebbe, ad esempio nei rapporti con Treviso, essa costituirebbe un onere non da poco, persino per chi confonde budget con cash e quindi crede che la Fir nuoti nell'oro. Difatti in tale scenario la Fir dovrebbe aggiungere dai 3 ai 5 milioni di euro l'anno alla quota di iscrizione al campionato (un milione di euro), al contributo di 2 milioni annui e agli stipendi dello staff tecnico. Con tali cifre peraltro si allestisce una squadra materasso, un Connacht de'noantri dedicato a inculcare la classica mentalità perdente ai nuovi virgulti Accademici. Chiunque ci fosse alla guida tecnica, foss'anche Graham Henry.
Non credo che il poco strategico ma molto tattico e attento alla grana Dondi (fresco di elezione a Presidente della Commissione Anti-Doping dell’International Rugby Board e entrato a far parte della Commissione Sportiva) possa auspicare un tale cupio dissolvi. Vien da pensare che la Fir non sia poi il monolite che si crede: forse c'è chi rema per conto suo, e spara ai Filistei anche se ci rimetterà pure Sansone; un po' come ai tempi dei Pretoriani, tanto peggio tanto meglio. Se l'impressione fosse corretta, allora veramente l'esito del Gran Consiglio sarebbe imprevedibile: dipenderà da allineamenti, simpatie, umidità dell'aria e do ut des dietro le quinte, senza troppe considerazioni di convenienza nè per Fir nè tantomeno per il movimento

A Melegari intanto non rimane che fare l'ottimista ad oltranza: "Se la Fir sabato darà l’ok, andremo avanti come club lombardo", ufficializzando il fatto che l'Ovest emiliano non fa parte del NordOvest; inoltre, non può far altro che rispolverare la solita arma oimè spuntata: "ricordo che sto ancora attendendo che Noceto, Parma e Gran onorino gli impegni pregressi".
Per fortuna che a sabato mancano poche ore e le manovre finalmente verranno alla luce. 

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