L’affanno della polverosa mulattiera
attira col vento le vetrate dei miei sussulti.
Spento nell’apertura
conduco i miei omonimi
in trappole d’altura
e concedo riposo al turbinio di fate.
Traffici di miocardio inquinano
le mie giornate.
Goliardico presso arene sconosciute
fisso lastre di pirite,
ma patine d’oro non danno
tregua a grafiti,
aspirazioni diamantine.
Non rinvengo labbra di corallo e, salgemma,
mi sciolgo in flutti d’ambrosia.