Anche stanotte
la luna mi fa da massaggiatrice,
Madame,
si sa, l’assurdità del cuore
sta nell’inoltrarsi nelle grotte
della felicità,
sperando che si venda come meretrice.
Ma non lo fa,
e resta al buio senza torcia,
e grida a me
che vado per le dimensioni,
compresso
tra l’universo e la sua forza.
Allora chiama te – madre
del suo folle temperamento -
ma, chi fugge non ha il tempo di cucire
merletti dal profumo di albicocca
sulla muffa di una cicatrice.
E mi si tuffa in gola
e mi riporta qui
dove nessuno vola -
ora ho la
netta sensazione
che la tua assenza sia la mia dimora.
Se tu ora mi chiamassi,
saluterei la luna,
ringraziandola per i massaggi,
chiedendole di tendere una corda,
ed io -
cuore equilibrista -
ti raggiungerei
tra i rischi del cielo e dei suoi salti.
Se poi stanchi,
tu mi chiedessi
di fare l’amore un’altra volta,
io lo farei
finché tutt’intorno s’innamora.