Lo scorso 27 febbraio, la sede londinese di Amnesty International ha ospitato un evento in supporto del poeta del Qatar Mohammed al-Ajami, che si trova in una prigione di Doha dal novembre del 2011, accusato di aver scritto una poesia che insulterebbe l’Emiro del Qatar.
La serata, dal titolo emblematico “Poetry Under Attack”, è stata organizzata con il sostegno di English PEN, Poet in the City e Farrago Poetry. Vi hanno preso parte diversi poeti anglofoni e arabofoni, tra cui Sabrina Mahfouz, acclamata poetessa e attivista anglo-egiziana, i poeti “slammer” di Farrago Poetry e il famoso poeta sudanese Al-Saddiq al-Raddi.
La cronaca vuole che al-Ajami, anche conosciuto come ibn al-Dheeb, mentre si trovava nel suo appartamento al Cairo nel 2010 abbia recitato una sua poesia intitolata “La poesia del Cairo”. La performance poetica sarebbe stata ripresa con una telecamera e postata su Youtube, senza che al-Ajami lo sapesse.
Poco più di un anno dopo, a novembre del 2011, al-Ajami è stato arrestato in Qatar con l’accusa di aver insultato, attraverso quella poesia, l’Emiro e di aver “incitato pubblicamente a sovvertire il governo al potere” e di aver “sfidato pubblicamente l’autorità dell’Emiro”.
Il 29 novembre del 2012 al-Ajami è stato condannato all’ergastolo, pena che nel febbraio del 2013 è stata trasformata in appello a 15 anni di carcere. Secondo Amnesty International, per i primi tre mesi dalla sua incarcerazione, il poeta non ha potuto comunicare con il suo avvocato nè ha potuto ricevere visite dalla famiglia (la moglie e i quattro figli). Il processo si è svolto in segreto ed è stato fatto divieto al suo avvocato di partecipare ad alcuni dibattimenti. Inoltre, nel periodo precedente al processo, al-Ajami è stato tenuto in una cella di isolamento talmente angusta che gli era impossibile sdraiarsi senza toccare il lavandino.
English PEN, citando anche alcuni attivisti del Golfo, ritiene invece che al-Ajami sia finito in carcere per un’ altra sua poesia (anche perchè nella prima poesia non si troverebbe alcuna critica a regnante del Qatar). Quella che porta il titolo di “Siamo tutti tunisini”, scritta da al-Ajami poco dopo lo scoppio delle prime rivolte in Nord Africa e Medio Oriente, e che contiene alcune strofe particolarmente critiche nei confronti dei regimi arabi:
Intonate con un’unica voce per un unico destino: siamo tutti tunisini dinanzi alla repressione, i governi e i governanti arabi sono tutti – senza alcuna eccezione
una banda di ladri.
E che per questo motivo al-Ajami sia un prigioniero di coscienza e debba essere rilasciato il prima possibile.
Durante la serata, a cui hanno partecipato circa una cinquantina di persone, hanno recitato versi: Gershab Abdel Mitaal, direttore del Centro regionale per la Formazione e lo Sviluppo della Società civile di Khartoum in Sudan, che ha recitato l’ultimo poema di al-Ajami dal titolo “Poesia da una cella della prigione”; la poetessa e documentarista anglo-pakistana Imtiaz Dharker, che per l’occasione ha recitato un commovente trittico di poesie sul Melograno; il poeta sudanese (in esilio in Inghilterra dal 2012) Al-Saddiq Al-Raddi, che ha recitato tre suoi componimenti; Sabrina Mahfouz, poetessa e attivista anglo-egiziana dotata di una verve e di un’energia davvero invidiabili, ha recitato due poesie, di cui una scritta al Cairo nel 2011 (e prima di recitarla si è chiesta: “Come fa un paese che sta organizzando il Campionato mondiale di calcio ad imprigionare qualcuno per una poesia?!”); il poeta iracheno Karim Abid, in esilio dal 1979; i poeti di Farrago Poetry che hanno improvvisato un “poetry slam”.
Per leggere la traduzione in italiano della poesia “incriminata” potete seguire questo link.
Al-Ajami non è l’unico poeta, scrittore arabo in carcere per motivi che hanno a che fare con la libertà di espressione: il palestinese Ashraf Fayadh è ancora nelle prigioni saudite…