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Poesie e Racconti #34 – Anche Questa è una Storia d’Amore

Creato il 02 agosto 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

una immagine di Immagine tratta dal film Pulp Fiction 1994 di Quentin Tarantino 620x262 su Poesie e Racconti #34   Anche Questa è una Storia dAmore

Profumo, o meglio, odore salvatico di arbusti, forse di leopardiane ginestre, mi solletica le nari. Ho gli occhi aperti ma le cose circostanti tremolano ancora, non sono rientrate nei loro confini fisici. L’udito riprende le sue funzioni lentamente e adesso riesco a discernere i fruscii di minuscoli insetti che abitano i ciuffi di erba che mi circondano. Sbatto le palpebre per liberarle dalla cispa rimasta. È l’indizio che mi fa sospettare di aver dormito per delle ore. Il cielo è un mare nero che cerca di schiacciarmi. La luna e le stelle questa notte sembrano compatire altri ambienti, non questi. Mando impulsi elettrici alle mie braccia per ordinare loro di muoversi ma queste rifiutano, oppresse ancora da una debolezza di cui non riesco a rintracciare la causa. Marzia. All’affacciarsi della sua figura il pensiero si desta improvvisamente, fa uno scatto e mette in moto la memoria. Giro la testa lentamente verso sinistra, ecco il cespuglio dietro al quale stavamo scopando.

Continuo a bere quelle note metalliche come fossero alcool, emetto approvazioni gutturali e mi lancio sul tavolo delle bevande. Una luce stroboscopica con testa umana mi biascica qualcosa, gli alzo un dito in segno di approvazione, spero il pollice, vedo una chiostra di denti digrignanti, mi sa che era il medio. Una gallina mi cinge da dietro con ali ben tornite, urla anche lei qualcosa che si perde nel vuoto della mia sbronza. Mi ricordo di non aver cenato e questa gallina ha proprio una bella faccia succulenta. La mia bocca si abbrancica al suo naso, cercando di divorarlo. Il dolore esce a rivoli dalla sua faccia, colorandola di un bel rosso scarlatto. Mario.

Marzia. Muggiva come la stessi castrando. L’assenzio ha cancellato il resto. Troppo poco per cercare di ricostruire gli eventi che mi hanno portato a questa situazione. Il corpo mi è ancora ribelle, il cervello è un servo renitente. Torno a fissare l’immenso oceano nero soverchiante e deglutisco a fatica: questa notte illune mi trasmette presagi di apocalisse. Un brivido di freddo mi scuote, scopro così che anonimi pulviscoli di sabbia mi facevano da letto e steli d’erba da cuscino. Dove diavolo sono? Aveva ragione Maupassant, quanti miseri sono i nostri sensi e quanto poco ci rivelino! Soggetti al logorio, al deterioramento, alla confusione, basta un nonnulla per ottenebrarli e occluderli, al pari di ingranaggi fragilissimi. Un attimo, ma… ma… dov’è Marzia???

Bercia versi da femminuccia, crede che le sue parole siano alate, sono solo aleatorie. Tenta di rabberciare il suo disastro con racconti e corti, anacoreta per viltà, per non affrontare il sì degli altri lo abiura con la grossolanità del misantropo. Eppur lui… Capitombolo in un’altra stanza, l’eco delle mie gesta mi precede e astanti sconvolti mi lasciano arrivare alle bottiglie di vino. Ingollo, ingollo ancora, raddoppio parole e gesti, lancio le braccia così velocemente al centro della stanza che ne scorgo solo le scie, batteria elettrica, i TECNici hanno battuto i METALmeccanici, il cuore è uno zum-zum di quattro quarti, salto-salto-salto, prima che arrivi l’effetto scolo un altro sorso di causa, ed eccolo l’effetto, patatine, arachidi, torta e… sperma??? Mario! L’ho lasciato svenuto sulla spiaggia!

- Stronzoooooooooooooooo… Idiotaaaaaaaaaaa… Checcaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

- …eeeee… E… Ehiii.

- Ma dove merda è?

- Ehi! Sono qui.

- Qui dove? Non ti vedo.

- Ahi! Ma porca…

- Solo calpestandoti potevo trovarti! Sono troppo ubriaca!

- Sì, ma cazzo, spostati dallo stomaco.

- Volevo abbracciarti.

- Ma che diavolo è successo?

- Ti sono caduta addosso.

- Intendevo prima.

- Prima di che?

- Prima che mi crollassi addosso!

- Ah, prima! Solo tu potevi svenire al momento dell’orgasmo! Che ridere, roba da film. Cioè, alla fine mi sento lusingata, lo prendo come un complimento.

- Scema, ho mischiato un bel po’ di roba. Ma… che è ‘sta puzza? Sembra sborra.

- È la tua, l’ho vomitata poco fa.

- Che dolce. Avvicinati, fatti baciare…


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