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Pochi laureati. E sottoutilizzati. Il “crimine” dell’Italia

Creato il 22 gennaio 2014 da Fugadeitalenti

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Oggi il nostro focus si concentra su quello che possiamo definire come lo “spread” nell’utilizzo del capitale umano, tra Italia e resto del mondo. Uno “spread” tanto più grave, se consideriamo l’evoluzione in corso a livello mondiale, con le economie avanzate che si stanno trasformando  rapidamente in “economie della conoscenza”, dove i fattori dell’innovazione e delle figure “high-skilled” saranno fondamentali, per poter sopravvivere e competere. Sotto questo profilo, l’Italia ha già accumulato ritardi spaventosi, come vedremo.

E’ vero, la disoccupazione resta alta: proprio domenica Eurostat ci ricordava come -tra disoccupati e scoraggiati- in Italia abbiamo un esercito di 6,15 milioni di persone che di fatto sono fuori dal mercato del lavoro. Quasi 3,3 milioni di loro addirittura per scelta, non credendo di poter trovare occasioni di impiego. Tre volte la media europea. Sono cifre gravissime.

Ma anche quando il lavoro c’è, come valorizziamo i giovani che hanno deciso di investire nella propria formazione,  a tutto beneficio del Paese e del suo sistema produttivo? I numeri sono scoraggianti:

-secondo una ricerca del professor Carlo Barone dell’Università di Trento, in uscita la prossima estate, il reddito mensile di chi si è laureato in Italia, ma lavora all’estero, oscilla tra i 1700 e i 2000 euro. Se guardiamo all’Italia, il Nord (teoricamente la parte “avanzata” e ricca del Paese) è già molto meno competitivo: qui un reddito analogo oscilla in una forchetta 1300-1500 euro. Passando al Sud Italia, il crollo è verticale: 1100-1350 euro.

Barone giustifica così, con i numeri nudi e crudi della busta paga, la progressiva migrazione in atto dei giovani professionisti: prima dal Sud al Nord del Paese, poi dal Nord all’estero. Rotte migratorie ormai chiare da almeno una decina d’anni.

E spiega così il fenomeno: “la domanda di laureati in Italia è debole, soprattutto in rapporto all’offerta di laureati. L’Italia non ha molti laureati in confronto ad altri Paesi europei, ma ne ha molti a confronto con l’arretratezza della propria struttura produttiva“.

-sullo stesso tema, a “Giovani Talenti” è intervenuto la scorsa settimana l’economista della Banca d’Italia Andrea Brandolini, il massimo esperto in Via Nazionale delle politiche relative al capitale umano.

Brandolini ci ha portato alcuni dati. Inequivocabili:

- L’Italia ha una quota di laureati tra le più basse dell’Area Ocse (15% Italia vs. 31% Ocse).
- Un laureato su due in Italia è sottoinquadrato, al primo impiego.
- In Italia il salario medio mensile è di 1660 euro, contro i 1840 di Francia e Germania, mentre in UK sfiora i 2000 euro (dati 2010).
- E’ maggiore la quantità di giovani italiani che espatria, rispetto a coloro che arrivano nella Penisola.
- La quota di stranieri laureati che arrivano in Italia è pari al 13% (25-54 anni): in Germania è il 23%, in Spagna il 25%, in Francia il 28%, in UK il 38%.

Per ascoltare l’intervista ad Andrea Brandolini clicca a questo link

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