La potenza dei padri
Da un punto di vista squisitamente simbolico il padre rappresenta la potenza, anche quando la reale figura paterna è sempre stata tutt’altro che potente. Il tracollo di un padre, specie se improvviso, lascia il figlio sgomento. Anche se il rapporto non era così stretto e a quel padre non si guardava come a un personaggio irraggiungibile, dentro di noi resiste – o resisteva – immutata la sua portata simbolica, a dispetto di quello che sapevamo. Del resto, si può sapere senza sapere. E’ come se, a un tratto, si fossero capovolti i rapporti: ora siamo noi che dobbiamo proteggere lui ed è lui che, in qualche modo, è tornato bambino. Questo, almeno, è quello che è capitato a me. Da un lato c’è la realtà oggettiva di un uomo adulto – io -, che dovrebbe essere nel pieno delle sue forze, sufficientemente sicuro di sé e psicologicamente in grado di gestire l’eventualità di una grave malattia del padre (e con questo intendo soprattutto che dovrebbe essere consapevole che un’eventualità simile poteva verificarsi), e di un uomo ormai anziano ed esposto ai rischi che la sua età comporta. Parallelamente, però, esiste l’altra realtà, soggettiva, in cui l’uomo adulto non è mai del tutto uscito dall’infanzia, mentre il padre è sempre nel pieno delle sue facoltà, eternamente adulto. (Stefano Beretta)
Padre, questo viso sepolto,
la sua immagine piegata alla morte
dentro il bianco letto non illude più nulla.
Ho chiuso la porta dietro di noi
e come ritagliarti dal profondo,
fermi al centro della stanza i nostri cuori.
Uno morto, uno vivo.
Ora tu pensi che io non ti veda,
ma io so in questo momento,
mentre ti stai togliendo l’abito di dosso
come un bagaglio di un viaggio finito,
di già mi vengono i ricordi.
La misera infanzia e la semplice vita
che le tue mili parole non chiedevano oltre,
se solo ti avessi incontrato di più e baciato.
Ma è tardi in questa morte
e benché aliti in me il desiderio di seguirti,
anch’io ti consegno
e in paziente pianto rimango.
Nel resto del tempo, nei fitti pensierim
ritornami padre in silenzio
ROBERTA DAPUNT
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Non ha scritto parole
ma si è seduto, spesso, su botti,
asce di legno, si siede ancora
sui gradini nuovi della sua
finalmente casa moderna: a chiedergli
cosa fa, risponde: “A fag la pèinsa”:
è il mondo, con trattore, non figlia,
che lo lascia quieto,
o viene a lui in grani fitti, a destini
muti, lo invaghisce (di lui in me
questo, e se io ne faccio, qualche volta,
parole, è perché vuotarsi, lì, senza
difese, esserci per una cipolla che coltivi,
umile fino allo stallo totale
del dare senso,
è troppo umano, assomiglia quasi al vivere quasi
al morire
ma già da sempre vecchio, ha lasciato
volere agli altri, sazio in angoli
di abulìe animali, sacre: forse perché
ha sempre dovuto ha rischiato in me
la scommessa dei saldi fini, e per sé il nulla
delle zolle guardate, del granoturco fiutato)
( invano
so che scorrendomi
vicino, senza parole, come fantasma
che esiste ad ore, in stanze certe
lascia in me, da sempre
quel sedersi segreto)
MARIA LUISA BOMPANI
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Tenero padre suonatore di triangolo – uno strumento così piccolo
così difficile da suonare
che però sale altissimo
quando finito il grande respiro
degli archi
si sentono
i leggeri rintocchi dei leggii
i fogli che si girano
si sentono le chiavi appena mosse
sotto le dita dei suonatori di fagotto
si sentono le mani che si staccano
dalle corde
dell’arpa
ROBERTO AMATO
MIO PADRE SI è MOSSO ATTRAVERSO DESTINI D’AMORE
di Edward Estin Cummings
traduzione dall’inglese di A.S . per WSF
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Mio padre si è mosso attraverso destini d’amore
Attraverso solite mattine, attraverso l’avere e il dare,
cantando ogni mattina come ogni sera
mio padre si è mosso attraverso profonde altitudini
questo smemorato immobile che
volse il suo sguardo ivi splendente
anche se (così tenace e timida è l’aria)
sotto i suoi occhi si sarebbero mescolati e contorti
come dissepolto di recente che
aleggia per primo, al tocco d’aprile
inducendo quell’assopirsi che sciama dal fato
svegliava i sognatori alle loro spettrali radici
e perché alcuni dovrebbero struggersi di pianto
le dita di mio padre le portarono il sonno:
invano nemmeno la più esile voce potrebbe piangere
per lui che vedeva i monti innalzarsi
Sollevando le valli dai mari
mio padre si è mosso attraverso dolorosa felicità;
lodando a fronte chiamava la luna
cantando il desiderio sin dal principio
gioia era il suo canto e gioia così pura
che un cuore di stelle lui potrebbe guidare
e così pura ora e adesso
i polsi del crepuscolo gioirebbero
appassionato come un amante di mezz’estate
oltre al concepire la mente di un sole che splende,
così energicamente (più di tutto lui
immensamente) si levò il sogno di mio padre
la sua carne era carne il suo sangue era sangue:
non c’era uomo che avesse fame ma l’ha voluto sazio;
nessuno storpio avrebbe camminato cento passi
in salita solo per vederlo sorridere.
Disprezzando il fasto del fare e dovere
mio padre si è mosso attraverso destini di emozioni;
la sua rabbia era giusta come la pioggia
la sua pietà era verde come il grano
braccia settembrine di anni or sono
sì modestamente ricco a nemico e amico
più che a sciocco e saggio
è incommensurabile offerta
orgogliosamente e (dalla fiamma tenue
ottobrina) come la terra discenderà verso il basso,
così spoglia l’immortale opera
le sue spalle marciavano contro l’oscurità
il suo dolore era vero come il pane:
nessun bugiardo lo guardava in viso;
se tutti i suoi amici diventavano nemici
lui avrebbe sorriso e costruito un mondo fatto di neve.
Mio padre si è mosso attraverso di noi,
cantando per ogni nuova foglia di ogni albero
(e ogni bambino era certo che la primavera
danzasse quando udiva mio padre cantare)
poi lascia che gli uomini uccidano e che non condividano,
lascia che il sangue e la carne siano fango e melma,
visione intrigante, passione voluta,
come una droga che è comprata e venduta
dar da rubare è crudelmente gentile,
un cuore per paura, dubita del pensiero,
a differire dallo stesso una malattia,
conforme l’apice di me stesso
se sordi erano tutti il nostro sapore era luminoso,
tutte le cose amare completamente dolci,
meno capricciosi e silenziosamente morti
tutti noi ereditiamo, l’intero patrimonio
e niente di abbastanza indispensabile come la verità
io dico pensando odio perché gli uomini respirano
perché mio padre ha vissuto la sua anima
l’amore è tutto e più di ogni cosa.