Laura Maira è nata a San Cataldo in provincia di Caltanissetta il 28 Luglio 1979 dove attualmente risiede. Diplomata all’istituto Psico-pedagogico di Caltanissetta, ha sempre avuto una spiccata predilezione verso la letteratura e i grandi Poeti classici. Sin da piccola si è dedicata con passione alla lettura dimostrando un grande amore per i libri e per tutta la narrativa in genere. Ha pubblicato nel 2012 una silloge poetica edita da Albatros Il Filo dal titolo ‘‘Lacrime segrete’.
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Il mio diario
Dal mio diario segreto escono fuori pugnali
spranghe di ferro
pioggia di fango
dal mio diario esce ogni tanto un coltello e una spada
un rasoio affilato
un tronco d’albero caduto
Nel mio diario si muovono foglie
si sanguina costantemente
si va alla deriva
si prova paura
si muovono tende
ombre scure prendono sembianze
Dal mio diario piovono petali di fiori
polveri letali
odori amari che pungono le narici
dal mio diario escono voci di bambini abbandonati
parchi vuoti e panchine solitarie
Al mio diario pulsano le vene
la carta si contorce
la luna cresce storta
al mio diario mancano denti e bocca
si nasconde nel cassetto lontano da tutti
Nel mio diario piangono gli abissi
si spogliano delle penne uccelli morti
vampiri non si riflettono allo specchio
qualcuno si nasconde nell’armadio di notte
Il mio diario è rotto al centro e stanco
ancora sbadiglia
controvoglia
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Devo pensare a me stessa
Non posso essere il tuo ombrello
a ripararti da pioggia e freddo
devo pensare a me stessa
le mie ossa sono a pezzi
le mie mani piene di buchi neri
i miei capelli dei grovigli
i miei pensieri delle lame affilate
non posso dar retta alle tue pretese
i bisogni della gente per me non son più niente
ho polvere sui vestiti
allergie e starnuti
piedi sempre freddi
bocca asciutta
non ho voglia di fare festa
ho altre esigenze
vedo l’assurdità della gente
per me è finita
lasciatemi sotto la mia quercia caduta
nella foresta di betulle tra le foglie
sono totalmente impreparata
non so tollerare la miseria che siete
mi viene la malaria, la febbre gialla
non posso essere il tuo ombrello
a ripararti da pioggia e fango
posso offrirti il mio ghigno
ridere soltanto
è tutto così patetico
così scontato e tiepido
i fuochi sono spenti
io sono per gli incendi
non posso fare più nulla
devo pensare a me stessa
ho poco sangue e poche vene
e mi servono per sparire
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Quantificare il tempo
Non so mai quantificare il tempo
mi ricordo di un’altra vita
mi sfugge la data, il giorno
se sia stato reale
questo destino infame che mi tormenta
ero come la pioggia
come un ruscello
non saprei dire quando
questo destino assurdo, fuori dal mondo
Mi hanno teso un tranello
legato i polsi
bendato gli occhi
con sporchi ricatti
non so mai quantificare il tempo
se era caldo o freddo
mi sfugge il senso
questo oblio in cui sprofondo
ero come vento
come un ruscello
questo limbo assurdo, un altro pianeta
Non saprei da quanto sto quì seduta
come ci sia finita sul fondo della bottiglia
dispersa a mare
senza bussola e orologio
questo silenzio assurdo, surreale
non so quantificare il male
questo ingiusto morire
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Ricordare
Mi stacco dal corpo e ti aspetto
in quel posto straniero
quel vicolo oscuro della mente
ci incontriamo sempre dove non si muovono foglie
e tutto è calmo come un tempo
è caldo e soffuso
in quel luogo abbandonato che nessuno conosce
Mi piace lasciar tracce nell’ombra
essere sostanza senza forma
accarezzare un fiore nel sonno
in quel posto perduto
e tutto è voluto come una volta
è breve e intenso
in quel luogo del silenzio
mi nascondo e attendo la mia uscita dal mondo
Mi stacco dal corpo e ti aspetto
in quell’attimo impossibile
quel che mi resta senza lacrime
e tutto è fumo e vano
è dolce come il veleno
in quel luogo dove morivo
mi concentro e ti chiamo
piantandomi il chiodo dalla testa al cuore
Mi piace ricordare
***
Ecco cosa succede
Ecco cosa succede a fermare il tempo
il sole è uno sbadiglio
non ho caldo nè freddo
sonnambula di giorno
non ho bisogno di fare programmi
di fare le scale
di scendere e salire
ecco cosa succede
un crampo muscolare
Ho tagliato i ponti
le strade sono disegni
non ho meta nè direzione
sono lo stupore che si guarda intorno
non ho bisogno di fare in fretta
di prendere la giacca
di aprire la porta
ecco cosa succede
una pietra sepolcrale
Ho perso contatto
faccio calcoli al rovescio
non ho orologio nè tempo
non ho bisogno di imprecare
di snocciolare preghiere
Ecco cosa succede a fermare l’ascensore
guardo il mio funerale
***
Ve ne pentirete
Eh si, toglietemi di mezzo
come un’auto parcheggiata fuori posto
come erba falciata in giardino
spegnetemi premendo un tasto
nascondetemi dietro un muro spesso
cancellatemi come un disegno a matita
gettatemi come una busta vuota
fatela finita
sono pronta a tutto
ho uno squarcio aperto con denti affilati
mille aghi piantati in testa
una spada in bocca
venite a farmi la festa
spalanco la porta
ve ne pentirete amaramente
sono già morta e tra le fiamme
guardatemi bruciare
vi porterò a ballare all’inferno
sto brillando più del giorno
vi fotto come e quando voglio.