Caro passeggero che ogni mattina
prima delle sette mi precedi in ascensore
in un atto di profonda tolleranza
e della lingua italiana non avendo padronanza
ho deciso di tentare in un sussulto
non la scontata via dell'insulto
ma di poeticamente parlarti
come si fa coi d'intendere non capaci:
con amore.
Premo il pulsante fiduciosa
che oggi sarà un giorno diverso
che allo spartirsi delle sue gelide porte
l'ascensore non sarà sempre lo stesso.
E mi amareggio al constatare
che ancora un altra volta
l'aria fumosa dei tuoi polmoni
si mischia al gas prepotente
che il tuo corpo emana
come se nei tuoi meandri nascondessi
la morte di un'intera mandria
Voglio che tu sappia che capisco
i vizzi, la compulsione, le magnate
e non son pertanto qui
quale ville moralista a chiederti di cambiare
ma solo di avere forza, bravura, coraggio
come un alpinista sulle vette
per affrontare l'ascensore, son due piani,
a sigaretta spenta e chiappe strette