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Poesia pop-rock: Intervista ai Divanofobia

Creato il 24 gennaio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

I Divanofobia sono un gruppo emergente di Bologna. E’ da poco uscito il loro ultimo E.P  che vanta la collaborazione con il poeta Roberto Batisti. “TINNITUS”:  Quattro canzoni intense, dove la poesia dialoga con la musica. “Una cosa che stava nelle cose, spontanea”: parola di Andrea Brasi autore dei testi e voce dei DIVANOFOBIA che risponde alle domande di The Freak.

Divanofobia, un nome per un gruppo musicale sicuramente stravagante. Spiegateci il significato e da cosa nasce l’idea.

Il significato di “divanofobia” può essere: “atteggiamento esistenziale attivo ed in movimento, del pensiero e del corpo”. In principio è un gioco di parole fine a se stesso, poi il significato nasce dall’idea che l’atteggiamento attivo possa renderci più felici.

Nel mondo dei social network, delle consolle e della TV, qual è il modo giusto per combattere il “richiamo del divano”?

Parlare con gli altri apertamente esibendo anche i propri dubbi e le proprie paure, ascoltare gli altri, adoperare l’onestà intellettuale, imparare a conoscere e integrare tutte le parti della nostra personalità attraverso gli altri e attraverso la ragione, vivere fuori dal luogo di nascita almeno una volta, trovare propri canali per raccontarsi e per farsi capire, scoprire che la propria soggettività è unica al mondo ed essa diventa infelice se la si costringere ad essere quello che non è, imparare, fare, esperire, leggere, conoscere. Tutti questi elementi sono collegati fra loro e penso possano portare a delle conseguenze tali da permetterci di usare social network, consolle e divano per quello che sono e non per quello che sembrano. Allora e solo allora il “richiamo del divano” avrà un sapore rigenerativo e non ossessivo.

The Freak è un termine di derivazione anglosassone, che tradotto letteralmente significa: “colui che ha un comportamento inusuale” Quanto i Divanofobia sono inusuali e in che modo stanno cercando di emergere, in un Paese dove si dà poco spazio alla diversità?

Credo che ciascuno di noi abbia dei “comportamenti inusuali”. Siamo tutti sostanzialmente dei “freakettoni” – chi più chi meno – anche quelli che respingerebbero questa definizione di loro stessi. La differenza c’è forse fra chi i propri comportamenti inusuali li riconosce e chi invece non li riconosce. Fatta eccezione per gli adolescenti, i quali per crescere devono già trasgredire sin troppo, penso che più persone possibili dovrebbero riconoscersi come “fricchettone”, ciò infatti significherebbe semplicemente che saprebbero chi sono. Mi piace il nome “The Freak” e direi che è piuttosto in spirale con il nome “Divanofobia”. Dunque i Divanofobia sono usualissimi – inusualissimi, nel senso comune – e stanno cercando di emergere abitando se stessi, ossia attraverso la propria stessa “divanofobia”: loro faranno il possibile affinché nel Paese ci sia più spazio per la diversità. Mi sento di dire che è preferibile non fare le vittime: il Paese siamo noi, per cui la propria diversità, affinché emerga, è sufficiente esibirla, abitarla quotidianamente.

Se vi proponessero di partecipare ad un reality show, per avere una maggiore visibilità, la vostra risposta quale sarebbe?

Mah in realtà una prospettiva del genere per un attimo ci si era  presentata e noi avevamo iniziato a discuterne insieme senza nessun pregiudizio. Il fatto vero è che un reality show per sua stessa natura prevede di penetrare la personalità del musicista per intero, quando invece il musicista dovrebbe presentarsi al pubblico in maniera parziale, sostanzialmente dovrebbe esibire la propria opera d’arte e solamente in maniera accessoria gli altri aspetti della sua persona. Altrimenti l’opera perde il suo stesso valore, si riempie troppo e non lascia quel margine ellittico e soggettivo che è tipico dell’arte fatta ai massimi livelli. Anche l’estetica della musica prodotta viene a compromettersi. Certo, una band, oltre a fare arte “pura”, fa anche spettacolo, questo lo sappiamo, e questo aspetto ci piace molto, lo curiamo, ma direi che c’è un limite di “spettacolarizzazione” che non va valicato. Nell’occasione che per un momento ci si era prospettata, la possibilità stessa era sfumata prima che avessimo avuto il tempo di prendere una decisione. Certo è che se adesso ci offrissero di partecipare ad un reality show di quelli in circolazione, avremmo parecchie perplessità. Oltre al fatto che personalmente la troverei un’esperienza emotivamente molto pesante, credo mi sentirei come una sorta di cavia da spettacolo. Comunque bisognerebbe valutare il caso specifico, non siamo prevenuti a priori rispetto a questo tipo di esperienza

State progettando un tour? Verrete a trovarci a Roma?

Più esattamente abbiamo concluso la prima parte di “Dal Vivido Tiny Tour” e ora – dici bene – abbiamo pressoché concluso di progettare la sua seconda parte, nella quale porteremo in giro il nostro nuovo e secondo ep dal titolo “Tinnitus”. Al momento non è prevista una data a Roma, sempre a meno che “The Freak” non ce ne procuri una adesso. Ne saremmo entusiasti. Comunque dopo l’estate è  nei nostri desideri progettare una data anche nella capitale. Per fine gennaio sul sito sarà pubblicato l’elenco completo delle nuove date: www.myspace.com/divanofobia

L’EP dei Divanofobia può essere ascoltato a questo indirizzo:

http://soundcloud.com/divanofobia/sets/tinnitus-e-p-2012-1/

 


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