Nonostante l’opulenza che caratterizza il mondo occidentale, in molti paesi poveri i diritti universali, come l’accesso al cibo e all’acqua potabile, l’assistenza medica e l’istruzione, sono spesso negati. Oltre un miliardo di persone soffre la fame, e tra loro i più colpiti sono i più deboli, come i malati e i bambini. La loro povertà ha radici proprio nella violazione di questi diritti.
La soluzione valida ormai da tempo sembra quella degli aiuti a distanza, realizzati grazie ai vari concerti tenutisi nel corso degli anni che hanno visto impegnati esponenti di spicco del panorama musicale internazionale. Ma non è tutto, infatti esistono numerose ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale), previste e regolamentate dal Decreto Legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, che si occupano di adozioni a distanza e sono presenti in America Latina, in Africa e in Asia.
http://www.sositalia.it/landing/dona-un-futuro/index.htm?jwppid=4w-google
Adozione a distanza non significa soltanto sostenere economicamente un bambino, ma anche la sua famiglia e l’intera comunità a cui appartiene. E l’organizzazione non si limita a fornire aiuti e beni di prima necessità, ma si occupa di individuare le aree di intervento, che possono essere villaggi o regioni, in cui programmare una serie di iniziative a lungo termine che coinvolgono le famiglie e sono volte a eliminare le cause di condizioni di vita così precarie.
In questi luoghi le famiglie vivono con un pasto al giorno, spesso non ci sono strutture che permettono di frequentare le scuole e la scarsità di mezzi per raggiungerle è causa di rinuncia. Le famiglie apprezzano molto la costruzione delle scuole nei villaggi perchè capiscono che l’istruzione è il primo passo per uscire dall’ignoranza e dalla povertà. Quindi si realizzano centri che ospitano i bambini e che favoriscono la formazione primaria e poi, per ovviare agli inconvenienti della distanza e della mancanza di mezzi di trasporto per raggiungere le scuole di livello più alto, si costruiscono ostelli che ospitano i ragazzi. Ad Haiti le ONLUS sono presenti da molti anni. Come in molte parti del mondo qui mancano elettricità, acqua corrente e servizi igienici. Il lavoro è mal retribuito, le strade, non asfaltate, sono costeggiate da fogne a cielo aperto che riversandosi nel mare e nei fiumi, ne contaminano le acque. C’è necessità di cibo, vestiti, materiale igienico per la cura della persona e indumenti intimi. La gente collabora volentieri per migliorare la vita comune nei campi. Ma a tutto questo si è aggiunto il disagio del terremoto che ha portato all’organizzazione di ronde per proteggere i più deboli, e per rendere agevole la distribuzione alimentare è stato istituito un sistema di buoni pasto coi quali ognuno ritira il cibo in modo ordinato. Oltre a questo gli operatori forniscono il supporto psicologico necessario.
Le Onlus pubblicano periodicamente delle riviste in cui riportano il resoconto del loro operato e che inviano ai sostenitori per tenerli aggiornati e per incoraggiarli ad andare avanti con la loro scelta. In esse sono riportate interviste e aneddoti e appaiono spesso immagini di madri e di bambini che mostrano sorrisi di gratitudine. Le donne rappresentano la fascia più povera della popolazione mondiale e le bambine sono le più colpite perché una su cinque non conclude neanche il ciclo di istruzione primaria, spesso subiscono violenze e sono costrette a sposarsi precocemente. E per questo le Organizzazioni lavorano al loro fianco. Inoltre l’istituzione dei programmi di microcredito aiuta ad avviare nuove attività lavorative che permettono di mandare avanti le famiglie.
Actionaid, una delle ONLUS presenti in tutti e tre i continenti citati in precedenza si è occupata recentemente dei dalit, tribù indiana emarginata a cui è negato il diritto di possedere terreni, per fare in modo di riconoscerglielo.
