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Plotino (gr. Πλωτῖνος, lat. Plotinus) - Filosofo greco (n. Licopoli, Egitto, 203-206 - m. in Campania 269-270), massimo rappresentante del neoplatonismo antico.
Plotino è autore delle Enneadi, cioè di sei gruppi di nove scritti ciascuno, raccolti da Porfirio. Plotino riprende le formulazioni più tarde del pensiero platonico e sviluppa l'idea della discesa graduale dal divino al mondano, dall'Uno al molteplice.
VITA
Fonte principale per la sua biografia è la Vita che di lui scrisse il suo scolaro Porfirio; altri elementi forniscono Eunapio, nelle sue Vitae sophistarum, e il lessico di Suida.
A ventotto anni si dedicò agli studi filosofici, e divenne dopo qualche tempo scolaro di Ammonio Sacca, che la tradizione designa come iniziatore del neoplatonismo classico e che certo ebbe influenza decisiva sulla formazione speculativa di Plotino.
Dopo aver preso parte, nel 242, alla spedizione dell'imperatore Gordiano contro la Persia, nell'intento di prendere conoscenza della filosofia persiana: ma, per l'insuccesso della spedizione, dovette riparare ad Antiochia.
Si recò allora a Roma dove, quarantenne, iniziò la sua attività didattica, divenendo famoso non solo tra coloro a cui più direttamente si dirigeva il suo insegnamento, ma anche tra il popolo, che vedeva in lui un esempio di superiore serenità e saggezza e ricorreva a lui per consiglio e per la risoluzione di controversie: non pochi, morendo, gli affidarono persino la tutela dei figli. Dopo ventisei anni d'insegnamento Plotino si ritirò, malato, da Roma nella villa di un suo scolaro in Campania, e vi morì.
OPERE E PENSIERO
L'interesse che il suo insegnamento destava nell'alta società romana richiamò d'altronde su Plotino il favore dell'imperatore Gallieno e dell'imperatrice Salonina; e fu per tale protezione imperiale che Plotino poté concepire, senza peraltro poter realizzare, il progetto di uno stato ideale secondo l'ultima e più matura forma che gli aveva data Platone.
Sul modello delle Leggi doveva infatti essere fondata, o richiamata in vita, e costituzionalmente organizzata una città, che avrebbe assunto il nome di Platonopoli e in cui si sarebbe naturalmente trasferito Plotino con i suoi seguaci.
L'opera di Plotino è costituita dalle Enneadi, cioè da sei gruppi di nove scritti ciascuno, raccolti da Porfirio.
Il neoplatonismo plotiniano, che del pensiero platonico riprende specialmente le formulazioni più tarde, sviluppa l'idea della discesa graduale dal divino al mondano, dall'Uno al molteplice.
Tale discesa si configura per Plotino come una emanazione, cioè come un processo onde ogni realtà molteplice dell'universo discende dall'assoluta unità di Dio, senza peraltro che questa deroghi in nulla dalla sua purissima trascendenza e sia in alcuna misura diminuita da tale derivazione.
Secondo l'immagine a cui spesso ricorre Plotino, il principio divino è come la realtà luminosa, da cui la luce si diffonde incessante senza che per ciò a quella realtà venga meno neppure la minima parte della sua sostanza: donde il nome di «effulgurazione», che viene usato talvolta per fornire all'idea dell'emanazione una maggior evidenza intuitiva.
L'incondizionata perfezione e trascendenza del principio divino è concepita, nel modo più rigoroso, come quel puro ente eleatico, il cui carattere di assoluta unità era stato messo in primo piano dallo scolaro di Parmenide, Zenone.
Escludendo da sé ogni molteplicità, il supremo principio dell'Uno è immune anche dalla primordiale dualità che nel Dio aristotelico, «pensiero del pensiero», pone a fronte e identifica la consapevolezza divina e il suo stesso contenuto; essa, per tale suo carattere di elementarissima geminazione dell'unità originaria, deve anzi apparire quale primo momento derivato, nel processo dell'emanazione.
Dalla suprema trascendente e ineffabile Unità discende così l'intelletto (νούς) in cui essa si sdoppia nella duplicità del pensante e del pensato, concetto in cui confluisce la visione aristotelica di Dio sopra ricordata e quella platonica del «mondo intelligibile» (κόσμος νοητός).
Tale mondo intelligibile si rispecchia a sua volta nell'anima (ψυχή), terza e ultima ipostasi nel processo emanativo, realtà intermedia tra la mortalità del corporeo e l'immortalità dell'intelligibile, concepita da Plotino anche nel senso stoico come universale vitalità informante mediante le idee (chiamate, in riferimento a tale funzione, λόγοι σπερματικοί, rationes seminales) il mondo materiale.
