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Poesie del padre (parte terza)

Creato il 08 settembre 2012 da Wsf

Quello che rimane del paterno egoismo in noi è il rifiuto. Non si accetta che una malattia (vero simbolo dl male, del diavolo, del male che si compiace di fare del male) spenga il padre, l’oscuri, lo svanisca in vita. Non c’è morfina di comprensione che allontani il dolore di vedere un altro uomo nel corpo del padre,  mentre doloroso è in noi il ricordo di ogni sua memoria ormai non più viva nella sua)

Poesie del padre (parte terza)

Davide Puccini

UNA PIAGA

Mio padre si allontana lentamente
un passo dietro l’altro,
ridotto ad uno scheletro vivente;
un vecchio mangiapreti
ormai lungodegente,
che per tutta la vita
è sempre stato renitente a Dio
con cieca ostinazione.
Ma è nato il 25 di dicembre
ed ha anche lui una piaga nel costato.

Else Lascker-Schuler

E

E sdegnassi il mio cuore -
Felice avrebbe raggiunto in volo i cieli
Via dalla stanza angusta!
Sempre lo sento bussare
Quando la luna va a spasso,
Sino a tardi sovente.
Delicata orditura di fili d’argento
Il mio bianco strumento -
Opaco ora il suo bagliore

Elio Andriuoli

INVANO IL TEMPO

Forse dovrei provare ora tristezza
per il tuo volto desolato e i bianchi
capelli e per le curve spalle, un giorno
sì forti (mi portavi sorridendo
in collo per le stanze e mi pareva
di andare per il mondo); ma non questo
è ciò che innanzi a te sento. Mi appari
ancora forte nella tua saggezza
di sempre, che mi fu vanto e ristoro.
Io, di te tanto più giovane, guardo
la tua fronte serena e mi abbandono
come una volta al tuo virile amore.
Intatti ci ritornano quegli anni;
invano il tempo si accanì su noi.

Dylan Marlais Thomas

NON ANDARTENE DOCILE IN QUELLA BUONA NOTTE

Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini
Non se ne vanno docili in quella buona notte,

I probi, con l’ultima onda, gridando quanto splendide
Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
Troppo tardi imparando d’averne afflitto il cammino,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce


Filed under: poesia, scritture Tagged: Daniele Puccini, Dylan Marlais Thomas, Elio Andreiuoli, Else Lascker-Schuler, il nero delle forme, il sottile filo della parola, poesia, visioni

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