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Poco si crea, nulla (o quasi) s'inventa

Creato il 14 maggio 2010 da Mcnab75
Poco si crea, nulla (o quasi) s'inventa

Un medico francese, il dottor Sarrasin, e uno scienziato tedesco, il professor Schultze, ricevono le due parti di un'eredità che permette ad entrambi di realizzare le loro città ideali.

Il dottor Sarrasin realizza France-Ville, un'utopia sanitaria, mentre il dottor Schultze costruisce Stahlstadt (in tedesco "città dell'acciaio"), vera e propria città-industria, organizzata militarmente, dove progetta, produce e vende armi d'avanguardia. Inoltre ordisce segretamente piani minacciosi per la pacifica France-Ville, piani in cui progetta di sperimentare l'uso di armi di distruzione di massa ante litteram, di sua ideazione.

 

Nel frattempo, Johann Schwartz, un brillante ingegnere, si fa assumere a Stahlstadt dove scala per anni la catena gerarchica che lo porterà al sancta sanctorum di Schultze. Il giovane è in realtà Marcel Bruckmann, un alleato di Sarrasin, e riuscirà a scoprire i piani di Schultze. Pur senza venire scoperto, Bruckmann verrà condannato a morte dal capriccioso Schultze che gli aveva mostrato, per vanità, i suoi più terribili ordigni segreti: un supercannone dalla lunghissima gittata (sufficiente a bombardare France-Ville), proiettili incendiari e proiettili a diffusione di gas. Tuttavia, Bruckmann riesce a sfruttare la fiducia che Schultze continua a nutrire in lui e a fuggire da Stahlstadt; ma tutto il lavoro eroico di Bruckmann e quello dei suoi amici risulterebbe inutile, se il supercannone pronto a bombardasse France-Ville, non fosse paradossalmente troppo potente: il primo proiettile sarà letteralmente scagliato in orbita attorno alla terra, danneggiando allo stesso tempo il cannone.

Infine, la nemesi: Schultze verrà trovato morto nel suo laboratorio segreto, congelato, asfissiato e pietrificato dall'esplosione di uno dei diabolici proiettili a gas di cui andava fiero. Questa morte porterà al collasso della struttura sociale di Stahlstadt, per cui l'autocratico Schultze non aveva mai progettato un vice-capo. Così, alla fine, tutto finirà paradossalmente nelle mani del suo unico parente noto, ovvero il dottor Sarrasin, che liquiderà tutto quanto.

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Questo canovaccio accattivante altro non è che la trama del romanzo I cinquecento milioni della Bégum, scritto da Jules Verne nel 1879. Vale a dire: vecchio poco meno dell'unità d'Italia.

Poco si crea, nulla (o quasi) s'inventa

 

Che Verne fosse un precursore di molti generi è assodato da tempo. Leggendo la scheda del romanzo senza riconoscerlo, avrete magari pensato a un classico della fantascienza Urania degli anni '60 e '70. Oppure a un romanzo di spionaggio. Il “cattivo” Schultze non è affatto dissimile da tanti villains proposti nei primi film di James Bond. Senza contare i temi, poi ultrabusati, della città utopica e della distopia militaresca.

A distanza di 131 anni (mica bruscolini), molti romanzi di genere ricorrono a storie che, fatti i dovuti distinguo nozionistici, potrebbero ricalcare quest'opera meno conosciuta di Verne. Sempre grazie a lui la narrativa d'intrattenimento ha fatto una prima escursione nell'affascinante e tenebrosa terra di Transilvania, grazie a Il castello dei Carpazi. Libro che anticipa di ben sette anni il Dracula di Stoker. Le similitudini non sono solo nell'ambientazione, bensì anche nel cattivo: al posto di un conte abbiamo un barone, che non è vampiro, bensì un nobile solitario e malvagio, che sfrutta le invenzioni geniali di Orfanik, uno dei suoi servitori.

 

Morale?

Non c'è una morale.

Scrivere buone storie va ben oltre la ricerca forzosa dell'originalità. Essa si presenta spontaneamente, nei dettagli e nella rielaborazione di testi, film e suggestioni che fanno parte del background di scrittori e registi. Se c'è qualcosa di veramente sterile e inutile questi è, semmai, il disdicevole lavoro di copia & incolla dilagante in questi ultimi anni. Romanzi intercambiabili, personaggi tanto simili (e anonimi) da venir dimenticati un minuto dopo aver terminato la lettura.

Le chiamano “strategie di mercato”. Io la chiamo anche paraculaggine vergognosa.
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Qui un articolo sui "misteri" di Jules Verne e i suoi presunti studi esoterici.
Un interessante recensione de I cinquecento milioni della Bégum.
 

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