L'Uno, l'Intelletto e l'Anima universale sono dunque le tre «ipostasi» (ὑποστάσεις, e cioè, anche etimologicamente, substantiae, realtà sussistenti in sé come ideale fondamento di tutte le altre), che nel neoplatonismo plotiniano, conciliante nella sua sintesi le più importanti concezioni della metafisica e della gnoseologia precedenti, manifestano il processo di discesa dal principio supremo fino ai limiti del sensibile.
Oltre tali ipostasi è solo la materia, indeterminata e indefinibile, puro non essere e tenebra, in quanto privazione di luce.
Il concetto dell'emanazione, per cui il supremo principio, pur permanendo chiuso nella sua trascendente perfezione, si moltiplica dando luogo alle realtà inferiori, si presenta, nella formulazione plotiniana, come un originale compromesso tra la teologia ellenica e la teologia cristiana che afferma l'azione di Dio nel mondo, operante come volontà creatrice, donde il vasto influsso di Plotino sulla stessa patristica greca e sul pensiero cristiano in generale.
In campo etico, riprendendo le concezioni platoniche e aristoteliche, Plotino afferma la superiorità della teoria sulla prassi e indica nella contemplazione il modo di attuazione di quella assimilazione al divino che costituisce il fine ultimo dell'umano operare, mentre nell'intuizione del primo principio culmina l'ascesa etica che, progredendo dalle virtù etiche a quelle dianoetiche, si attua come ritorno all'Uno di ciò che dall'Uno ha tratto origine.
Ma d'altronde, in quanto l'Uno trascende ogni determinazione logica, la sua intuizione non potrà essere una conoscenza razionale (alla quale è necessariamente connessa la pluralità nella distinzione di soggetto e oggetto), ma si attuerà misticamente, come slancio d'amore e completa dedizione, nell'uscita dell'individuo da sé stesso (ἔκστασις).
LE ENNEADI
Enneadi (’Εννεάδες) - Opera in cui sono raccolti 54 scritti di Plotino ordinati secondo consonanze tematiche da Porfirio, fra il 300 e il 305.
Gli scritti sono disposti, in base a presupposti pitagorici, in sei gruppi, composti ciascuno di nove trattati, da cui il titolo di Enneaidi («novenali»).
La prima tratta della vita filosofica e della felicità, atto interiore dell’anima che si situa nell’eternità della vita intellettiva.
Al centro della seconda sono il cosmo, i corpi e la materia.
Plotino distingue la materia in «sensibile» (illimitata, privazione dell’essere e «male») e «intelligibile», che possiede vita e intelligenza.
La terza tratta del destino, della provvidenza (πρόνοια), del tempo e dell’eternità.
Contro le tesi stoiche, Plotino sostiene che l’anima, svincolata dal corpo, è libera dalla causalità «esterna» e può seguire la ragione, ossia agire in base alla «provvidenza».
L’eternità è l’autentica consistenza del reale; il tempo è invece il «volgersi» dell’anima al «sensibile».
Nella quarta dedicata all’anima, Plotino confutando le tesi materialistiche e peripatetiche stabilisce che l’anima razionale, che contempla l’intelligibile mediante l’intuizione intellettuale, è incorruttibile e immortale, ed è distinta dall’anima sensibile, che insieme al corpo costituisce l’animale.
Nella quinta è esposto lo schema triadico dell’emanazione o processione delle ipostasi (Uno-intelletto-anima).
L’Uno è fondamento del tutto; sussiste in sé, al di fuori di ogni composizione.
Per tale motivo, non è possibile parlarne («teologia negativa»); lo si può, impropriamente, definire Bene, oppure luce: punto luminoso da cui irradiano le altre ipostasi.
L’intelletto contemplando l’Uno lo divide in essere, vita e pensiero; l’anima («anima del mondo») rivolta alle idee archetipiche, che sono il contenuto dell’intelletto, ordina il mondo.
In tal modo il cosmo è «nell’anima» ed è vivificato e organico, come nel Timeo platonico; la corporeità rappresenta la «limitazione dell’anima».
L’anima individuale può risalire fino all’intelletto e all’Uno e «vivere divinamente», contrariamente alle tesi gnostiche.
Nella sesta enneade sono esposte la critica alle «categorie», sia aristoteliche sia stoiche, e la dottrina dell’unione estatica dell’anima con l’Uno, resa possibile dalla negazione del desiderio, del pensiero e del proprio io.
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