Ai tanti problemi di questa gente si aggiunge la piaga dell’AIDS, la pratica delle mutilazioni genitali femminili a cui sono sottoposte le bambine, ad esempio in Kenya dove per legge possono sottoporsi volontariamente al compimento del diciassettesimo anno di età e non prima. Ma è solo attraverso l’informazione che ancora una volta si ha l’opportunità di far rispettare i propri diritti. La maggior parte delle interviste ai bambini rivela l’ambizione di diventare medici per curare le persone, dato che spesso sono costretti ad assistere impotenti alla malattia e alla morte dei familiari per mancanza di cure. Altri vogliono diventare insegnanti per poter diffondere l’istruzione, consapevoli della sua importanza.
Noi che abitiamo il Nord del mondo, che soddisfiamo le nostre necessità in modo naturale e spesso scontato, come quella di usufruire dell’acqua potabile, che in questi paesi non lo è altrettanto, possiamo fare qualcosa, senza grandi sforzi. Con poco meno di un euro al giorno, che è il costo di un’adozione (un pacchetto di sigarette ne costa quattro volte tanto), ed entrando in uno dei tanti siti presenti su Internet si può diventare facilmente sostenitori a distanza.
Una volta regolarizzata l’adozione inizia un rapporto per cui, ogni sei mesi circa, uno dei tutor che si occupano del bambino scrive una lettera al sostenitore raccontandone brevemente i progressi scolastici e alcuni aneddoti che svelano le condizioni di vita del villaggio. Il bambino a sua volta, se non ancora in grado di scrivere in inglese, lingua usata per la mediazione, realizza un disegno da spedire con la lettera. Molti sostenitori scelgono poi di diventare attivisti, perché si può esserlo anche dal proprio paese di appartenenza attraverso iniziative volte alla raccolta fondi da destinare poi alla causa. Eventualmente è possibile devolvere il 5‰ dell’imposta sul reddito. E chi ha la possibilità può andare direttamente nel villaggio per conoscere il bambino.
Le tante organizzazioni cercano di coinvolgere le persone attraverso varie iniziative, ma le più efficaci sono certamente le campagne video che vedono partecipi molti personaggi noti del mondo dello spettacolo, tra cui Lucio Dalla, Martina Colombari, Fiona May, Emanuela Folliero e Raffaella Carrà, che nel 2006 aveva addirittura dedicato un programma televisivo intitolato Amore, che riscosse un grande successo proprio in termini di adozioni. Con esso proponeva un tipo di tv alternativa per sostenere l’adozione a distanza, diventandone una delle principali testimonial.
http://www.educazionesviluppo.org/adozioni/adozioni-distanzaraffaella-carra.htm
Scegliere Raffaella Carrà è stata sicuramente una buona mossa per puntare alla persuasione. Spesso infatti si parla di tele-truffe e non solo, per cui si tende ad essere diffidenti. Ma come non fidarsi di Raffaella? Come potrebbe mettere in gioco la sua immagine per favoreggiare una truffa?
Naturalmente tutti coloro che hanno prestato la propria immagine a vantaggio dell’iniziativa sono andati oltre, diventando operativi sul campo e loro stessi hanno adottato diversi bambini.
http://www.youtube.com/watch?v=vaJynHIFXgI
http://www.youtube.com/watch?v=d8cZ3ytozIY
http://www.youtube.com/watch?v=M9aQCfN8V98
http://www.youtube.com/watch?v=feHt0FSbDRg&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=fcDMA25bNAc
Personaggi di fama internazionale, quali Madonna e Angelina Jolie hanno adottato dei bambini, facendone quasi una moda che si è sparsa a macchia d’olio nelle zone alte di Hollywood. Ma anche Bob Geldof si occupa di questi paesi da tempi immemorabili, così come Annie Lennox. Il cantante Michael W. Smith ha girato un video in loco che mostra molto bene quali sono le condizioni nei villaggi in questione.
http://www.youtube.com/watch?v=sh5oDlhP8qM
E di fronte a tale evidenza non si può rimanere impassibili.
Daniela