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La trama (con parole mie): Wade Watts è un diciottenne del prossimo futuro, figlio di un mondo decisamente duro e del popolo costretto alla sopravvivenza, che trova la sua realizzazione soltanto nel tempo passato collegato ad OASIS, una simulazione virtuale di vita all'interno della quale, grazie al suo avatar Parzival, può sperare in un futuro migliore. Quando James Halliday, geniale inventore della piattaforma, muore dando il via ad una sorta di caccia al tesoro che prevede per il vincitore il premio di diventare il suo erede - nel controllo di OASIS e finanziariamente -, Wade coltiva il sogno di uscire per sempre dalla povertà e dall'anonimato mettendo a frutto la sua incredibile conoscenza di videogiochi e cultura degli anni ottanta, l'epoca che vide Halliday crescere.L'avventura che ne deriva sarà la più grande che il giovane abbia mai affrontato, e lo porterà non solo a salvare il suo mondo - almeno quello virtuale - ma anche a scoprire che la realtà nasconde il segreto più prezioso di tutti.
Cominciamo ad essere in pochi, ormai, nell'epoca dell'espansione delle nuove realtà "smart" e delle console di gioco di ultima generazione basate sul gioco online, a ricordare i bei tempi del VIC-20, dell'Atari o del Commodore 64, che precedettero i primi Sega a otto bit: era il pieno dei gloriosi anni ottanta, ero alle elementari e ricordo una notte passata ad attendere che il Commodore di un mio compagno di classe caricasse la cassetta di Ghouls and ghosts, che riuscimmo a sfruttare per un'oretta prima che suo padre si svegliasse e ci rispedisse dritti a letto dopo una sfuriata.
Vennero poi il Master System ed il Mega Drive, che portavano, di fatto, la meraviglia della sala giochi nel salotto di casa, ed interminabili partite a Shinobi, Double dragon, Alex Kidd, Rampage.Giochi semplici almeno quanto i cartoni animati che giungevano a frotte da Giappone e USA, visti allora come realtà lontane ed esotiche, dai robot giganti ai campi di calcio destinati a non finire mai.
E poi i film dai Goonies a Karate Kid, passando per War games e Ritorno al futuro, senza dimenticare i primi ascolti delle band di parrucconi rock del tempo, dagli Europe a Bon Jovi.E Dungeons&Dragons.Ero in terza elementare, quando cominciai a dilettarmici, a casa di un amico con un fratello che era "già alle medie": e tra un Librogame ed un cambio di compagnia, la passione dei giochi di ruolo rimase, accanto a quella per i fumetti.Ma questo è un post dedicato alla recensione di un romanzo - stupendo, tra le altre cose, forse addirittura il miglior titolo fantasy del nuovo millennio - o un viaggio nell'amarcord del vecchio cowboy?In realtà entrambe le cose, perchè Player one è un omaggio sentito ed emozionante di un ragazzo cresciuto a quei tempi, Ernest Cline - classe '72, dunque un pò più grandicello del sottoscritto -, collezionista di tutto quello che riporta agli eighties e geek all'ultimo stadio, pronto a raccontare la straordinaria avventura di Wade Watts, diciottenne di un futuro più prossimo che remoto dominato dalla realtà alternativa di OASIS, piattaforma che simula un'esistenza a tutti gli effetti pronta a sostituire una realtà decisamente poco piacevole per i più, e da una gara indetta dal multimilionario James Halliday, inventore della stessa OASIS pronto a lanciare una strepitosa caccia al tesoro affinchè la sua creatura ed il patrimonio accumulato grazie ad essa possano finire nelle mani di un cercatore - ed un giocatore - meritevole ed il più equilibrato possibile.Ha così inizio una delle avventure più incredibili vissute nel corso della mia esistenza da lettore, un viaggio attraverso scenari ispirati a videogames, serie televisive, fumetti, giochi di ruolo, film e tutto quello che ancora oggi fa sospirare noi "ragazzi degli anni ottanta" per la nostalgia di un periodo unico, magico, sopra le righe quanto mitico praticamente per antonomasia.La ricerca dei Gunter e la caccia all'Easter Egg di Halliday regala, oltre ad una manciata di personaggi splendidi - Wade, Art3mis, Aech, Shoto e Daito, goonies del virtuale, losers in una realtà che non sa che fare di loro e vincenti assoluti all'interno di OASIS -, ambientazioni dal fantasy al tecnologico estremo, scenari da 1984 ed esaltazione da bambini - nel momento della prima messa in moto del Leopardon con gli AC/DC pompati nell'abitacolo ho avuto un brivido lungo la schiena, neanche fossi salito a bordo di una macchina del tempo, altro che lo spompato Pacific rim! -, senza dimenticare l'importante analisi del rapporto tra la felicità che può dare una simulazione e quella che, pur dopo aver collezionato delusioni e sofferenze, arriva dalla vita vera.Perchè è questo, il succo di Player one.Dacci dentro, vivi al massimo i tuoi sogni, ma non dimenticarti che quello che vale sta dall'altra parte dello schermo, e passa attraverso ogni cosa che si possa toccare e della quale fare esperienza sulla pelle, e non solo attraverso la simulazione, e l'immaginazione.Forse è proprio a questo che ci hanno preparato gli anni ottanta, e forse è proprio questo che omaggia questo libro meraviglioso.Dunque infilatevi jeans e maglietta, inforcate i Rayban, inserite una cassetta nello stereo della vostra DeLorean, preferibilmente 2112 dei Rush, e volate verso l'orizzonte: l'importante è che sappiate bene dove atterrare una volta svegli.
MrFord
"We've taken care of everything
the words you hear, the songs you sing
the pictures that give pleasure to your eyes.
It's one for all and all for one
we work together, common sons
never need to wonder how or why."Rush - "The temples of Syrinx" -
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