- Sì, senza dubbio.
- Sono una casta.
- Chiusi, chiusi sono.
- Sì, mica è così semplice accedere.
- No davvero. Pensi, mia figlia ha studiato per anni, c'ha riempito la casa d'intrugli.
- Immagino.
- E niente. All'atto del concorso, ha pure trasformato il metallo in oro. Ma niente. C'era il figlio del cugino del segretario del sindacato alchimisti da sistemare.
- E il posto è stato suo?
- Certo.
- No, bisogna proprio cambiare le cose.
- Rivoltarle come un calzino, bisogna.
- Dalla riforma dell'alchimia passa il rilancio economico del paese.
- Pietra filosofale per tutti, questo è.
- Sottoscrivo.
- E non è finita qui.
- Ovvio che no!
- C'è la casta dei cocchieri da forzare.
- Un momento.
- Che c'è?
- No, i cocchieri non mi paiono così chiusi.
- Dice?
- Per esperienza. Vede, noi cocchieri...
- Ah!
- ... eh! Noi cocchieri abbiamo delle regole chiare.
- Sì?
- Sì. Non è questione di parenti. Noi selezioniamo il merito. Mettersi in cassetta è una faccenda delicata.
- Come?
- Eh già, mica lo possono fare tutti. E poi costa. Il cavallo, la biada, la licenza...
- Costa.
- Sì, costa. Non mi va che da un giorno all'altro uno arrivi, fosse pure il Ministro della Real Casa, e dica: "Si cambia tutto".
- Perché?
- Come "perché"? Perché io mi sono fatto in quattro per diventare cocchiere, e ora il primo fantino che arriva mi prende il posto e mi ruba i clienti? Ho famiglia, io.
- Suo figlio?
- Mio figlio è cocchiere.
- Eccolo là!
- Ma che dice? È bravo, è portato. Non l'ho raccomandato io. S'è fatto il suo concorso. E pensi, ha portato la Contessa Capatosta da Livorno a Scandicci senza neanche uno scossone.
- Non ne dubito.
- Che vogliono da noi? Mica siamo noi a frenare il paese. Noi al massimo freniamo le bighe quando ci sono le pozzanghere.
- Immagino.
- No, se proprio bisogna toccare una categoria, è il momento dei paggi, direi.
- Come i paggi? Che male le hanno fatto i paggi?
- Niente in particolare.
- E allora che vuole dai paggi?
- Ma si sa, no? Sono scaltri, quelli.
- Non siamo scaltri.
- Ah, parla per partito preso.
- Parlo di quel che so, io. E noi paggi siamo una categoria... ma quale categoria, un gruppo... ma quale gruppo...
- Una lega? Una gilda? Un'ammucchiata?
- Un... insieme di persone perbene che stanno a servizio.
- Tutti perbene, già. Ne sa qualcosa il cugino di mio cognato.
- Cioè?
- Anni di preparazione, oramai girava per casa in calzamaglia e pantaloni a sbuffo pure nel weekend, e niente. Non l'hanno preso.
- Ci saranno delle valide ragioni. Magari incespicava nell'inchino...
- Quello stava più comodo chino che eretto.
- Allora magari non sapeva portare le missive, non so...
- No no, è che il figlio del paggio della Baronessa Cortacorta cercava un posto, e han preso lui.
- Guardi, conosco quel paggio, famiglia rispettabilissima, dubito fortemente che abbiano fatto delle preferenze.
- Dice?
- Ma certo! Voglio dire, capita, sei in famiglia, ti nasce la vocazione come a tuo padre. Anche mio figlio è paggio. Ma in un'altra magione, e pensi, l'ha fatto a mia insaputa, pensava che io fossi contrario...
- I paggi a posto, dunque.
- Sì, non siamo noi il problema. Ci lascino lavorare, piuttosto. Invece, che ne dice delle balie asciutte? Quelle sì che...
- Le balie asciutte, assolutamente d'accordo!
- C'è qualcosa che non va nella categoria.
- Bloccano lo sviluppo, diffondono idee sediziose nei rampolli altrui.
- Le balie asciutte vanno fermate.
- Una bella riforma Cresci-Balia!
- Sì. E poi vedrai come corre il paese!