Il 3 novembre scorso un vero e proprio pogrom è avvenuto in Iran. In occasione delle celebrazioni dell’Ashura – nella tradizione sciita il ricordo del martirio dell’Imam Hussein – una folla inferocita ha attaccato la casa di una famiglia Bahai, dandola alle fiamme. La casa apparteneva alla famiglia Hemmati e il tragico evento è avvenuto nel villaggio di Auj Tappeh, a sud di Qazvin. Fortunatamente per la famiglia Hemmati, l’abitazione era vuota e nessuno è rimasto ferito. La folla ha circodanto il perimetro della casa e del cortile con del petrolio e ha appiccato il fuoco, distruggendo praticamente l’intero edificio.
Il 7 novembre, quindi, la stessa cosa è avvenuta contro un’altra casa di una famiglia Baha’i, questa volta presso Amzajerd, a 20 chilometri dalla città di Hamedan. Come nel primo caso, anche stavolta la casa è stata data alle fiamme senza alcuna pietà. Anche stavolta, fortunatamente, la famiglia proprietaria dell’abitazione si trovava fuori dal villaggio. Come testimoniato dalla polizia stessa (vedere immagine del rapporto in alto), l’incendio è stato di natura dolosa.
La persecuzione contro i Baha’i nella Repubblica Islamica è sempre piu’ forte (come rilevato anche da Ahmad Shaheed, inviato speciale delle Nazioni Unite). La stessa Guida Suprema, Ali Khamenei ha emanato una fatwa vietando ogni contatto tra gli “iraniani puri” e i membri della Comunità Baha’i. Per questo, ai Baha’i non solo è vietato il diritto allo studio, ma diverse volte è anche vietato il diritto alla sepoltura. Cimiteri Baha’i sono stati rasi al suolo dai Pasdaran per costruire aree commerciali. Nonostante i fatti parlino da soli, senza dignità il Responsabile dei Diritti Umani Javad Larijani (sic), ha negato tutto, rivendicando una uguaglianza di trattamento per i Baha’i praticamente inesistente…