- DONNE NELL’ANNO 1948.
Il poeta non è un creatore e la poesia non può essere frutto di pura fantasia. La storia, rappresentata dal costume, dalle idee, dalle abitudini sociali, conta molto anche nella poesia. La fantasia più libera di poeta non può dimenticare queste condizioni storiche. Se le dimentica non si ha vera poesia. La storia influenza la poesia. I fatti, in quanto conformi alla verità materiale, posseggono al più alto grado i caratteri del vero poetico. Il non inventare le cose, non romanzare i fatti, ma esporli come esempio di tutto un modo di vivere, quasi come una cronaca dei tempi. Scoprire così la novità storica che è nel popolo. Rappresentare la storia e farne materia d’opera d’arte. Non per niente Garibaldi, reduce dalla spedizione dei Mille, si reca a fargli visita. Manzoni non accettò mai uffici ed onori offertigli dal governo austriaco. (Meditazione sull’opera di Alessandro Manzoni).
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A G I U S E P P E G A R I B A L D I
(7 giugno 1859)
Te là di Roma su i fumanti spalti
Alte sorgendo ne la notte oscura
Plaudian pugnate per l’eterne mura
L’ombre de’ Cruzi e Deci, o Garibaldi.
A te de’ petti giovanili e baldi
Sfrenar l’impeto è gioia; a te ventura
Percuoter cento i mille, e la sicura
Morte con amorosi animi saldi
Abbracciar là sopra il nemico estinto.
Or tu primo a spezzar nostre ritorte
Corri, sol del tuo nome armato e cinto.
Vola tra i guadi del periglio, o forte:
Vegga il mondo che mai non fosti vinto
Né le virtù romane anco son morte.
-Giosuè Carducci-