Dopo diversi decenni ieri ho incontrato un vecchio amico. Sono passati quasi 50 anni da quando ogni tanto lo accompagnavo per le campagne (sarà stato un segnale del mio destino futuro?), io con la macchina fotografica, già preso dal virus, lui con il registratore a tracolla, che allora si chiamava magnetofono. Vedete che la lingua si evolve. Si andava per i paesi attorno all'Alessandrino a cercare anziani che ricordassero canti e filastrocche tradizionali e che ce le cantassero. Una vera miniera di racconti e di cose divertenti che per lui è poi si è trasformata in una passione travolgente ed una ricerca continua che è diventata quasi lo scopo di tutta la sua vita. Franco Castelli infatti, è oggi uno degli studiosi più accreditati della tradizione popolare italiana ed alessandrina in particolare, con innumerevoli pubblicazioni e congressi al suo attivo in cui racconta aspetti di vita perduti, ma di straordinario interesse per chi voglia ripercorrere la storia recente attraverso l'ottica popolare e contadina. Ieri ci ha illustrato magistralmente l'opera di Testore, un poeta dialettale alessandrino di grande godibilità e dei suoi coevi, con una partecipazione tale da tenere gli ascoltatori avvinti e suscitando passione ed interesse, pur recitando poesie in quell'idioma spigoloso e difficile qual è il dialetto alessandrino. Già, come lui stesso ci ha ricordato, lo diceva padre Dante nel De vulgari eloquentia che ad Alessandria si parlava una turpissimam linguam! Lo so, direte voi, son cose vecchie, con tutti i problemi che abbiamo oggi che ci può insegnare la roba vecchia di 150 anni? E' vero, sono d'accordo, ma spesso per dimenticare il presente è piacevole parlare e discutere di fatti così antichi e di avvenimenti e situazioni così diverse da oggi. Così per divertire anche voi, vi riporto il brano centrale di una poesia politica del 1856: Ra vus dra miseria (La voce della miseria) di Pietro Setragni e che potrete apprezzare assieme a molte altre nel bellissimo lavoro di Castelli integralmente riportato qui: .
R'è na ròba d'avnì matvighi i debit ch'l'à za u Stat!E giuntè semp dar j'impòstipar ruzièn du tit ar còsti...Sacarlòt! um zmeja a meich'an duvreis nent andè csei:che an lo 'd splè ra pòvra gentl'è 'nt u siur ch'abzò dei drent;che s'ar paga mila franc,cul ch'è siur un uarda gnanc,ma ant sulei u j'à pensàcul testòn ch' pòrta j'ugià,ch'a l'è in òm ch'l'è sempr'an balch'l'è u ridicul 'd tancc giurnal!(...) e un ra fa vighi an candeirachi ch'ra paga? ar braji 'd teira.
(E' una cosa da venir matto / vedere i debiti che ha lo Stato! / E aumentar sempre le imposte / per rosicchiarci del tutto le coste.../ Sacripante! a me pare / che così non dovrebbe andare: / che invece di pelare la povera gente / è nei signori che bisognerebbe darci dentro; / ché se paga mille franchi / chi è signore manco se n'accorge, / ma in ciò ci ha pensato / quel testone che porta gli occhiali, / che è un uomo sempre in ballo / che è il ridicolo di tanti giornali! / [...] e ce la fa vedere in candela / chi la paga? le braghe di tela (i poveracci)).
Certamente capisco che son cose difficili da capire, così lontane da noi, così impossibili da accadere oggi. Allora c'era una crisi nera, si stava facendo l'Italia da tanti staterelli separati e divisi, la gente non trovava lavoro e i ragazzi venivano sfruttati da gente senza scrupoli che giocava sulla mancanza e la connivenza delle leggi. Le casse del neo-stato vuote e le tasse così alte da superare, anche se di poco quel 10% delle decime che pretendeva la Chiesa; cose mai viste!. Poi quell'accenno al ministro con gli occhiali che tutti deridono sui media mentre lui ti cava anche l'anima è davvero cosa d'altri tempi e difficile da capire, povero Cavour, nessuno lo ha mai amato! Anche quella dei poveracci che chiedono la patrimoniale è cosa che appare del tutto irripetibile. Mah, oggi son cose che ci stupiscono tanto sono lontane dalla nostra realtà, eppure ce l'hanno fatta a venirne fuori. Certo avevano politici che si dimettevano solo perché qualcuno li aveva sorpresi a portarsi a casa una matita dall'ufficio. Adesso per fortuna queste cose non capitano più e per questo ci rimane difficile capire questi antichi versi , però grazie lo stesso Franco, per averli tirati fuori dal passato anche se, abbi pazienza, son cose troppo lontane dall'attualità.