Tu non fosti che squillo
di memoria
pensile sulle pendici
colonizzate da olivastri saraceni.
Eco di remota
meraviglia
tra frasche di torrenti
estinti.
Nel giorno consumo la mia ira,
faccendiere di insulti
ancor in guerra,
preda strappata alla bonaccia
della sera
e la mola affossa i teschi della terra.