(Plan 9 from Outer Space)
Regia di Edward D. Wood Jr.
con Gregory Walcott (Jeff Trent), Mona McKinnon (Paula Trent), Duke Moore (Tenente Harper), Tom Keene (Colonnello Edwards), Tor Johnson (ispettore Clay), Vampira [Maila Nurmi] (ragazza), Bela Lugosi (l’anziano), Carl Anthony (poliziotto Larry), Paul Marco (poliziotto Kelton), Dudley Manlove (Eros), Joanna Lee (Tanna), The Amazing Criswell [Jeron Criswell King] (se stesso).
PAESE: USA 1959
GENERE: Fantascienza
DURATA: 78’
In un cimitero alcuni morti si risvegliano e aggrediscono i vivi. Riuscirà il bell’aviatore Jeff a difendere la mogliettina e a scoprire che la colpa è di un diabolico piano alieno (!) atto a sensibilizzare i terresti in merito alla corsa agli armamenti della Guerra Fredda?
Giudicato – ingiustamente – il film più brutto del mondo, girato da un regista considerato – di nuovo ingiustamente – il peggiore di tutti i tempi, è un horror fantascientifico girato con quattro soldi che, alla morte del suo autore (1978), fu riscoperto e rilanciato come primo cult movie della storia. Vero o meno, è certamente il primo a fare propria la definizione di trash nel senso che intendiamo oggi. (Quasi) nulla funziona in questo b movie per eccellenza: messa in scena sommaria (tre o quattro set in tutto), regia naif, attori di iperbolico dilettantismo, nessuna logica nella trama, dialoghi senza senso (quelli tra i due poliziotti sono puro cinema dell’assurdo), effetti speciali risibili (mitica la scena in cui si vedono i fili che tengono su il disco volante – ma quello è il meno). La cabina di pilotaggio dell’aereo sembra la sala d’aspetto di un dentista, quella dell’astronave ha le tende (!) al posto delle porte. Wood, anche montatore, accosta – male – immagini documentarie o rubate da altri film (quelle in cui si vede l’esercito) a sequenze girate ex novo, creando incredibili effetti di ridicolo involontario. Eppure, nonostante tutto, il film intenerisce per la convinzione con cui è girato, per gli intenti pacifisti appiccicati con lo sputo, per come crede nel cinema come forma artistica di artigianato operaio. E che dire della scelta di tenere le poche scene interpretate da Bela Lugosi, amico di Wood, mancato durante le riprese? Il regista chiamò a raccolta il chiropratico della moglie, tale Tom Mason, e gli fece fare le scene che non poté fare l’ex Dracula: ovviamente la somiglianza tra i due era nulla, e dunque Mason appare sempre col mantello da vampiro (?!) sul volto.
Apoteosi trash? Certo, ma anche bella metafora di un modo di fare (e di essere) genuino e umano, in cui si privilegiavano i sentimenti, si dava lavoro a sfigati e freak che altrimenti sarebbero stati disoccupati (l’ex presentatrice Vampira, il lottatore Tor Johnson, lo stesso Lugosi, oramai in rovina) e si continuava a fare cinema nonostante le più tragicomiche peripezie produttive. La seconda parte è noiosa e perde molto rispetto alla prima, decisamente più spassosa nella lucida follia che regna su tutto. Nel 1993, con Ed Wood, Tim Burton raccontò la realizzazione di questo film e finalmente rese giustizia a un personaggio che vale la pena ricordare. Se non altro per la sua totale abnegazione a un’arte – quella cinematografica – che spesso non ripaga minimamente gli sforzi e le fatiche. Il prologo e l’epilogo sono affidati al “futurologo” Criswell, noto perché non azzeccava mai una predizione. Anche lui, quindi, un personaggio in perfetto Wood Style. È uno dei primi film che mise in crisi i recensori: è un brutto film? si. È noioso? Affato. Intrattiene? Si, e visto con lo spirito giusto fa anche molto ridere. È costato fatica e impegno? si. Dunque, va apprezzato? Insomma, che voto dargli? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi, nonostante le due palle (quelle della recensione!), ve lo consigliamo.