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poche parole su un secolo così breve

Creato il 16 dicembre 2015 da Plus1gmt

C’è solo una cosa che noi e i nostri figli non potremo mai avere in comune, e credetemi non è per nulla da poco. Noi siamo gente del novecento, poche storie, mentre loro, i millennials o come diavolo si chiamano, per ragioni che non vi sto a spiegare, non lo potranno mai essere. E guai a toccarci il novecento, almeno a me. Da sempre è il mio secolo preferito, ci sono nato e cresciuto e lì, più che in un posto fisico, più che in coordinate geografiche, più che in qualsiasi metropoli o paesello di provincia ho le mie radici. Ve lo immaginate? Inserire una latitudine e una longitudine in una roba tipo Google Streetview e invece avere un giorno un mese e un anno. Io mi metterei a esplorare in lungo e in largo il novecento perché del novecento mi piace tutto. Certo, c’è un po’ la questione dei totalitarismi che tanto fanno sentire superiori i fan dell’ottocento con le loro invenzioni, i loro vaccini e le loro guerre di indipendenza, per non parlare di quelli del settecento che con la rivoluzione francese e quella americana sono sempre pronti a fare i maestrini.

Noi del novecento non possiamo certo giustificare gli svariati milioni di morti che hanno provocato certe guerre e genocidi che conosciamo bene, ci mancherebbe, e so che tutti quelli che sono sopravvissuti, anche quei pochi che sono tuttora vivi, di certo il nostro novecento lo salterebbero a piè pari per trovarsi di botto davanti a una smart tv. C’è stata persino una Miss Italia, recentemente, che ha commesso una gaffe imperdonabile a questo proposito. Ma infatti io ne parlo perché tanto so benissimo che nessuno di noi ha a disposizione una Delorean o qualche trabiccolo del genere per tornare indietro in situazioni oltremodo imbarazzanti.

Ma lasciando stare la storia, e solo a parlare di cultura, arte, architettura, musica, sociologia, converrete con me che il novecento spacca, e di brutto. O vogliamo solo limitarci alla letteratura italiana? Di certo tutto quel popò di roba che è successo ha avuto il suo peso e la sua influenza sui nostri scrittori, ma credetemi, sono pronto a scommettere – e anche negli altri stati del mondo sono dalla mia parte, e perdonate la megalomania – che da qui all’eternità un secolo così importante per le opere di narrativa e poesia prodotte non lo troverete mai più. Sono di parte, lo so, ma so anche di aver ragione.

Ci ho pensato proprio qualche giorno fa quando mi è capitato tra le mani un testo scolastico che mi ha sempre suscitato una certa riverenza. Un po’ per la copertina grigia, austera e minimale, un po’ per la sua impostazione e impaginazione. Mi sono chiesto quale possa essere l’impressione degli studenti di oggi, abituati a tutto quello che sappiamo, di fronte a un format didattico così novecentesco. Parole e carta, nero su bianco, nemmeno un link o una gif animata o un richiamo a youtube. Ma per me la “Guida al Novecento” di Salvatore Guglielmino non è stato solo un obiettivo prima, quando avendolo in casa perché appartenuto a mia sorella maggiore non vedevo l’ora di poterlo portare con me sui banchi di scuola, o uno strumento di interpretazione del novecento quando poi ho dovuto davvero leggerlo. sottolinearlo e studiarlo.

Internet, che è la cosa più millennials che mi viene in mente, mi ha permesso però di scoprire che Salvatore Guglielmino ci ha lasciato nel 2001, cosa che supponevo ma di cui non conoscevo i dettagli. Così, cari figli del duemila, so che non avrete nulla in contrario se il Guglielmino me lo tengo insieme a tutte le mie cose del secolo che non avete visto per un pelo, insieme ai dischi di Bowie, alla tessera del cineclub con le date timbrate sopra per tutti i film girati nel novecento che ho visto da ragazzo, insieme a certe foto di cortei che nemmeno ve li potete immaginare, insieme a tutti i libri di cui il Guglielmino riporta i passaggi, tanto voi – nel caso aveste bisogno – sono tutte cose che potete trovare facilmente con Google.

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