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Poeti siriani xv

Creato il 14 aprile 2012 da Kengarags
POETI SIRIANI XV

Muhammad Al Maghut

Tristezza al chiaro di luna

Tu primavera che vieni dai suoi occhi,

canarino che viaggi al chiaro di luna

portami da lei

poesia d’amore o colpo di pugnale

perché sono vagabondo e ferito

amo la pioggia e il lamento delle onde lontane.

Dal profondo del sonno mi sveglio

col pensiero al ginocchio di una donna attraente

vista un giorno

e mi dedico al bere e a comporre poesie.

Dì alla mia amata Layla

dalla bocca ebbra e dai piedi di seta

che sono malato e ho voglia di lei

che ne scorgo le orme sul mio cuore.

Damasco, carro rosa di prigionieri

sono disteso nella mia stanza

scrivo e sogno e osservo i passanti

dal cuore dell’alto cielo

sento pulsare la tua carne nuda.

Sono vent’anni che bussiamo alla tua dura porta.

La pioggia scende sui nostri vestiti e sui nostri bambini

i nostri volti soffocati da una tosse dolorosa

sembrano tristi come un addio

gialli come la tisi.

I venti desolati della pianura

portano il nostro pianto

ai vicoli, ai fornai e alle spie

e noi corriamo come cavalli selvaggi

sulle pagine della storia

piangiamo e tremiamo

e dietro le nostre gambe storte

passano i venti e le spighe dorate...

E ci siamo divisi,

nei tuoi occhi freddi

geme una tempesta di stelle in fuga.

Tu, amante avvizzita, ricoperta di tosse e gioielli

sei mia

questa nostalgia è per te, o astiosa!

Qualche attimo prima della partenza

ho fatto l’amore con una donna

e ho scritto una poesia

sulla notte e l’autunno e le nazioni sconfitte

sotto il sole pallido del pomeriggio

appoggiavo la testa agli scuri della finestra

e lasciavo la lacrima

brillare come il mattino, come una donna nuda

perché ho un antico rapporto con la tristezza

e la schiavitù.

Vicino alle nubi silenziose e lontane

intravedevo centinaia di petti nudi e sporchi

spingersi in un fiume di spine

e una nuvola di occhi azzurri e tristi

che mi fissava

fissava la storia acquattata sulle mie labbra.

Interminabili sguardi di tristezza,

piccole macchie di sangue, svegliatevi

io vi vedo qui

sulle bandiere ammainate

e nelle pieghe dei vestiti di seta

e io cammino come un tuono biondo tra la folla.

Sotto il tuo cielo sereno

passo piangendo, paese mio

dove sono le navi cariche di spade e tabacco

e la giovane schiava che ha conquistato

un regno con i suoi occhi grandi?

Come due donne calorose

come una lunga notte sul seno di una femmina

sei tu, paese mio

io sono qui, spettro estraneo e ignoto

sotto le mie unghie profumate

giace la tua antica gloria,

negli occhi dei bambini

penetrano i battiti del tuo cuore sfinito

i nostri occhi non si incontreranno più

io ti ho già cantata abbastanza

mi affaccerò su di te come

un garofano rosso lontano

come una nube senza patria.

Addio, pagine, notte

finestre purpuree

issate la mia forca al tramonto

e che sia alta.

Quando il mio cuore sarà calmo come una colomba...

bello come un fiore azzurro su una collina,

vorrei morire imbrattato

con gli occhi pieni di lacrime

e teste che si allungano per me

almeno una volta nella vita

perché io sono pieno di parole,

di indirizzi insanguinati.

Nella mia infanzia,

sognavo un abito a righe dorate

e un cavallo che divora le colline di pietra e le vigne

mentre ora

girando senza meta sotto la luce dei lampioni

spostandomi come le prostitute da una strada all’altra

mi vien voglia di uno spropositato delitto

di una nave bianca, che mi trasporti sui suoi seni salati,

verso paesi lontani,

dove ad ogni passo c’è un’osteria e un albero verde

e una donna mulatta

che trascorre la notte sola col suo seno assetato.

Tradotta dall’arabo da Fawzi Al Delmi, tratta dall’antologia, Selected Poems- Syria, Italy, Sweden, a cura di Khaled Soliman – Al Nassiry, Fawzi al Delmi, Jasem Mohamed,edita da COSV (Italy), Baghdad Café for Poetry and Music (Sweden), and Al Makan Art Association (Syria), in collaboration with Al Mutawasit (Cultural Exchange& reading development).

Poeta e scrittore, Muhammad Al Maghut nacque nel 1934 a Selmiyya nella provincia di Hama dove iniziò i

suoi studi che presto dovette abbandonare essendo di famiglia povera . Ha lavorato

come giornalista scrivendo di politica, ha pubblicato commedie teatrali graffianti che

hanno contribuito allo sviluppo del teatro politico arabo, ha anche scritto romanzi,

ma si è distinto per la sua produzione di poesia in prosa raccolta in numerosi

volumi. E’ morto a Damasco nel 2006.


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