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Poi andrò al mare

Creato il 10 giugno 2011 da Fabio1983
Quella pubblicata su T-Mag è una sintesi di redazione. Questo significa che non necessariamente tutti siamo stati d’accordo all’unisono, ma abbiamo comunque trovato una convergenza di intenti su più spunti e riflessioni. E così abbiamo espresso la nostra posizione sul referendum. Qui ovviamente parlerò a titolo personale. Credo che la campagna referendaria sia stata piuttosto demagogica. Nulla di strano, in teoria. Ma la confusione ha regnato sovrana anche nella classe politica. Si è passati dal voto utile per la spallata definitiva alla supplica di partecipare al referendum perché ne va del nostro futuro da una parte, e dal voto inutile perché svuotato della sua essenza alla comunicazione che più chiara non si può (“Non vado a votare”) dall’altra. I comitati referendari, invece, anziché promuovere una sana dialettica volta alla comprensione delle proprie ragioni hanno, preferito campare esclusivamente di slogan. E i media (non) hanno fatto il resto. Questi del 12 e 13 giugno sono quesiti molto particolari, molto tecnici, che raccoglieranno voti – ammesso e non concesso che si riesca a raggiungere il quorum – facendo leva sulla pancia degli elettori ancor prima che su una consapevole presa di coscienza. Giocherà tantissimo, come spesso accade in campagna referendaria (anche se è dal 1995 che non si ottiene la fatidica metà più uno), la paranoia del governo brutto e cattivo. Io non mi fido di questa maggioranza, ma allo stesso tempo non sono riuscito – pur cercando di informarmi il più possibile sulle materie in questione – a fidarmi ciecamente di chi ha tentato in queste settimane di convincere i cittadini sulla bontà dei sì a priori. Detto questo, andrò a votare. E lo farò convinto dell’importanza del voto, evitando di fagocitarmi la testa di discorsi talvolta astrusi, siano essi favorevoli al sì o al no.

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